Suggerimenti al ministro Profumo

Paola Caponi La Tecnica della Scuola, 3.1.2012

Egregio Ministro Profumo,

Le scrivo per farle presenti alcune situazioni problematiche presenti nella scuola italiana, che potrebbero peggiorare in futuro e rendere il servizio ancora più scadente.
Sono un’insegnante e ho lavorato in tutti gli ordini di scuola, nido, materna, primaria, istruzione adulti carceraria e attualmente insegno inglese in una scuola superiore di secondo grado. Negli ultimi anni mi sono occupata di progetti di scambio con l’estero, Comenius e Intercultura; ho potuto così confrontare la scuola italiana con altre scuole straniere e uscire, almeno personalmente, dall’autoreferenzialità che invece interessa la maggior parte degli insegnanti italiani.

Le opportunità offerte dall’Agenzia Nazionale llp sono validissime, peccato che pochi insegnanti e genitori le conoscano e riescano a partecipare. Sono anche mamma e conosco bene le problematiche che devono affrontare tutte la famiglie italiane che hanno figli in età scolare. Mi sento di proporre alcuni grandi cambiamenti che solo un Ministro può attuare. In questi ultimi anni, dopo decenni di immobilità, ogni governo ha attuato una riforma scolastica senza mai avvicinarsi al servizio offerto dalle scuole straniere. In Italia solo i programmi sono di alto livello, le strutture e il servizio scolastico offerto sono invece carenti in confronto al resto d’Europa (Paesi dell’est compresi).

- TEMPO SCUOLA. La scuola italiana dovrebbe essere organizzata tutta sul modello del tempo lungo, anche le scuole superiori; tempo lungo non significa tempo pieno. Il tempo lungo che ho visto all’estero è organizzato su 5 giorni settimanali con il sabato libero. Questo consente agli studenti e agli insegnanti di stare con la famiglia il fine settimana (soprattutto a quelli che devono spostarsi per lo studio o per l’insegnamento). Le ore di studio della materie sono articolate nel solo orario antimeridiano; la mensa, quando non è interna, è affidata ad un servizio esterno. Nel pomeriggio, gli alunni (di ogni ordine e grado) rimangono a scuola per lo studio individuale, seguiti da assistenti diversi dai loro insegnanti, e per effettuare corsi di musica, arte e sport, materie mai comprese nell’orario antimeridiano.
Molte famiglie, per motivi di lavoro, non possono seguire i figli nello studio pomeridiano e sono costrette a rivolgersi a strutture esterne se possono permetterselo o a parenti. Sempre più numerosi sono invece gli studenti lasciati soli (soprattutto in età di scuola superiore), che non studiano il pomeriggio e non riescono più ad avere una adeguata preparazione. In questi casi non basta avere buoni programmi se poi non si riesce a tradurli in adeguate competenze. Il prolungamento dell’apertura delle scuole al pomeriggio con attività di doposcuola e il sabato libero, sarebbe una misura da attuare prima possibile.

- OBBLIGO SCOLASTICO. La scuola dell’obbligo dovrebbe essere, come altrove, unitaria e non frazionata in mille indirizzi diversi. Dopo i cinque anni di scuola primaria, la scuola secondaria di primo grado dovrebbe comprenderne altri cinque unitari, fino ai 16 anni di età. La scuola superiore di secondo grado dovrebbe essere invece triennale. Dopo la scuola dell’obbligo, gli studenti dovrebbero poter decidere se affrontare il percorso di preparazione verso l’università frequentando per altri tre anni un liceo con indirizzo scientifico, letterario, artistico, linguistico, musicale ecc….oppure scegliere il percorso di formazione, sempre triennale, tecnica o professionale.

- VALUTAZIONE E PERCORSI DIDATTICI. Gli esami di Stato finali, hanno poco significato, meglio i test invalsi e dei test di ingresso ministeriali da effettuare in tutti gli ordini di scuola per verificare subito eventuali problemi e recuperi. Una scuola organizzata per livelli e per piani di studio individualizzati è preferibile ad una scuola con esami finali sanzionatori. In certe scuole che ho visitato, uno studente non frequenta una classe, ma frequenta una materia con un gruppo per alcune ore settimanali e un’altra materia con un altro gruppo per altre ore settimanali, in base al proprio livello e ai propri bisogni formativi. Questo tipo di organizzazione scolastica si ha già a partire dagli undici anni (subito dopo la scuola primaria). All’estero le classi non sono composte da più di venti/venticinque alunni.

- SOSTEGNO. Gli alunni con handicap sono ammessi nella scuola solo se sono in grado, con il supporto dell’insegnante di sostegno, di seguire la programmazione della classe, anche con obiettivi ridotti. Frequentano scuole differenziate se l’handicap è tanto grave da non permettere attività didattica.

- LINGUA INGLESE. Un’ altra grave carenza della scuola italiana è l’apprendimento della lingua straniera. Gli studenti del resto d’Europa raggiungono livelli di conoscenza della lingua inglese molto superiori ai nostri. La prima differenza sono le ore settimanali dedicate alla lingua; le tre ore italiane non sono sufficienti. L’insegnante di lingua inglese in Italia con sole tre ore settimanali deve effettuare una valutazione sia scritta che orale in ben sei classi composte da ventotto/ventinove studenti. Il risultato è che ogni alunno ha occasione di parlare in inglese solo per circa dieci minuti quattro volte in un intero anno scolastico e che l’insegnante non possa correggere più di cinque produzioni scritte per classe durante l’anno. Per l’apprendimento della lingua straniera servirebbero almeno cinque ore settimanali; sarebbe meglio avere unicamente lingua inglese piuttosto che una seconda lingua straniera con addirittura solo due ore settimanali e sempre con un’ assurda doppia valutazione scritta e orale a carico degli insegnanti rendendo impossibile un’ accurata azione didattica. Altre materie, con un carico orario superiore alla lingua straniera, hanno solo la valutazione orale. Con un inglese potenziato fin dalla scuola materna, si riuscirebbe ad avere quasi un bilinguismo negli studenti. I programmi di lingua straniera sono da rivedere perché risultano essere frazionati: una lingua è un fenomeno complesso, è comunicazione, e va insegnata ed imparata nella sua totalità. Se si insegna un anno il presente, un anno il futuro, un anno il passato e così via, prima che gli studenti possano comunicare servono dieci anni di studio. Non si parla fin da subito in maniera completa ad un bambino piccolo in lingua madre? Lo stesso procedimento deve essere applicato a tutta la comunicazione, lingua madre e lingua straniera. Gli studenti stranieri hanno una maggiore esposizione naturale alla lingua straniera, e i risultati ottenuti sono migliori.

- PENSIONAMENTO. L’avanzamento dell’età pensionistica mi lascia molto perplessa per quanto riguarda la scuola. Per gestire una classe occorrono molte energie e salute ferrea; dubito che persone con più di sessanta anni possano essere in grado di farlo. E’ vero che la vita media si è allungata, ma certe patologie cominciano ad interessare l’uomo precocemente, anche se, grazie alla medicina, sono controllabili. Anche piccole patologie sono mal conciliabili con l’attività di insegnante, pertanto temo che la spesa pubblica per malattia possa aumentare, come anche le richieste di part-time o di legge 104 per far fronte anche ai problemi di accudimento di familiari. Sarebbe bene prevedere di agevolare la destinazione degli insegnanti che ne fanno richiesta ad altre mansioni negli ultimi anni di carriera. In fede

Paola Caponi
Istituto Tecnico Commerciale “Pacinotti”
Pisa


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