Ultime dal mondo della scuola

 il Giornale di Letterefilosofia, 28.12.2012

Dicembre è stato un mese decisamente poco sereno per il mondo dell’istruzione: l’avvio del concorsone e i nuovi tagli annunciati nella Legge di Stabilità sono soltanto due delle novità di queste ultime settimane. Cerchiamo quindi di fare il punto sulle principali notizie che riguardano scuola e università.

Concorsone. Il 17 e il 18 dicembre si è svolto il test preselettivo dell’ormai ben noto concorso per docenti. La prova, uguale per tutte le classi di concorso, prevedeva 50 domande a risposta multipla, di cui 18 di capacità logiche, 18 di comprensione del testo, 7 di competenze digitali, 7 di lingua straniera. Per superare il test e accedere alla seconda prova, lo scritto, occorreva totalizzare un punteggio minimo di 35 punti. Per esercitarsi nei giorni precedenti la prova, il Miur aveva messo a disposizione l’Esercitatore: un enorme archivio comprendente tutti i quesiti che potenzialmente si sarebbero potuti trovare nel test il giorno della prova.

A scatenare le polemiche è stata soprattutto proprio questa modalità di selezione dei candidati, reputata dai partecipanti inadatta a scegliere i migliori insegnanti, perché composta da domande non attinenti all’insegnamento e più simili a quelle di un quiz televisivo. Critiche molto simili, quindi, a quelle mosse ai test d’accesso ai Tfa, ma che ricordano molto anche quelle che ogni anno si ripropongono riguardo ai test d’ingresso di Medicina e degli altri corsi di laurea di ambito sanitario.

In una lettera aperta al Manifesto, gli insegnanti dell’Itc Molari di Sant’Arcangelo di Romagna hanno espresso la loro indignazione per «una specie di gara a premi, pensata da qualcuno che deve aver visto troppa televisione» e sottolineando come una prova del genere sia da considerare «l’esatto contrario di come deve essere effettuata una valutazione, l’esatto contrario di come noi facciamo con i nostri studenti». I professori hanno rincarato la dose facendo notare con estremo disappunto che i candidati che hanno ottenuto un buon punteggio «hanno comprato raccolte di quiz, o hanno scaricato a pagamento batterie di test-tipo da siti internet», sprecando quindi del tempo per specializzarsi nella risoluzione dei quiz, piuttosto che per prepararsi meglio nella propria materia.

Di certo la modalità di selezione scelta dal Miur delle domande a risposta multipla spaventa e appare quanto mai arida e poco atta a valutare la vera preparazione del candidato, per misurare la quale occorrerebbe un esame tradizionale sulla propria materia e che verifichi anche la capacità di insegnare agli studenti, improponibile però in un concorso con quasi 300.000 candidati. Continuare a polemizzare e a lamentarsi di un modus valutandi ormai affermatosi e difficilmente sostituibile non sembra fino ad ora aver portato effetti positivi, più utile sarebbe riflettere sul contenuto, spesso non condivisibile, delle domande che vanno a costituire i test. I cosiddetti quizzoni rappresentano ormai l’ostacolo da superare per essere ammessi all’università, a un Tfa, a un concorso; difficile pensare di tornare, ammesso che ci sia mai stata, a una forma di valutazione più articolata e meritocratica.

Alle polemiche il ministero risponde con un comunicato ufficiale, nel quale definisce la prima prova «estremamente positiva» e fornisce un’analisi dettagliata dei risultati ottenuti. Su scala regionale, le percentuali degli ammessi allo scritto riflettono l’andamento della curva che misura la preparazione degli studenti Ocse: secondo il Miur ciò rivelerebbe una stretta correlazione tra bravura degli studenti e capacità di passare il test, quindi «tra studenti più preparati e insegnanti più preparati». La prova evidenzia anche un deciso divario tra il Nord e il Sud: nelle regioni meridionali è stato ammesso poco più che un quarto dei partecipanti (fanalino di coda sono in Molise e la Calabria con circa il 27% degli ammessi, mentre nelle regioni del Centro-Nord le percentuali sono più alte e in alcuni casi, Toscana e Lombardia, superano il 40%. Un divario su cui il Miur certamente dovrà riflettere. Quanto all’età dei partecipanti, i risultati più positivi sono stati conseguiti dai più giovani: la percentuale più bassa di ammessi riguarda infatti i candidati over 40, mentre quella più alta i concorrenti di età compresa tra i 25 e 26 anni.

Legge di stabilità. L’eredità che il governo Monti ci lascia è alquanto desolante ed è lo stesso ministro Profumo a lanciare l’allarme: dei 400 milioni di euro che occorrerebbero per mandare avanti il sistema universitario, ne sono stati stanziati solo 100. Il taglio al Fondo di finanziamento ordinario (Ffo) per il 2013 rischia, infatti, di mandare in default ben 20 atenei: il più prossimo al commissariamento sarebbe quello di Foggia, nel quale il rapporto tra la spesa per il personale e le entrate stabili tocca l’89%, al quale seguirebbero l’ateneo di Cassino (88.1%), la seconda università di Napoli (85.5%) e l’università di Sassari (85.2%); a rischiare sarebbero anche l’università di Tor Vergata e l’università del Molise. Per questi e altri atenei il rischio è quello di essere commissariati, dover chiudere i dipartimenti, ridimensionare la didattica e la ricerca e bloccare le assunzioni. Di fronte a un quadro così nero, l’amarezza più grande è forse sapere dell’arrivo di 52,5 milioni di euro ai policlinici e alle università private.

Credito di imposta e Università. Tra le tante notizie negative sembra essercene una positiva: i senatori Cosimo Latronico (Pdl) e Vincenzo Maria Vita (Pd) hanno presentato un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato dalla Commissione Bilancio dello Stato, che istituisce un credito di imposta, finanziato dal Miur, a favore delle aziende che doneranno fondi destinati a diventare borse di studio per gli studenti. L’ iniziativa sarà avviata dal 2013 a titolo sperimentale e con un finanziamento di 1 milione di euro, per poi passare a 10 milioni nel 2014.

Più iscritti negli istituti tecnici, in calo i licei. Gli effetti della crisi influiscono anche nella scelta della scuola superiore: secondo i dati del Censis gli istituti tecnici hanno ricevuto un numero altissimo di richieste, tanto che solo il 39% dei richiedenti ha ottenuto di potersi iscrivere. In aumento anche gli immatricolati in facoltà scientifiche, nonostante il numero degli studenti che si sono iscritti ad una università sia in calo del 6.3%. Un aspetto positivo emerso dal rapporto del Censis è l’internazionalizzazione delle scuole: ben il 68.1% dei dirigenti scolastici ha dichiarato di aver partecipato a iniziative per studenti all’estero.

I primi mesi del 2013 saranno fondamentali per capire il futuro del mondo della Scuola e dell’Università, soprattutto dal punto di vista economico, ma non solo; prossimo appuntamento: la prova scritta del concorsone, prevista per gennaio.