Un blitz e i politici creano Luciano Clementini il Sussidiario 24.1.2012 La conversione in legge del DL n. 216/2011, il tradizionale decreto “milleproroghe” di fine anno il cui iter è iniziato alla Camera, potrebbe portare una prima parziale riapertura delle Graduatorie ad esaurimento (GaE) dei docenti. Nel corso dell’esame preliminare da parte delle Commissioni permanenti, la VII Commissione (Istruzione) ha espresso il proprio parere favorevole sul provvedimento con alcune condizioni. Fra queste figura l’inclusione nelle Graduatorie ad esaurimento «di coloro che hanno conseguito l’abilitazione COBASLID, ovvero per le classi di concorso 31/A e 32/A, 77/A e in scienze della formazione primaria», quanti cioè hanno continuato a conseguire il titolo tra il 2008 e il 2011 a conclusione di percorsi accademici abilitanti. La raccomandazione, che replica un precedente tentativo andato fallito in una delle finanziarie estive, è stata ora raccolta dalle Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio), alle quali era stato affidato il compito di esaminare in sede congiunta il voluminoso pacchetto di emendamenti presentati. Il 19 gennaio, con il parere favorevole da parte del rappresentante del Governo e praticamente senza discussione, è stato approvato l’emendamento 14.12, presentato dall’on. Antonino Russo del PD, che stabilisce la riapertura delle GaE già dal 2012 per gli abilitati in didattica della musica e strumento musicale e dei laureati in Scienze della formazione primaria (SFP) «negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11». Il MIUR dovrà emanare entro 60 giorni un decreto per disciplinare i termini della riapertura in tempo utile per la «stipula dei contratti a tempo determinato e indeterminato per l’anno scolastico 2012-2013». Sono circa 23mila gli interessati, la maggior parte dei quali provenienti da SFP, che andranno così a rimpinguare l’esercito di precari in lista d’attesa. L’emendamento prevede, inoltre, che «possono chiedere l’iscrizione con riserva nelle suddette graduatorie coloro che si sono iscritti negli stessi anni al corso di laurea in scienze della formazione primaria. La riserva è sciolta all’atto del conseguimento dell’abilitazione». L’Aula di Montecitorio potrebbe dare il via libera al decreto già entro questa settimana. Se anche la seconda parte dell’emendamento fosse approvata, almeno altri 12mila abilitati in SFP potranno nei prossimi anni sciogliere la riserva ed entrare in graduatoria. Commenti entusiasti da parte dell’on. Russo, che parla di «significativa novità», «discontinuità nelle politiche sulla scuola degli ultimi anni» e di «nobile risultato», mentre un altro firmatario, l’on. Bachelet, precisa che non si tratta di “riaprire” graduatorie, ma solo di sanare una incongruenza legislativa. Anche l’ANIEF, il sindacato siciliano che ha promosso l’emendamento, ne rivendica la paternità dichiarando di essere finalmente riuscito «a porre fine a una disparità di trattamento che discriminava quel personale che è stato abilitato tra il 2008 e il 2011» e al quale finora non era stato consentito, «illegittimamente, l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento»; ringrazia e poi rilancia con l’ulteriore richiesta di «inserimento dei docenti abilitati all’estero nel biennio 2009-2011». Si unisce al coro dei consensi la Flc-Cgil, definendo l’emendamento «un atto dovuto». Chiusi in un silenzio prudente e attendista gli altri sindacati, tranne la Cisl-Scuola che definisce l’operazione una “non soluzione” con la quale, invece di affrontare in termini complessivi il problema del reclutamento dei docenti accelerando «i tempi di svuotamento delle graduatorie» e dare «opportunità e prospettive anche ai più giovani», si rischia «di alimentare solo illusioni prive di reale prospettiva». La trasformazione in GaE delle ex-permanenti era stata voluta dal ministro Fioroni nella Finanziaria 2007, col preciso scopo di interrompere l’incremento del precariato storico e avviarlo – appunto – ad “esaurimento”. La prospettiva che ora si innescherebbe è esattamente opposta, perché un domani sarà più difficile negare ulteriori accessi ad altri abilitati, da qualsiasi percorso essi provengano. Inoltre, non si può escludere che il provvedimento possa produrre altro contenzioso, che andrà ad incrementare la “guerra tra poveri” già in atto all’interno del precariato della scuola; tanto più se si considera la natura delle GaE e la loro origine, di recente ribadita dalla Corte Costituzionale nella sua sentenza n. 41/2011. Già prima che fossero approvate le nuove norme sulle pensioni i tempi d’attesa medi per l’accesso al ruolo dalle GaE superavano i sei-sette anni; in particolare, nella scuola primaria e dell’infanzia erano molto più lunghi, dell’ordine di 15-20 anni. Ora, con l’aumento dell’età pensionabile, saranno prevedibilmente maggiori e, per i nuovi abilitati che con questo provvedimento si inseriranno nelle GaE, il ruolo rischia di diventare una chimera. Quanti possono permettersi di restare in lista d’attesa per più di vent’anni, arrangiandosi nel frattempo con qualche supplenza? Intanto, continua a mancare un sistema di reclutamento adeguato che offra nuove opportunità sia ai giovani che alle scuole.
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