Minigonna, fumo, baci e cellulari:
quando per gli studenti scatta il rosso

Roma - (Adnkronos) - Nella aule vietato fumare, indipendentemente se ad accendere la sigaretta sia uno studente o un prof. E poi niente foto e video, si' al 'sequestro' ma no a perquisizioni.

 IGN-ADNkronos, 16.12.2012

Roma, 16 dic. - (Adnkronos) - Dai cellulari al fumo, dalle minigonne ai baci, ai comportamenti poco consoni ad un luogo cosi' importante come la scuola, la lista dei divieti in aula si è spesso modificata a seconda dei momenti e si è via via 'arricchita' di nuove norme.

Riuscire a mantenere la disciplina all'interno delle scuole è, infatti, una sfida che tiene impegnati quotidianamente docenti e presidi nel tentativo di essere educatori prima che docenti. Anche se, a volte, i divieti possono sembrare bizzari o esagerati. E se, poco prima dell'avvio dell'anno scolastico, il Garante per la Privacy ha indicato alcune linee generali a tutela della riservatezza a professori, genitori e studenti, le singole scuole possono agire autonomamente indicando ulteriori paletti.

L'utilizzo di cellulari, degli smartphone e dei tablet è sempre stato un tabù nelle scuole anche se in realtà la questione è regolata da ogni istituto in totale autonomia, quindi ogni scuola può decidere se vietarli completamente o meno. In generale l'uso di cellulari e smartphone e' consentito per fini strettamente personali, ad esempio per registrare le lezioni, e sempre nel rispetto delle persone. E, anche se gli istituti scolastici nella loro autonomia possono decidere come regolamentare o se vietare del tutto l'uso dei cellulari, il Garante ha stabilito che non si possono diffondere immagini, video o foto sul web se non con il consenso delle persone riprese. E' bene ricordare che la diffusione di filmati e foto che ledono la riservatezza e la dignita' delle persone puo' far incorrere lo studente in sanzioni disciplinari e pecuniarie o perfino in veri e propri reati. Stesse cautele vanno previste per l'uso dei tablet, se usati a fini di registrazione e non soltanto per fini didattici o per consultare in classe libri elettronici e testi on line. Questione spinosa e' quella del sequestro. L'insegnante puo' sequestrare l'apparecchio qualora verificasse un utilizzo illecito per impedire che questo possa essere reiterato, ma deve restituirlo al termine delle lezioni o affidarlo in custodia alla scuola per una successiva restituzione ai genitori ma non puo' portarselo a casa o in borsa cosi' come non puo' assolutamente perquisire gli studenti: tutti reati perseguibili penalmente.

Non lede, invece, la privacy l'insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale. Sta invece nella sensibilità dell'insegnante, nel momento in cui gli elaborati dovessero essere letti in classe, trovare l'equilibrio tra esigenze didattiche e tutela della riservatezza, specialmente se si tratta di argomenti delicati.

Vietato fumare a scuola, indipendentemente se ad accendersi la sigaretta sia uno studente o un professore: a stabilirlo e' la legge che vieta il fumo nei luoghi pubblici e che, tra l'altro, prevede sanzioni in denaro.

A volte i regolamenti di istituto possono essere più o meno tolleranti consentendo ad esempio il fumo all'aria aperta.

Baci, abbracci ed effusioni più o meno spinte di ogni genere hanno visto alcuni presidi mettere un punto. Ma non sempre la motivazione di questo tipo di divieti e di carattere morale, a volte prevale l' 'esigenza' sanitaria. Ha fatto scuola qualche anno fa la circolare del preside Rusconi del liceo 'Newton' di Roma che vieto' i baci all'interno della scuola per prevenire un' epidemia di influenza aviaria.

Pantaloni a vita bassa, minigonne e sandali. Attualmente non c'è una legge che disciplini l'argomento a livello nazionale lasciando il tutto alla tolleranza dei singoli insegnanti. E, nel corso degli anni sono stati diversi gli interventi, a volte inconsueti, in tal senso. Sul banco degli imputati sono finiti prima di tutto i capi d'abbigliamento piu' amati dai giovani: dai pantaloni a vita bassa, alle minigonne, dai jeans strappati ai bermuda, al piercing o canottiere troppo corte e magliette ''nude look''.

Non solo, insieme ai vestiti all'ultima moda, spesso sono stati banditi anche accessori e gadget colpevoli di essere 'fonte di distrazione' per gli studenti: dalla gomma da masticare, alle figurine, fino appunto al cellulare. Nel campo degli indumenti il più incriminato è stato senza dubbio la minigonna. Il rivoluzionario capo introdotto da Mary Quant nel 1964 torna prepotentemente di moda in Italia negli anni Novanta. Le ragazze la indossano senza problemi anche nelle aule scolastiche, e i presidi non ci stanno.