Profumo: concorso per diventare
insegnanti previsto in autunno
La
Tecnica della Scuola, 16.1.2012
Previsto per ottobre il concorso al quale “potranno accedere
anche le nuove leve, altri ventimila, che quest’anno seguiranno i
tirocini formativi attivi”. Lo ha dichiarato il Ministro in una
intervista al Messaggero. Nel frattempo previsto un
Ddl per portare a 17 anni la maturità.
Riportiamo di seguito uno stralcio
dell’intervista al ministro Profumo rilasciata al Messaggero il 15
gennaio 2012 e condotta da Carla Massi.
A proposito, lei ha detto che vuole contribuire a costruire un
paese normale. Che vuol dire?
«L’ho detto, per esempio, a proposito dei concorsi che devono
tornare nel mondo della scuola. Come si sa, è dal 1999 che non ne
viene bandito uno. Bisogna ritrovare i meccanismi di regolarità
anche per il reclutamento dei docenti».
Che significa?
«Fare concorsi almeno ogni due anni. Permettendo l’accesso sia ai
precari, oltre 200mila in graduatoria, sia ai giovani, ventimila,
che si sono preparati per fare gli insegnanti».
Quindi il prossimo concorso quando sarà?
«Nell’autunno di quest’anno. Potranno accedere anche le nuove leve,
altri ventimila, che quest’anno seguiranno i tirocini formativi
attivi».
I precari non saranno d’accordo, aspettano da tanto tempo...
«Dobbiamo dare la possibilità di accesso sia a chi è più grande sia
ai giovani. Questi ultimi non possono sempre essere lasciati
indietro. La scuola chiede anche docenti con età più vicina a quella
dei ragazzi».
Già, lei ha notato che i prof sono troppo grandi. Vero?
«L’età media è alta, è assolutamente necessario immettere forze
nuove. La scuola ha bisogno di un organico vicino alla cultura dei
più giovani».
Ogni anno vanno in pensione almeno venticinquemila professori,
dopo il decreto sul fine carriera i numeri saranno gli stessi?
«Stiamo facendo una ricognizione, potrebbero essere anche un po’ di
più».
Lei, negli ultimi giorni, è andato a sedersi nei banchi di scuola
tra i ragazzi. Che effetto le ha fatto questa nostra scuola?
«Sono tornato di nuovo tra i banchi di formica verde. Davanti a me
la lavagna e l’insegnante che, in piedi, spiega. Mi sono reso conto
che, da questo punto di vista, non è cambiato nulla dagli anni
Sessanta. Non è possibile! Basta con le lezioni frontali».
Le lezioni frontali?
«Andrebbe cambiata la disposizione nelle classi, è d’altri tempi il
prof in fondo alla stanza davanti alla lavagna. Suggerisco anche di
evitare di far stare gli stessi ragazzi per anni insieme. Meglio
mescolare i gruppi, cambiare, spostarsi, affrontare nuove
situazioni».
Ma che effetto le ha fatto questa scuola italiana?
«Un bell’effetto, ci sono grandi competenze e, nella maggior parte
dei casi, si lavora sodo. Forse c’è bisogno di impegnarsi più
sull’analisi critica che sulle nozioni. Quanti sanno che solo il 20%
del sapere dei ragazzi arriva dai banchi di scuola?». (...).