Dirigenti scolastici: meno retribuzione
ma più carichi di lavoro

 Tuttoscuola, 29.2.2012

Il raffronto tra la retribuzione della dirigenza scolastica e quella amministrativa, come ha evidenziato Tuttoscuola, evidenzia una sperequazione notevole a sfavore dei primi, a causa soprattutto dei diversi pesi della retribuzione di posizione (mediamente inferiore di 20 mila euro all’anno) e di risultato (in media 36 mila in meno all’anno).

Il dirigente scolastico percepisce una retribuzione lorda annua complessiva che mediamente è la metà di quella di un dirigente dell’amministrazione scolastica, centrale o periferica: ben lontana da quel 70% che nella contrattazione di settore avrebbe dovuto costituire la base di confronto per arrivare gradualmente alla completa perequazione.

Ma c’è di più. Se si confrontano carichi di lavoro e responsabilità dei dirigenti scolastici con quelli dei colleghi degli uffici, la bilancia evidenzia uno squilibrio considerevole che rende più stridente la sperequazione retributiva.

Un dirigente amministrativo gestisce aspetti specialistici e organizzativi della pubblica amministrazione, avendo alle proprie dipendenze un numero medio di 10-15 dipendenti.

Un dirigente scolastico, rappresentante legale dell’istituzione, gestisce aspetti specialistici diversi, ha alle dipendenze almeno cento persone che si occupano in media di un migliaio di ragazzi e di altrettante famiglie.

Il dirigente scolastico risponde della sicurezza delle persone che vivono all’interno delle scuole, presiede diversi organismi collegiali della scuola.

È anche il referente diretto del contenzioso che viene indirizzato alla sua scuola (da famiglie e dal personale scolastico) e, da diverso tempo, non viene nemmeno difeso dall’Avvocatura dello Stato se coinvolto in cause davanti al giudice del lavoro.

È titolare delle relazioni sindacali con le RSU d’istituto.

I carichi di lavoro e di responsabilità non sono certamente comparabili in termini di equità, ma, nonostante questo, il piatto della bilancia retributiva ha un andamento inversamente proporzionale, a sfavore dei capi d’istituto.