LA POLEMICA
Scuole cattoliche, allarme dei vescovi Pressioni, anche se per il momento nessuna presa di posizione ufficiale, dagli ambienti vaticani. Pdl e Udc: esentare le parificate. Dubbi anche nel Pd. L'ex ppi Fioroni: presenterò un emendamento. Napolitano elogia l'opera dei cattolici Annalisa Cuzzocrea la Repubblica, 26.2.2012
ROMA - Scuole, asili, mense, ospedali cattolici. Pagheranno l'Imu
anche loro? Possono essere considerate - a tutti gli effetti -
attività commerciali? È questo l'interrogativo che scuote le
associazioni religiose il giorno dopo l'annuncio - da parte del
governo - di un emendamento al decreto liberalizzazioni nato per
rispondere alle critiche dell'Unione europea, e far pagare l'Ici
alla Chiesa. Su questo, convergono le critiche di parlamentari di
tutti gli schieramenti. "Bisogna considerare il caso degli enti che
alleviano le ferite aperte nella società italiana, le scuole che
tengono i nostri bambini", dice il leader udc Pier Ferdinando
Casini. Con lui il ciellino Maurizio Lupi: "Sarebbe inaccettabile
che un asilo parrocchiale, che svolge da sempre funzione pubblica,
pagasse l'Imu", avverte il vicepresidente della Camera, pdl. Mentre
il democratico Beppe Fioroni annuncia un emendamento degli ex
popolari pd in Senato perché la Chiesa e il no profit abbiano
comunque l'esenzione nei casi di scuole, ospedali o centri di
assistenza convenzionati. "Altrimenti - spiega - chiederemo alle
famiglie di pagare molto di più per le scuole materne dei loro figli
e la cura dei loro malati". Tarcisio Bertone (salesiano anche lui) presentava proprio ieri una ricerca sul "contributo degli istituti religiosi alla costruzione del welfare italiano". E ricordava, il segretario di Stato vaticano, che sono "15mila i servizi sanitari e socio assistenziali con cui le opere della Chiesa contribuiscono al nostro Stato sociale". Un apporto riconosciuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano secondo il quale il mondo cattolico ha concorso "allo sviluppo economico-sociale del Paese". A sciogliere il nodo, a questo punto, saranno le modifiche del Parlamento, o il ministero dell'Economia, che ha due mesi di tempo per chiarire cosa sia da considerarsi commerciale e cosa no. Quali istituti dovranno pagare l'Imu, e quali no. |