Lettera
al ministro Profumo
da un gruppo di precari, 16.8.2012
Signor Ministro,
I Precari della
Scuola, docenti, amministrativi, ausiliari e anche studenti, visto
che il loro iter educativo è stato vieppiù precarizzato
dall’“epocale” controriforma basata sulla falcidie di posti di
lavoro e materie portanti che è stata attuata dall’arrogante e
incompetente Gelmini, da Ella molto ammirata, sono spiazzati e si
sentono francamente insultati dal Suo impudente e incredibile
“augurio” di buone vacanze, ulteriore contrassegno della siderale
distanza esistente tra la percezione ministeriale, deamicisianamente
stucchevole ed irenistica, della vita scolastica attuale e
prefigurabile, e la percezione drammaticamente sofferta e
conflittuale che della Scuola hanno i precari, che da anni ci
lavorano con passione in condizioni estreme, e che stanno
profondendo tutte le loro energie nello sforzo di scongiurare la
deriva privatistica e la rifunzionalizzazione antidemocratica di una
Istituzione cruciale per i destini del paese, che gli ultimi
governi, del tutto indifferenti ai valori della cultura e incapaci
di riconoscerne la peculiare “produttività”, hanno avuto l’ardire di
degradare a “servizio”.
Controbattere alle Sue affermazioni allegramente parenetiche e alle
Sue rosee prospettazioni significherebbe costringerLa ad uno sforzo
troppo prolungato e articolato di analisi e di meditazione, se non
altro in ragione del fatto che parlare di futuro come se il passato
non concorresse a ispirarne e condizionarne la costruzione è già di
per sé un assurdo storico e teoretico.
Ci limitiamo, perciò, alla sola intestazione della sua surreale
letterina, che a noi suona già come una provocazione. Vorremmo
infatti sapere a quali studenti Ella si rivolga quando dice “Cari
studenti ”: forse a quelli che l’hanno contestata in diverse sedi e
che sono scesi in piazza cento volte, sfidando i Suoi manganelli,
per protestare contro l’azzeramento del diritto allo studio? O a
quelli che quest’anno si sono visti aumentare le tasse regionali del
120% e che Ella ha insultato e ferito, in Sicilia, pochi giorni fa,
attribuendo esclusivamente a loro, in quanto “fuoricorso”, il
tracollo di un’Università piagata dal baronato, vergognosamente
depauperata, ridotta ad un laureificio seriale e vanificata, nella
sua azione, da una società sempre meno disposta ad accogliere
personale altamente qualificato, trovando più comodo e funzionale
brutalizzare i lavoratori e farli morire precari?
E a quali insegnanti e professori si rivolge quando dice “Cari
insegnanti e professori”, di grazia? A quelli di ruolo, che
rischiano di tornare, a settembre, in una scuola violentata e
balcanizzata dalla Legge “ex Aprea”, il cui passaggio proditorio
abbiamo scongiurato con le nostre recentissime proteste, che si
configura come strumento-cardine della dissoluzione di quell’unità
d’Italia tanto celebrata a chiacchiere e che esautora i docenti,
riducendoli a burattini ricattabili da presidi-padroni e da privati
finanziatori abilitati anche ad espropriarli della dignità
professionale, stabilendo quali argomenti trattare e quali no, allo
scopo di creare non più cittadini consapevoli, ma perfette macchine
da sfruttamento aziendale?
Oppure si rivolge
a noi precari, decrepiti quarantenni da spazzar via per far posto a
quei “giovani” tenuti tuttavia con tracotanza e per prudenza fuori
da tutti i palazzi del potere; a noi, che siamo inseriti in
Graduatorie faticosamente scalate che Ella vuole capricciosamente e
irresponsabilmente “sparigliare” con un concorso che violerebbe
qualunque norma giuridica sui diritti acquisiti e che cozza contro
il più elementare buon senso?
Noi siamo sgomenti e restiamo davvero basiti, non solo nel
constatare l’illegittimità, la pericolosità e l’inconsistenza delle
motivazioni che La inducono ad annunciare, nelle condizioni in cui i
governi dal ’97 ad oggi ci hanno messo, un nuovo concorso (troviamo
sia permeato di pericolosissimo razzismo eugenetico l’assioma
assurdo che un “giovane” sia necessariamente portatore di valori e
metodi "innovativi"!), ma anche nel rilevare l’assoluta strafottenza
che Ella ostenta rispetto alle tremende falle e ai feroci limiti che
hanno caratterizzato i sistemi di reclutamento fin qui posti in
essere per “fare cassa” sulla precarietà, di cui non dobbiamo essere
e non saremo certo noi (questo glielo promettiamo senz’altro!), a
pagare definitivamente lo scotto, facendoci da parte in silenzio
dopo anni e anni di attesa, di esperienza maturata, di dolore patito
nel lasciare in sospeso, per violenza istituzionale, il dialogo
appena instaurato con i nostri studenti e di furto legalizzato delle
nostre spettanze.
