retroscena
L'Imu alle scuole cattoliche scuote Il governo precisa: paga solo chi ci guadagna. Ma è polemica
Continuano le pressioni dei vescovi per evitare
Giacomo Galeazzi La Stampa, 27.2.2012
cittÀ del vaticano Nelle ultime ore direttamente il capo della Chiesa italiana, Angelo Bagnasco ha sentito al telefono alcuni leader cattolici della maggioranza che tiene in vita l’esecutivo. E’ in pericolo la spina dorsale della formazione cattolica in Italia. A rischio sono soprattutto le congregazioni religiose (come i salesiani) più impegnate a favore dei giovani e dei bisognosi. Bagnasco ha ribadito ai suoi interlocutori politici la necessità di un intervento tempestivo per scongiurare danni irreparabili ai servizi educativi e assistenziali. Dalle colonne del quotidiano della Cei, «Avvenire», il sottosegretario all’Economia Gianfranco Polillo getta acqua sul fuoco: «Paga l’Imu chi iscrive un utile a bilancio. Chi lucra, sull’attività che svolge. Se la retta alla scuola parificata serve a sostenere i costi di gestione non è attività commerciale. Stesso concetto per ospedali, associazioni, partiti, sindacati». Polillo garantisce che «il decreto attuativo, oltre a stabilire come si calcola la porzione di edificio da cui si “lucra”, terrà conto di questo principio». Ma le parole che hanno avuto un’eco maggiore nei Sacri Palazzi sono quelle pronunciate ieri a Sky dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera che ritiene «saggia, ragionevole e determinata» la decisione di tassare i beni con finalità commerciale della Chiesa. Adesso però, «nel rendere operativa la scelta non si deve penalizzare il vero no-profit». Significativamente, i tre schieramenti che sostengono l’esecutivo si attestano sulla linea del «far chiarezza». Un’unanimità da neo-Dc. Così, per esempio, Merlo (Pd), Casini (Udc) e Lupi (Pdl) dicono la stessa cosa: non si può colpire l’educazione scolastica e l’azione caritatevole e di sussidiarietà verso i poveri (mense Caritas, aiuti ai poveri). La Cei, per bocca di Pennisi, avverte che molte scuole paritarie cattoliche «sono a rischio chiusura». Non sono «un lusso» ma «un diritto di libertà» e sarebbe «un paradosso penalizzare le famiglie che lo esercitano, magari a costo di sacrifici». I vescovi sono «preoccupati» e denunciano «incertezza». Il problema, evidenzia la Conferenza episcopale, «è fare giustizia: non solo la Chiesa non rivendica privilegi, ma chiede che l’Italia si adegui agli standard europei perché in Europa c’è stata la scuola libera, in Italia purtroppo è soltanto di nome e non di fatto». I contributi ricevuti finora «non sono privilegi, sono legittimi, doverosi, insufficienti. Già tante scuole hanno dovuto chiudere». Poi, nella coda il veleno, un paragone che suona come un guanto di sfida. «In Bosnia-Erzegovina è lo Stato a pagare gli insegnanti e la bolletta energetica delle scuole cattoliche. Perché in un paese a maggioranza musulmana sì e in Italia no?». Al governo Monti, puntualizzano i vescovi, «diciamo: non vogliamo privilegi ma giustizia, vogliamo che si realizzi una vera parità scolastica non discriminando gli alunni delle scuole non statali. Sono come gli altri, non di serie B». Imu, cantiere aperto. Anche il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, a colloquio coi superiori degli ordini religiosi, si rivela «ancora fiducioso» in una correzione dell’emendamento in extremis. Tra i mediatori, Riccardi. |