Regione Veneto: il dimensionamento
e la nascita del “mostro” di Monselice

di Carlo Salmaso dal Comitato Genitori ed Insegnanti
per la Scuola Pubblica di Padova, 8.2.2012

Martedì 31 gennaio anche la regione Veneto, dopo Sicilia, Campania, Liguria, Toscana, Puglia, Marche, Friuli Venezia Giulia, Umbria e Lazio, ha votato la delibera di giunta sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche che funzioneranno a partire dall’anno scolastico 2012/2013, in base a quanto previsto dall’articolo 19 della Legge 111/2011. (qui il testo della delibera)

L’operazione, svolta spesso con scarso, se non addirittura nullo, coinvolgimento dei diretti interessati (i cittadini della regione) può essere sinteticamente così riassunta:

Scuola di primo grado

  • si passerà da 481 istituzioni scolastiche funzionanti nell’attuale anno scolastico, alle future 434 funzionanti nel prossimo 2012/2013, con una riduzione di 47;

  • in questo modo la percentuale di istituti comprensivi presenti nella regione passerà dall’attuale 76,5% al futuro 93,5%;

  • contemporaneamente il numero medio di alunni per istituzione salirà dagli attuali 886,1 alunni per istituzione ai futuri 983,0.

Scuola di secondo grado:

  • si passerà da 215 istituzioni scolastiche funzionanti nell’attuale anno scolastico, alle future 212 funzionanti nel prossimo 2012/2013, con una riduzione di 3;

  • contemporaneamente il numero medio di alunni per istituzione salirà dagli attuali 926,4 alunni per istituzione ai futuri 939,6.

Alcune considerazioni sul lavoro condotto dalla regione Veneto.

Il dimensionamento introdotto con l’articolo 19 delle legge 111/2011 aveva sollevato parecchie perplessità alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, tanto che, con nota 11/126/CR8a/C9 del 27 ottobre 2011 si sottolineava che “Le Regioni intendono raggiungere l’obiettivo utilizzando i parametri numerici di cui alla norma (1000 o 500 alunni per istituto comprensivo) come media regionale di riferimento, ovvero come risultato ottenuto dal numero complessivo degli alunni diviso il numero delle autonomie, esercitando in questo modo la propria competenza a programmare le autonomie scolastiche sul territorio”; inoltre “le Regioni si impegnano a proseguire nel percorso di aggregazione delle direzioni didattiche e delle scuole medie, oggi autonome, in istituti comprensivi, tenendo conto prioritariamente che tale accorpamento favorisca la verticalizzazione dei percorsi e la continuità didattica per una maggiore qualità dell’offerta formativa.

Dove si valuti che l’operazione di aggregazione, per motivi legati alle condizioni geografiche, socioeconomiche e alla “storia” del territorio, nonché alla situazione dell’edilizia scolastica, non corrisponda alla auspicata finalità, ma risulti piuttosto una forzatura “quantitativa” rispetto alle scelte ed ai comportamenti delle famiglie e degli alunni, sono mantenute le direzioni didattiche e le scuole medie, oggi autonome”.

Infine “le Regioni si impegnano a raggiungere l’obiettivo entro l’anno scolastico 2014 – 2015”.

Dunque, le Regioni, nell’autonomia che loro deriva in materia di programmazione della rete scolastica, si sono date tre anni per poter far fronte al dimensionamento.

Da osservare che questo parere viene emesso venti giorni dopo aver ricevuto dal MIUR, a firma del direttore generale Luciano Chiappetta, la nota A00DGPER PROT. N. 8220; in essa si legge “Per facilitare l’intervento di dimensionamento, che deve peraltro coinvolgere anche degli istituti comprensivi già in funzione, è stato predisposto l’unito prospetto che, tenendo conto del numero degli alunni attualmente frequentanti le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado a livello provinciale, degli istituti autonomi attualmente presenti (circoli didattici scuole di I grado e istituti comprensivi), dei comuni siti nelle piccole isole, nelle zone di montagna, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, ha individuato il numero ottimale di istituti comprensivi da istituire a livello provinciale e regionale (sia con 500 che con 1000 alunni).

