Pensioni, arriva l’emendamento salva-precoci di Vanessa Mele da Mutuonews, 23.1.2012 Dopo la “Manovra di Natale” relativa al decreto Milleproroghe del 2011 in materia di pensioni, con il nuovo anno arrivano nuove deroghe che renderanno più precisi e di facile lettura alcuni punti del decreto, ancora poco chiari. Tale emendamento presentato da Gianclaudio Bressa (Pd) e Gioacchino Alfano (Pdl), qualora sia approvato, permetterà il ritiro anticipato dal lavoro a tutti coloro che si sono licenziati, accettando incentivi economici da parte del datore, in previsione di ottenere la pensione a breve, a seconda dell’età anagrafica e dei contributi maturati prima dell’approvazione della riforma suggerita da ministro del Welfare. Affinchè venca riconosciuto tale diritto, occorrerà fornirsi di “elementi certi ed oggettivi” tramite i quali permettere agli enti competenti di appurare di essere in possesso dei requisiti richiesti. Il lavoratore dovrà anche aver maturato i requisiti che, “in base alla previgente disciplina pensionistica, avrebbero comportato il conseguimento del trattamento medesimo entro un periodo non superiore a 24 mesi”. Intanto, stando alle dichiarazioni del sottosegretario all’Economia, non si lascia trasparire nulla circa la possibilità che il Governo approvi o meno tali modifiche. Il testo stabilisce che la platea di beneficiari della deroga sia individuata “nel limite delle risorse” già iscritte a bilancio per l’altra principale deroga alla riforma delle pensioni prevista in manovra, quella che riguarda i lavoratori posti in mobilità prima del 4 dicembre 2011. In base all’articolo 24 della manovra, la copertura ammonta a 240 milioni di euro per il 2013, a 630 milioni per il 2014, a 1,04 miliardi per il 2015, a 1,220 miliardi per il 2016, a 1,030 miliardi per il 2017, a 610 milioni di euro per il 2018 e a 300 milioni per il 2019. Tale emendamento è stato anche ribatezzato “emendamento Salva-precoci” poichè in esso sono previste anche delle rettifiche che agevoleranno i “lavoratori precoci“, cioè per coloro che andranno in pensione avendo alle spalle 42 anni e un mese (41 per le donne) di anzianità senza aver compiuto i 62 anni. Tale manovra punta a salvaguardare tutti i lavoratori che hanno avviato la propria attività lavorativa in giovanissima età e che, con la precedente manovra dovevano comunque attendere il raggiungimento dell’età pensionabile o rinunciare ad una buona fetta di pensione. Se saranno approvate tali modifiche le penalità non saranno applicate se l’anzianità contributiva deriva da prestazione effettiva di lavoro, con l’inclusione dei periodi di astensione dal lavoro per maternità o leva. L’esame degli emendamenti nelle commissioni prenderà il via oggi e il via libera è atteso per domani. |