Politiche educative

Liceo, Tecnico o Professionale:
quale scegliere?

A oggi, chi doveva scegliere la scuola secondaria superiore per proseguire gli studi ha ormai deciso. Tuttavia, questo è un buon momento per aprire una discussione sulle offerte formative delle diverse tipologie di istituti, suoi loro limiti e sulle auspicabili modifiche apportabili ai piani di studio nazionali

di Fiorella Farinelli da Education 2.0, 21.2.2012

Sappiamo bene che il nuovo assetto ha sostanzialmente confermato lo schema tradizionale della divisione dei compiti fra Licei, Tecnici e Professionali. Questo viene chiaramente ribadito laddove i rispettivi Regolamenti ne definiscono l’identità. Agli studenti dei Licei si promette l’acquisizione di “strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà”, a quelli dei Tecnici “una solida base culturale di carattere scientifico e tecnologico costruita attraverso lo studio, l’approfondimento e l’applicazione di linguaggi e metodologie di carattere generale e specifico”, a quelli dei Professionali “una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale, che consente agli studenti di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del settore produttivo di riferimento”. In tutti i casi, comunque, anche se con enfasi diverse, viene ribadita la doppia finalità del proseguimento degli studi e dell’inserimento nel lavoro.

I Profili Educativi Culturali e Professionali o l’elenco delle competenze (vale la pena leggerli nei Regolamenti) propongono, effettivamente, modelli intellettuali diversi, ma tutti e tre egualmente ambiziosi. E si scopre persino qualche tendenza alla contaminazione e alla convergenza.

Nei Licei, in generale, insieme ai risultati di apprendimento tipici e tradizionali, si trova qualche spunto che valorizza l’operatività e l’orientamento al risultato: “Saper utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per studiare, fare ricerca, comunicare”, “Possedere i contenuti fondamentali delle scienze fisiche e delle scienze naturali, padroneggiandone le procedure e i metodi di indagine propri, anche per potersi orientare nel campo delle scienze applicate”. Ma questo succede soprattutto in alcuni tipi di Liceo: in quello delle Scienze Applicate, dove l’orientamento alle applicazioni tecnologiche e alla risoluzione dei problemi è ovvio, ma, ancora di più, in alcuni indirizzi del Liceo Artistico (Design, Grafica, Multimedialità) dove nel profilo si trovano veri e propri tratti di professionalità.

È soprattutto nei Tecnici e nei Professionali che il profilo propone una vera e propria saldatura fra cultura e professione, aggiungendo ai tratti tipici della formazione tecnico-professionale finalità formative come: “Riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione”, “Collocare le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche in una dimensione storico-culturale ed etica, nella consapevolezza della storicità dei saperi”, “Analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori, al cambiamento delle condizioni di vita e dei modi di fruizione culturale”, “Essere consapevole del valore sociale della propria attività, partecipando attivamente alla vita civile e culturale a livello locale, nazionale e comunitario”.

Le strutture curricolari e i piani di studio, però, sono poco coerenti con queste proposte e confermano per molti aspetti i modelli tradizionali. Ad esempio, soprattutto nei Licei, c’è una forte frammentazione disciplinare, e, nei Tecnici, persiste la polarizzazione fra l’area delle discipline umanistiche e quella delle discipline tecnologiche, con le scienze ancora confinate nel primo biennio e nessuna disciplina intermedia fra le due aree.

La possibilità di introdurre variazioni della struttura curricolare entro il 20% (per la verità non facili da attuare), l’autonomia didattica e il fatto che i contenuti e gli obiettivi disciplinari siano dichiaratamente “indicazioni”, dovrebbero permettere alle scuole di adottare misure per superare alcuni limiti dei piani di studio nazionali. Ad esempio qualche forma di coordinamento o di integrazione disciplinare per superare la frammentazione, l’introduzione di contenuti non suggeriti dalle indicazioni nazionali, l’adozione di metodi interdisciplinari come il lavoro per progetti.

Un aspetto importante è l’articolazione del percorso in due bienni più un quinto anno, che dovrebbe marcare i percorsi disciplinari e le finalità di ciascun segmento. In particolare il primo biennio, che coincide con il completamento dell’obbligo scolastico, dovrebbe avere ancora un carattere orientativo e permettere eventuali cambiamenti di percorso.

ALCUNE QUESTIONI PER DISCUTERE

Sarebbe assai interessante se docenti e dirigenti di Licei, Tecnici e Professionali discutessero su come leggono e interpretano il quadro molto sommariamente tracciato, quale visione adottano nella loro scuola e, soprattutto, come la concretizzano.

Comunque si giudichi il riordino non c’è dubbio che le scuole sono chiamate a risolvere problemi nuovi e a impegnarsi in scelte e progetti.

A titolo di esempio si possono porre alcune questioni.

1) La vostra scuola enfatizza le caratteristiche distintive del proprio ordine, considerandole un valore, nella propria offerta formativa e nel colloquio con le famiglie? E quali in particolare?

2) Viceversa quali caratteristiche tradizionalmente poco o nulla presenti nel vostro ordine cercate di sviluppare (ad esempio, gli aspetti tecnologici e applicativi delle scienze o la cultura del lavoro nei Licei, la riflessione storica e metodologica sulle discipline tecniche nei Tecnici)?

3) In quale delle due direzioni vanno le richieste e le aspettative dei ragazzi e delle famiglie?

4) Riuscite a utilizzare lo spazio di flessibilità offerto dall’autonomia (20%) e a che scopo?

5) In che modo la scuola interpreta e sviluppa le indicazioni nazionali per le discipline?

6) Ci sono fattori che giocano un ruolo tanto forte, in bene o in male, da determinare di fatto le pratiche e gli esiti (ad esempio, le nuove tecnologie, i limiti delle risorse, il personale ecc.)?

7) Come interpretate l’articolazione 2+2+1 e, in particolare, come tenete conto del fatto che il primo biennio coincide con il completamento dell’obbligo e deve avere anche un carattere orientativo?

8) Sono stati istituiti i Dipartimenti e il Comitato Tecnico Scientifico e che ruolo hanno?


Questo non è un catalogo e neanche un questionario, ma solo uno stimolo: ciascuno si esprima su quello che ritiene interessante, anche su una sola questione se crede. Possibilmente, non fermandosi a valutazioni generali, ma spiegando come vengono percepiti e affrontati in concreto i problemi.
 

 

 

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