La tabella riporta:

a) nella prima colonna, il numero degli alunni presi in considerazione ai fini dell’ottimale definizione degli I.C.(gli alunni dei comuni isolani, montani e sloveni ai fini del calcolo sono stati raddoppiati per definire il numero degli IC con 500 alunni);

b) nella seconda, il numero delle istituzioni scolastiche autonome del primo ciclo attualmente funzionanti;

c) nella terza, il numero ideale di istituti comprensivi (sia di 1000 che 500 alunni) istituibili sulla base degli alunni sopra riportati;

d) nella quarta, la differenza (in positivo e in negativo) tra il numero attuale degli istituti e quello ottimale in applicazione della norma;

e) nella quinta, la differenza in percentuale.

Si invitano pertanto le SS.LL,. a richiamare l’attenzione dei competenti organi Regionali per la sollecita definizione del dimensionamento delle rete scolastica,…”.

Detto volgarmente: vi diamo questa tabella in cui trovate il numero complessivo degli alunni che abitano nel vostro territorio diviso per 1.000 (o 500 se abitate in montagna o nelle piccole isole): il risultato rappresenta in numero di Istituti Comprensivi che dovete istituire.

Niente male come operazione attenta alla didattica e alle necessità dei singoli territori!

D’altro canto la nota stessa ci ricorda che tutta l’operazione non è fatta per migliorare l’offerta formativa nella varie regioni, ma semplicemente “la norma risponde a finalità di contenimento della spesa e al raggiungimento dell’obiettivo della stabilizzazione della finanza pubblica”.

Rispetto ai numeri proposti, la regione Veneto avrebbe un surplus di 63 istituzioni scolastiche.

La regione Veneto, nei confronti dei parametri fissati dall’articolo 19, certo non era messa male: è la delibera regionale stessa che ci ricorda che già il 76,5% delle scuole di primo grado nella nostra regione lavora secondo il modello degli Istituti Comprensivi.

Domanda: era quindi così urgente e irrinunciabile arrivare in un solo anno dei tre che le regioni si sono date ad una percentuale del 93,5%?

Siamo certi che tutte le delibere prese dai vari comuni (“in presenza di una copiosa produzione normativa intervenuta nel corso del 2011 che é andata a produrre effetti sulla pianificazione del sistema scolastico”, dal testo della delibera regionale) abbiano attentamente valutato l’impatto sul territorio dei provvedimenti presi in riunioni fatte “in velocità” e spesso senza interloquire con i cittadini?

Ci permettiamo di sollevare qualche dubbio.

Alcune osservazioni ora per quel che riguarda la parte di dimensionamento che interessa la provincia di Padova.

Rispetto alla nota MIUR N. 8220, la provincia di Padova si trova ad avere 87 istituzioni scolastiche, 16 in più di quelle ritenute ottimali; in realtà il numero effettivamente funzionante è di 85 (vedi dati dell’USR Veneto e il testo della delibera regionale).

Il ridimensionamento ci porterà da 85 a 75, e quindi, per rientrare nei parametri fissati nei prossimi due anni avremo bisogno di eliminare altre quattro istituzioni (tre in realtà già pronte, ma non approvate per problemi burocratici: 1)Vigonza, 2)San Pietro in Gu, 3)Piove di Sacco, Pontelongo e Brugine).

Papabile in futuro anche il comune di Cadoneghe, uno dei pochi in cui si è avuto un confronto diretto fra genitori, dirigenti scolastici e amministrazione locale che ha generato una richiesta di”stand by” per approfondire il problema ed affrontarlo alla luce di tutte le possibili variabili in gioco: un vero esempio di democrazia partecipata, nata dal basso (i genitori) che è riuscita a far fare un passo indietro all’amministrazione e alla politica.

Entriamo invece nel grottesco per quanto riguarda il dimensionamento proposto nei comuni di Monselice, Arquà Petrarca e Pernumia.

