Corsi
e ricorsi storici
sul reclutamento del personale docente
inviata da Pasquale Zito, 13.1.2012
Onorevole Ministro Profumo,
Sono un
insegnante in pensione e a proposito del reclutamento del personale
docente voglio ricordare che:
1) fino al
1973 ai concorsi a cattedra si partecipava col possesso
dell'abilitazione che si conseguiva con il superamento di un esame,
più o meno, identico a quello del concorso. Sostanzialmente l'esame
del concorso era una ripetizione dell'esame di abilitazione;
2) ai
concorsi espletati successivamente al 1973 si partecipava col
possesso del solo titolo di studio e si conseguiva l'inclusione
nella graduatoria di merito e contemporaneamente l'abilitazione;
3) non esisteva
doppio canale di reclutamento ma di tanto in tanto venivano
promulgate leggi per l'immissione in ruolo degli abilitati che
avevano svolto servizio (L. 1071, L. 463, L.270);
4) negli anni
''70 è stato svolto un concorso magistrale che prevedeva la
partecipazione ad un tirocinio riservato solo a coloro che avevano
superato le prove, scritta e orale, del concorso.
Per migliorare
la situazione, a mio avviso, giustamente si è pensato
all'istituzione delle graduatorie permanenti che dovevano rimanere
tali e, magari, compilate a livello regionale o nazionale.
Le graduatorie di merito non dovevano vigere
oltre il biennio in quanto chi aveva superato il concorso poteva
produrre domanda d'inclusione nelle graduatorie ad esaurimento e
tenere vive le attitudini, la preparazione e l'aggiornamento
attraverso lo svolgimento di supplenze e la partecipazione a
seminari, collegi e consigli di classe.
Il tenere in
fieri le graduatorie di merito per oltre un decennio ha comportato
l'immissione in ruolo, per alcune discipline (personale educativo e
discipline tecniche ed economiche), di personale che da tempo aveva
abbandonato l'idea di dedicarsi all'insegnamento.
Oggi si
propongono concorsi a ostacoli, si ritorna all'antico nella
richiesta dei titoli per partecipare ai concorsi a cattedra. Si
complica, però, il conseguimento dei titoli per la partecipazione
(laurea magistrale a numero chiuso e TFA a numero chiuso) e si
impedisce a chi è già di ruolo di conseguire nuove abilitazioni per
l'impossibilità di frequentare i corsi e il tirocinio, non si
consente ai giovani di partecipare, in una tornata concorsuale a più
concorsi.
Mi domando
perché si parte dal principio
a)
che tutto si deve conseguire tramite la
frequenza di corsi senza tener conto che dopo aver compiuto un iter
di studi bisogna essere capaci di autoformazione e di auto
aggiornamento?
Forse è vero,
come si sostiene da più parti, che bisogna impinguare le casse delle
università, visto che la frequenza dei corsi è a pagamento?
b) che per
partecipare ai concorsi a cattedre bisogna a tutti i costi
frequentare un corso di formazione? Non si può partecipare col
possesso della sola laurea richiesta dal decreto del ’98 e
successive modificazioni e promuovere, come nel passato, chi risulta
veramente formato?
Penso che con
tutti gli sbarramenti che sono stati istituiti per l’accesso al
ruolo d’insegnante, in futuro si assisterà alla mancanza di docenti
di discipline tecniche in quanto dopo il conseguimento della laurea
triennale nessun ingegnere proseguirà gli studi nella laurea
magistrale (che è finalizzata soltanto all’insegnamento) ma si
dedicherà al conseguimento della laurea specialistica che gli
consentirà più sbocchi occupazionali. Si assisterà al ricorso di
supplenti, super precari, che non matureranno mai un senso di
appartenenza alle istituzioni scolastiche a discapito della
didattica disciplinare.
E’ veramente
necessario un primo sbarramento all’accesso alla laurea magistrale?
Un secondo sbarramento al TFA e una successiva selezione
concorsuale?
Non è
sufficiente una selezione concorsuale seria, come si faceva nel
passato (concorsi a cattedra del ’73) che prevedeva oltre a prove
scritte, scrittografiche, grafiche, pratiche (a seconda della
disciplina) e orali, la simulazione di una lezione?
A mio, modesto,
avviso si potrebbe tornare ai concorsi tipo quelli del 1973, sia
per l’inclusione nella graduatoria di merito che per il
conseguimento dell’abilitazione, con l’aggiornamento, ovviamente,
dei programmi e l’integrazione di questi con le indispensabili
tematiche di pedagogia e didattica, nonché con l’espletamento, per
gli assunti, di un serio (dico serio) anno di formazione.
Voglio spendere,
in ultimo, qualche parola sulle proposte di assunzione diretta da
parte dei dirigenti da albi regionali.
Un’esperienza
simile è stata praticata negli anni ’70 con la nomina dei docenti
nei doposcuola della scuola media. I presidi hanno nominato amici e
parenti. Si è assistito alla proliferazione di Libere Attività
Complementari (LAC) al punto che per alcuni esisteva la sola domanda
d’incarico del protetto. Poi, dopo varie contestazioni sindacali, si
è messo ordine stabilendo a priori le LAC e attingendo per le nomine
dalle graduatorie d’istituto. Si vogliono creare, forse, nuove
baronie, nepotismi e caste?
Questo mio
sfogo/esternazione perché sia da stimolo ad accurate riflessioni su
nuove proposte di reclutamento.
Con ossequi
Pasquale Zito