Scuola, l'ultima beffa In migliaia da tre mesi senza stipendi, partono le diffide al ministero. La denuncia della Cub: da questo blocco sarebbero interessati la metà dei supplenti. Il sindacalista Scarinzi: Se non basta, siamo pronti anche ad adire le vie legali di Stefano Parola, la Repubblica di Torino 11.12.2012 "Lavoriamo da settembre ma non abbiamo ancora visto neppure un euro di stipendio". In tempi di recessione la frase non stupirebbe più di tanto se a pronunciarla fosse il dipendente di un'azienda in crisi. Invece è quanto raccontano quattro docenti precarie che lavorano in scuole dello Stato. Quattro insegnanti che ieri si sono trovate nella sede della Cub Scuola per dire "basta" e scrivere una lettera di diffida al ministero dell'Economia e a quello dell'Istruzione. E per sollevare il problema: "Noi quattro siamo soltanto la punta dell'iceberg: i supplenti nella nostra situazione sono tantissimi".
Il coordinatore della Cub Scuola, Cosimo Scarinzi, stima che solo
nella provincia di Torino ci siano migliaia di casi di questo tipo:
"Abbiamo in tutto 30 mila docenti, di cui il 17% è precario. Ci
risulta che a essere interessati da questo blocco degli stipendi sia
all'incirca la metà dei supplenti". Ad aspettare le ultime tre
mensilità sarebbero infatti due categorie di supplenti. La prima è
formata dai cosiddetti "ex articolo 40", cioè da quei docenti che a
settembre sono stati nominati per una cattedra ma solo
temporaneamente, nell'attesa cioè che uscissero le nuove graduatorie
e che quel posto venisse quindi assegnato all'"avente diritto". La
seconda è invece composta dagli insegnanti che hanno ottenuto una
sostituzione di maternità. Perché i soldi non arrivino è un mistero. La spiegazione più plausibile è quella che circola nei forum su Internet creati dai tanti precari che in tutta Italia aspettano lo stipendio: ci sarebbe un intoppo al sistema informatico che collega le segreterie delle scuole con il ministero dell'Istruzione e non consente poi al ministero dell'Economia di eseguire i versamenti. Il fatto che il problema sia di natura "tecnologica" non fa altro che rendere più grande la beffa: "Il ministero ha annunciato di volere una scuola più tecnologica, piena di tablet e di lavagne multimediali, quando non è neppure in grado di pagarci gli stipendi", si sfoga Elisabetta, una delle quattro insegnanti che ieri hanno firmato la diffida. Lei ha 11 anni di precariato alle spalle e spiega: "Nella scuola elementare in cui lavoro saremo in sei o sette su quaranta docenti ad avere questi problemi con lo stipendio". "Il fatto è che già viviamo nell'incertezza totale per quanto riguarda il se e dove lavoreremo una volta che ci scadrà il contratto. E ora si aggiunge pure questo guaio", si sfoga Rita, da otto anni a caccia di un posto fisso nell'istruzione pubblica. Così si finisce per avere tutti lo stesso augurio in vista del Natale: "Speriamo - dicono le quattro insegnanti che hanno diffidato il ministero - che quest'anno sotto l'albero ci siano tre mesi di stipendio". |