Attualmente sui tre comuni funzionano già due istituti comprensivi:

1) Istituto comprensivo “Guinizelli” di Monselice così composto:

- Scuola dell’infanzia “S. Maria del Carmine” Loc. Montericco di Monselice

- Scuola dell’infanzia “Tortorini” di Monselice

- Scuola dell’infanzia “Cantele” Loc. Marendole di Monselice

- Scuola primaria “Naccari” di Arquà Petrarca

- Scuola primaria “Cini” di Monselice

- Scuola primaria “D. Valeri” Loc. Montericco di Monselice

- Scuola secondaria di I grado “Guinizelli” di Monselice

- CTP di Monselice

2) Istituto comprensivo “Zanellato” di Monselice così composto:

- Scuola dell’infanzia “S. Maria Goretti” Loc. S. Bortolo di Monselice

- Scuola dell’infanzia “Don Lorenzo Milani” di Pernumia

- Scuola primaria “D. Manin” Loc. S. Cosma di Monselice

- Scuola primaria “V. Cini” di Monselice

- Scuola primaria “V. Emanuele II” di Monselice

- Scuola primaria “A. Beolco” di Pernumia

- Scuola secondaria di I grado “Zanellato” di Monselice

- Scuola secondaria di I grado di Pernumia

L’istituto “Guinizzelli” risulta in quest’anno scolastico frequentato da circa 890 alunni, l’istituto Zanellato da circa 1.100 alunni: in totale i due istituti arrivano a 1.993 alunni totali.

Con questi numeri la logica avrebbe voluto che non si procedesse ad alcun tipo di ridimensionamento, avendo già in media i due istituti 1.000 studenti ed essendo già organizzati come Comprensivi.

E invece….

A metà ottobre comincia a girare insistentemente la notizia che la giunta di Monselice voglia proporre l’accorpamento.

I genitori ne vengono a conoscenza e decidono di volerci vedere chiaro: chiedono quindi all’Amministrazione incontri e/o momenti di condivisione con gli Organi Collegiali e con i Comitati Genitori dell’eventuale proposta di accorpamento in più occasioni (incontro del Tavolo Permanente del 28 ottobre 2011; Consiglio di Istituto del 29 novembre 2011; documento firmato dal Presidente del Consiglio di Istituto e dal Presidente del Comitato Genitori dell’I.C.S. Zanellato del 30 dicembre 2011; Consiglio di Istituto del 18/01/2012 all’ICS Guinizelli; Lettera di richiesta convocazione assemblea pubblica del 24 gennaio 2012 firmata dal Presidente Consiglio di Istituto e Presidente del Comitato Genitori Guinizelli).

Tali richieste sono rimaste tutte inascoltate; la giunta di Monselice procede senza alcun momento di condivisione con i cittadini e il 27 dicembre 2011 delibera l’accorpamento.

Il 31 gennaio 2012 il sindaco della cittadina decide finalmente di ricevere una delegazione di genitori a cui promette che cercherà in extremis di ritirare il provvedimento depositato in regione; è l’ennesima bufala, che si conclude con un nulla di fatto: lo stesso giorno la giunta regionale accoglie l’accorpamento.

Ci preme far notare che, dal punto di vista normativo, il Regolamento sull’autonomia (DPR 275/99) all’articolo 14, comma 5, dispone: “Alle istituzioni scolastiche sono attribuite competenze in materia di articolazione territoriale della scuola. Tali competenze sono esercitate a norma dell’articolo 4, comma 2, del regolamento approvato con decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 1998, n. 233.”

Se poi andiamo a leggere il testo del citato articolo 4, comma3, del DPR 233/98 troviamo: “Agli enti locali è attribuita ogni competenza in materia di soppressione, istituzione, trasferimento di sedi, plessi, unità delle istituzioni scolastiche che abbiano ottenuto la personalità giuridica e l’autonomia. Tale competenza è esercitata, su proposta e, comunque, previa intesa, con le istituzioni interessate con particolare riguardo alle disponibilità di organico e al raggiungimento delle finalità di cui all’articolo 1, comma 2”.

