Milleproroghe. L'esperto: intervista a Luciano Clementini il Sussidiario 7.2.2012
PENSIONI E DECRETO MILLEPROROGHE, IL CASO DEGLI INSEGNANTI
Secondo Luciano
Clementini, del Consiglio nazionale del Miur, contattato da
IlSussidiario.net, si rischia di tagliare fuori almeno
ventimila persone che saranno obbligate a lavorare un anno o anche
di più in base all'anzianità che avevano maturato. «Sarebbe
necessario - ha detto - che la politica parlamentare riprendesse un
po' delle sue prerogative e su questa, ma anche altre problematiche,
sia capace di imporsi sul governo».
Succede che si è
ignorato che il termine utilizzato per il pensionamento è sempre
stato, come del resto è inevitabile per il mondo della scuola, il 31
agosto dell'anno di riferimento. Il primo settembre dunque è il
momento in cui si va in pensione nella scuola.
Aver bloccato al 31
dicembre la possibilità di andare in pensione per chi ha già
maturato la quota 96 o i 40 anni di retribuzione lascia fuori tutta
una serie di persone che di fatto potrebbero in altre condizioni
andare in pensione, appunto, il primo settembre.
Il docente deve
aspettare un anno oppure anche di più. Dipende da che anzianità ha
acquisito avendo spostato a 62 anni il requisito anagrafico per la
pensione.
È difficile attribuire
delle responsabilità a questo livello. Probabilmente avendo voluto
stabilire dei termini nuovi regolati come per tutti gli altri
comparti per anno solare, si è "trascurata" la situazione della
scuola.
Giudicando da quello
che si legge in giro su vari siti del settore scolastico, sembra
siano circa 20mila persone. Però sono dati difficili da controllare.
Come per altre
questioni che riguardano il Milleproroghe, ad esempio la riapertura
delle graduatorie a esaurimento, tutto dipende dai politici.
Nel senso che se il governo dice di no
all'emendamento proposto, ma poi il Senato fa un atto per così dire
di forza, ma che riguarda la sua responsabilità politica e lo
approva, penso che il governo abbia ben poco da opporre.
Bisognerebbe insomma che la politica parlamentare riprenda un po'
delle sue prerogative. Forse non sarebbe un errore.
Posso ovviamente dare solo un mio
parere personalissimo, ma ritengo di no, non sta facendo abbastanza.
Gli annunci fatti dal ministro credo siano nteressanti, ma poi in
realtà quello che è venuto fuori dal decreto sulle semplificazioni
ha ridotto notevolmente la portata delle modifiche che erano state
impiantate in precedenza e sempre da questo governo. Quello cioè che
era stato annunciato in pratica poi è stato in buona parte tradito.
Ad esempio, la questione dell'autonomia responsabile che il ministro
Profumo aveva anche chiaramente descritto e prefigurato in
conferenza stampa la settimana scorsa. Dopo l'uscita di questo
decreto dal Consiglio dei ministri, in realtà si è ridimensionato
tutto con una promozione dell'autonomia e il budget di istituto
sparito o rinviato a data da destinarsi. Va bene dire di oliare i
macchinari come aveva già anticipato il ministro tempo fa, ma in
realtà l'organico di istituto e di rete è tutto da vedersi. Tutti i
guasti del sistema finora utilizzato per la definizione
dell'organico restano. Direi proprio di sì. |