Che cosa chiediamo alle Indicazioni?

 ScuolaOggi 17.6.2012

Il ministero ha avviato una consultazione sulle Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione che rappresentano le coordinate fondamentali sulle quali si modulano i contenuti del segmento scolastico dai 3 ai 14 anni.
Le Indicazioni hanno sostituito i vecchi programmi e, almeno in teoria, avrebbe dovuto rappresentare quei livelli essenziali di prestazione (Lep), sulla base dei quali le scuole, nella loro autonomia, avrebbero dovuto calibrare l’offerta formativa più adatta alla domanda educativa e formativa dell’utenza.

Come avviene spesso nel nostro straordinario Paese, la cosa si è però complicata, cosicché nell’ultimo decennio si sono susseguite operazioni sperimentali di vario genere.
Le Indicazioni nazionali del 2004 targate Moratti, sono state corrette dalla Indicazioni per il curricolo del 2007 targate Fioroni. Le prime erano improntate alle unità di apprendimento e ai piani di studio personalizzati; le seconde alla programmazione curricolare intesa come processo di costruzione di competenze attraverso la connessione fra i saperi.
Le Indicazioni, inoltre, sia nella versione “personalizzata” che in quella “curricolare”, erano portatrici di obiettivi ambiziosi in particolare verso quello che è ritenuto il “buco nero” della scuola italiana: la scuola media (secondaria di I grado). Per l’innalzamento della qualità degli insegnamenti e degli apprendimenti di questo livello, entrambe le versioni delle Indicazioni proponevano la “conoscenza ologrammatica”: conoscenza degli elementi comuni a vari linguaggi e a varie discipline resa possibile da un insegnamento che punta ad una conoscenza basata sulla esperienza dell’alunno.

La presenza nella normativa di orientamenti impegnativi su punti assolutamente significativi ha comportato la necessità di conoscere, almeno approssimativamente, la situazione delle scuole.
In questo senso, il Miur ha avviato nei mesi scorsi un monitoraggio, curato dall’Ansas, che ha coinvolto 5.986 istituzioni statali e 4.250 paritarie, focalizzato sul “contesto di riferimento all’interno del quale le scuole hanno sperimentato Indicazioni e riforme del sistema” (dalla nota del 2 aprile 2012).

La lettura seppure parziale dei dati fa emergere elementi di un certo interesse: il 94,1% delle scuole ha modificato il Pof (Piano dell’offerta formativa) nell’ottica delle Indicazioni; nella scuola primaria l’offerta formativa è stata modificata prevalentemente nell’ambito di Teatro/ danza/ musica (68,3%); nella scuola secondaria di I grado l’ambito delle maggiori modifiche è quello delle Lingue (54,5%). Inoltre è rilevante che il 73,3% delle istituzioni scolastiche valuti gli apprendimenti in ordine agli standard fissati dalla singola scuola, tenendo in qualche modo a distanza sia gli standard europei, che le prove nazionali (leggi Invalsi).
Nel complesso non sembra avvenuta alcuna rivoluzione, semmai l’assorbimento del nuovo entro la buona tradizione della scuola italiana che alla fine rende praticabile anche l’impossibile.

La nuova consultazione di recente promossa avviene sulla base di un questionario e di una bozza curata da una commissione del Miur (un nuovo testo) dalla quale traspare una evidente propensione per la scuola della verticalizzazione curricolare che consegue alla forma sempre più diffusa degli istituti comprensivi.

Questo quadro pone una serie di problemi che devono avere una risposta prima della ufficializzazione del testo. Tra queste tre sono inderogabili.

1. La collocazione data alla scuola dell’infanzia che appare schiacciata sul quinquennio seguente e impoverita ulteriormente nelle caratteristiche che le avevano permesso di mantenere una posizione di eccellenza.

2. Una più chiara motivazione della scelta per il curricolo, che non è solo una organizzazione degli apprendimenti, ma una filosofia dell’insegnamento e della trasmissione dei contenuti che, in questa logica, non “dovrebbero” avvenire per sequenze ma unitariamente e induttivamente, proprio per garantire la qualità dell’apprendimento degli alunni.

3. La circolare n. 46 (24 maggio 2012) apre alla possibilità di un coinvolgimento di reti di scuole, enti locali, associazioni, Università che potranno, entro giugno (scadenza molto problematica anche per i vari impegni scolastici), elaborare memorie, proposte, segnalazioni, ecc.; eppure il questionario è compilabile on line esclusivamente da parte delle scuole.

Riteniamo che la consultazione dovrebbe superare i limiti di un questionario a risposta chiusa che, seppure impostato ad ampio raggio, confina e riduce le possibilità di intervento, e dare pieno corso a motivazioni, esperienze, suggerimenti che rendano tutti consapevoli di quello che è successo in questi anni nella scuola di base, in modo che le Indicazioni siano non solo revisionate, ma se necessario riscritte nella parti fondamentali.