La “previa intesa” è un elemento indispensabile del procedimento di dimensionamento.

Con chi ha effettuato l’intesa l’amministrazione comunale?

L’unica persona che in qualche modo risulta interpellata nel testo della delibera comunale sembra essere il dirigente scolastico (titolare in uno dei due attuali istituti e reggente dell’altro; che centri qualcosa con la scelta di accorpare?….).

Chi sono le “istituzioni scolastiche”? Non dovrebbero essere i Consigli d’Istituto? Chi esercita la funzione “politica” della scuola?

E i lavoratori della scuola? I docenti riuniti in collegio, il personale ATA non devono avere voce in capitolo in un’operazione come questa?

In altre amministrazioni sono stati coinvolti – e citati nelle varie Delibere relative ai dimensionamenti – gli Organi Collegiali; è chiaro che questi ultimi non possono dare un parere vincolante, però davvero ci chiediamo se questo parere, considerando l’articolo sopra citato, non possa essere considerato comunque almeno un passaggio obbligatorio.

Reputiamo che anche se non lo fosse per legge, in una democrazia lo sarebbe perlomeno come regola di partecipazione attiva dei cittadini alle scelte del proprio territorio.

Per capire nel dettaglio cosa significa questo accorpamento-mostro, ci sembra utile porlo a confronto numericamente con tutti gli altri che compaiono nella delibera della giunta regionale.

Il numero di scuole coinvolte (16!) è il più alto in assoluto fra tutti quelli proposti: infatti il valore massimo raggiunto in provincia di Venezia è pari a 13, a Vicenza è pari a 12, a Rovigo è pari a 9, a Treviso è pari a 12, a Verona è pari a 12 (Belluno non ha avuto nuovi accorpamenti). (vedi grafici in PDF)

Svetta, dunque, per la sua irragionevole dimensione il dato di Monselice, soprattutto se confrontato con la media regionale degli accorpamenti che è pari a 8,3 (in pratica un numero di plessi quasi doppio!). (vedi tabella in PDF)

Ci chiediamo: ma come farà il Dirigente Scolastico a giostrarsi fra un numero così alto di scuole? Sarà presente una media di due giorni al mese (domeniche incluse…) in ciascun plesso?

Per quanto riguarda poi il numero di alunni, l’istituto comprensivo di Monselice avrà un nuovo primato, almeno per la provincia di Padova: 1993!

Di seguito vi proponiamo un grafico in cui sono messi a confronto i numeri relativi agli alunni per tutti nuovi comprensivi della nostra provincia: per dimensione l’unico che gli si avvicina è il comprensivo di Cittadella, che però, per motivi organizzativi, ha chiesto nella sua delibera comunale una deroga di un anno per effettuare l’operazione. (qui il grafico in formato PDF)

I genitori di Monselice si chiedono: ma quale potrà essere la futura offerta formativa in questa paradossale situazione? Sarà ancora possibile diversificare le opportunità ed i tempi scuola come è accaduto negli anni appena trascorsi?

Dubbi legittimi che già si scontrano con quanto presentato dal Dirigente Scolastico nel piano dell’offerta per il prossimo anno scolastico a chi iscrive i propri figli per la prima volta.

A loro manifestiamo tutta la nostra solidarietà; a loro ci sentiamo di dire che, forse, un ultimo tentativo potrebbe essere ancora fatto.

Il testo della delibera regionale al punto 4 recita:

“di dar mandato al Dirigente regionale della Direzione Istruzione di assumere tutti gli atti conseguenti connessi all’esecuzione del presente provvedimento, anche procedendo ad ogni rettifica che si rendesse necessaria …”

Ci sembra palese che la loro situazione potrebbe far parte di quelle “rettifiche che si rendessero necessarie”.

P.S.: un grazie ai genitori di Monselice per il materiale fornito! Chi volesse puo contattarli qui