La
(d)istruzione della scuola pubblica. Lettera aperta al
ministro Profumo
inviata da Angelo Pepe, 21.8.2012
Egregio Signor Ministro,
l'attacco alla scuola pubblica ha avuto inizio già ai tempi di
Berlinguer ma nessuno si sarebbe mai immaginato che la scuola,
quella pubblica per definizione, avrebbe fatto questa fine!
Contrariamente ai governi precedenti, l'ultimo governo di
centrodestra si è distinto per una vera e propria crociata contro la
scuola pubblica e per farlo ha usato due argomenti che facilmente
potevano fare, come hanno fatto, breccia nell'opinione pubblica:
1.
i docenti italiani sono troppi;
2.
i docenti italiani sono impreparati e scansafatiche.
Ovviamente sono due bugie grosse quanto una casa ma la maggioranza
degli italiani crede alle bugie e crede ancor di più in chi sa
raccontargliele.
Purtroppo i docenti già da tempo sono stati dimenticati da quel poco
che resta delle rappresentanze sindacali.
Della campagna di delegittimazione della dignità, ancor prima che
della professionalità, portati avanti con scientifica propaganda dai
mezzi di (dis)informazione, i docenti sono stati le vittime
predilette.
Ecco perché oggi è MOLTO frequente che un genitore aggredisca un
insegnante, perché in questo suo modo di fare non si sente più un
carnefice ma un giustiziere. E molti genitori picchiano i docenti
senza chiedersi perché lo fanno, magari su una semplice insinuazione
del figliuolo prediletto. Se ne sentono autorizzati dalle notizie
che apprendono dai mass media e questo a loro basta e avanza. Anche
quando sono gli stessi alunni a picchiare gli insegnanti, fino ad
arrivare all'assurdo che anche un bambino di dieci anni può
spappolare la milza ad una maestra, vi sentite dire da molti
genitori e da molti mezzi di "disinformazione-diseducazione" che in
fin dei conti sono "cose di ragazzi". E sono "cose di ragazzi" lo
sentirete dire anche da quei Dirigenti scolastici che tentano di
sottacere fatti gravissimi pur di evitare rogne alla propria scuola.
Dirigenti disposti anche a mettersi contro il docente innocente pur
di salvare se stessi. Sono questi una nuova categoria di Dirigenti
scolastici, la più pericolosa, quella a cui Brunetta ha dato il
potere (perché di potere si tratta) di licenziare gli insegnanti e,
ancora, quella a cui il precedente governo distruggi-scuola voleva
dare la facoltà di nominare direttamente i docenti.
Diversa cosa è quando un insegnante, esasperato dal comportamento a
dir poco provocatorio di un alunno, si permette di strattonarlo o, a
limite, di dargli uno schiaffo, diventa irrimediabilmente un MOSTRO
da sbattere in prima pagina.
La
scuola del "buonismo" sempre e comunque ha prodotto una generazione
di diplomati e laureati semianalfabeti. E in un paese come l'Italia,
dove la meritocrazia è fatta solo a parole ma nei fatti esiste il
nepotismo, il familiarismo più sfrenato e l'appartenenza partitica,
i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Non
entro nel merito della valutazione globale dei singoli ragazzi
giacché ritengo ovvio, come ex docente, che l'alunno che si impegna
e rispetta le regole va sempre e comunque aiutato e premiato. Quello
che si è perso di vista è anche e soprattutto il rispetto delle
regole a scuola ritenendo le stesse un invito ma non più un obbligo.
Le
frustrazioni dei docenti nascono proprio da quest'ultimo fatto.
Come sono cambiati i tempi! In bene? In male?
Io
so che quando in un paese, un ventiduenne che non è riuscito a
prendere un diploma di maturità (se non al suo terzo tentativo e
forse in istituto privato), diventa consigliere regionale per sicuro
nepotismo e, caso mai, anche lui decide le sorti del paese, questo è
un paese senza futuro.
Che
quando un ministro di questa repubblica ti viene a dire che "con la
cultura non ti ci fai nemmeno un panino", questo è un paese senza
futuro. Che quando la meritocrazia è fatta solo a parole ma nei
fatti i posti di lavoro nei vari carrozzoni politici (comunità,
enti, consorzi, ecc.) vengono assegnati solo attraverso la chiamata
diretta, senza concorso, questo è un paese senza futuro.
Come purtroppo è senza futuro questa nuova classe docente fatta di
vecchi insegnanti ormai assuefatti al sistema e giovani e meno
giovani precari psicologicamente sottomessi. Insegnanti
ingiustamente denigrati dai mass media e malpagati e, cosa che fa
ancora più male, senza nemmeno il riconoscimento dell'importanza
della loro funzione.
Eppure Lei, signor ministro Profumo, aveva esordito con una frase
che mi era piaciuta: "La prima cosa da fare è ridare la dignità agli
insegnanti". Peccato che sia rimasta SOLO una frase.
Con
osservanza
Angelo Pepe,
docente in pensione.