“Basta chiamarli tagli…" Il nome e la cosa Gianni Dessanti La Tecnica della Scuola, 20.8.2012 Signor ministro Profumo, anche lei? Anche il responsabile del Ministero della Pubblica Istruzione Italiana si rifugia dietro definizioni confuse ed esterofile? Il pensiero va ai giochi di prestigio linguistici di chi in passato ha voluto nascondere una condizione di lavoro (e di vita), non proprio esaltante nella speranza (vana) di non fare cogliere quanto era evidente per tutti. “Non più spazzini ma operatori ecologici” (cioè quelli che quotidianamente hanno a che fare con i nostri rifiuti); “non domestica, ma collaboratrice domestica”. Potenza della lingua. E di quanti la usano in modo strumentale per “spiegarti le tue idee senza fartele capire”.
Quindi, signor ministro, non tagli ma spending review? Che poi
spending review tradotto nella lingua italiana vorrebbe dire
“revisione della spesa”. Ma quando con la revisione della spesa si
mandano a casa, o si lasciano a casa perché non confermati od
immessi in organico, docenti e ricercatori fondamentali in settori
delicati quali l’istruzione e la ricerca, strategici anche perché
venga prodotta innovazione e sviluppo, esattamente quanto servirebbe
per fare ripartire il nostro Paese, allora vuol dire che qualcosa
non torna. Vuol dire che la politica (cioè le scelte) di quanti ci
amministrano (i politici ed i tecnici/politici), rispondono al solo
principio del fare cassa. O forse che la gente capisca che nella revisione della spesa da voi ideata l’unica revisione attuata per davvero ha riguardato l’impoverimento dei nostri miseri stipendi mentre è stato lasciato sostanzialmente intatto quello di quanti guadagnavano (e continuano a guadagnare) stipendi e prebende da favola che dovrebbero essere motivo di vergogna quando si chiede a tutti noi di fare sacrifici? Lo dico in modo ancora più chiaro: perché gli istituti di ricerca e la scuola pubblica statale vengono impoveriti e la scuola privata no? Perché mia mamma con la pensione minima deve pagare l’IMU per intero e le fondazioni bancarie ne sono esenti? Perché si continuano ad affollare le aule scolastiche pretendendo risultati di eccellenza, ed anzi si prevedono per le scuole valutazioni e verifiche dettagliate sui risultati raggiunti, quando sono sotto gli occhi di tutti le precarie condizioni di lavoro per quanti si arrabattano per farla funzionare?
Signor ministro, temo non le farà piacere leggerlo ancora una volta,
ma non posso fare a meno di scriverlo; fino a quando non ci sarà una
vera revisione della spesa, fino a quando il carico dei sacrifici
non sarà per davvero distribuito innanzitutto sulle spalle di chi ha
le energie per sopportarlo, ed a dispetto della revisione
linguistica attraverso la quale vorrebbe nascondere la realtà delle
cose, per me e per tutti gli italiani che hanno occhi per vedere ed
orecchie per sentire la vostra spending review potrà essere tradotta
e declinata in italiano con un solo inequivocabile vocabolo: tagli.
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