A chi dice “Cari genitori ”, poi? Alle madri-maestre licenziate e
rispedite a fare le casalinghe perché surroghino quel welfare che il
permanere dei privilegi di pochi speculatori rendono
“insostenibile”? Ai genitori che si sono visti tagliare il tempo
pieno e che sempre più sono costretti a iscrivere i loro figli nelle
costose scuole private del pensiero unico? Alle madri e ai padri
degli alunni disabili buttati fuori dall’aula-Taigeto quando vengono
“somministrati” alle classi i velenosi e stolidi quiz dell’odioso e
odiato Invalsi, rigettati dai loro stessi creatori per la loro
inefficacia e da voi adottati a dispetto dell’opposizione strenua di
docenti e famiglie?
E a chi si rivolge, ancora, quando dice “Cari impiegati del
personale amministrativo, tecnico e ausiliario”? Ha forse
dimenticato che la spending review, da Ella certamente approvata con
quell’alto senso di responsabilità che vi impegna moralmente a
scaricare i costi della crisi sui più deboli e a massacrare il
settore pubblico, obbliga i docenti inidonei e i tecnici a svolgere
le mansioni degli amministrativi, che restano, così, senza lavoro?
L’avete chiamata
“riconversione”... ricorda? E' quell’infamia con cui si equipara il
lavoro di operatori scolastici specializzati a quello di fungibili
lavapiatti! 10.000 docenti, “in esubero” per i tagli pregressi,
andranno ad insegnare materie che non conoscono e 4000 docenti
circa, gravamente ammalati, saranno costretti a improvvisarsi
segretari!
E tutto questo
mentre si parla, con retorica melensa ed "efficientista", di merito
e di competitività! Quindicimila lavoratori tutelati dalla legge e
dalla Costituzione verranno barbaramente umiliati e
defunzionalizzati per raggranellare 200 milioni di euro, cioè poco
più del costo di un solo maledetto bombardiere F-135!
Non staremo a rimarcare, per noia e per stanchezza, la fallacia e
vacuità della Sua puerile fede nella biunivoca corrispondenza tra
informatizzazione e “ammodernamento”: Le ricordiamo che anche le
immagini pedopornografiche viaggiano, oggi, attraverso i
“dematerializzanti” canali telematici, e La sfidiamo a sostenere che
anche in questo caso siamo di fronte ad una “modernizzazione”!
Anche noi Le auguriamo buone vacanze, Signor Ministro, senz’ombra di
ironia, dal fondo della nostra angoscia crescente. Le auguriamo un
periodo di riflessione profonda sulla devastazione e sui molteplici
guasti che l’estensione indebita, alla Scuola, del modello
produttivo mercantilistico sta generando, compromettendo
l’organicità strutturale del sistema scuola e rinnegando la
finalizzazione disinteressata, umanistica e civica dei processi
educativi, cioè mettendo fortemente a rischio l’unità del paese,
l’uguaglianza costituzionalmente sancita tra cittadini e, in
prospettiva, la pace nazionale.
Le suggeriamo di fare letture proficue, magari di rileggere i passi
in cui Quintiliano, primo professore di “Stato”, elogia la scuola
pubblica e ne illustra i vantaggi rispetto alla privata, o di
rileggere quel passo del Siddharta di Herman Hesse in cui il
protagonista dimostra concretamente, a un imprenditore, quanto una
superiore cultura filosofica e umanistica “implementi” anche il
guadagno materiale, consentendo di anticipare intuitivamente le
reazioni dei partner d’affari, oppure ancora di leggere qualche
libro-testimonianza di Erri de Luca, scugnizzo assurto al rango di
osservatore acuto e geniale delle dinamiche del vivere e dell’essere
grazie alla Scuola della Repubblica, a quella Scuola statale che,
tra le sue mura, come egli ha scritto, ha fatto “il pari ” dal
dopoguerra a oggi, emancipando chi altrimenti sarebbe rimasto eterna
vittima del fattuale e brutale “dispari ” economico-sociale.
Noi precari in vacanza non ci andiamo, in massima parte: molti di
noi non possono permetterselo; altri non hanno il coraggio né
l’animo predisposto ad andarci, pensando che, dopo anni di
abnegazione e di insegnamento nonostante tutto gratificante, di
aggiornamento a proprie spese e di sacrifici personali e familiari,
non riusciranno ad entrare in classe, forse mai più; altri ancora
sono alle prese con la pianificazione laboriosa ed estenuante delle
necessarie azioni di contrasto al progetto governativo di
smantellamento totale della Pubblica Istruzione, surrogando la quasi
inesistente opposizione parlamentare.
Auspichiamo che
Ella, Signor Ministro, che può godersele senza ansie né timori,
torni dalle Sue serene vacanze con un minimo di pudore e con un
massimo di dovuta resipiscenza.
I Precari Uniti contro i tagli