Una proposta di formazione iniziale di Paolo Fasce Pavone Risorse, 21.8.2012 Ho letto la lettera di auguri agostani del Ministro Profumo. Mi ha fatto piacere riceverla, perché mi ha fatto sentire un docente come gli altri. Se l'avesse inviata solo agli insegnanti “di ruolo”, onestamente mi sarei sentito discriminato e avrei protestato come mi è capitato di fare quando non mi è stato permesso di partecipare al concorso a preside in quanto i miei sufficienti anni di insegnamento non avevano il parametro abusivamente richiesto da un “bando per nulla europeo” che richiedeva il “tempo indeterminato”. Beninteso, in quell'occasione non ho avuto voglia di adire le vie legali, soprattutto perché ho una vita da vivere, ma mi conforta apprendere che, ad esempio nella mia città, ci siano dei colleghi in condizione simile alla mia che il concorso lo hanno vinto. Seguirò con affettuosa ammirazione le loro sorti. Mi è piaciuto il passo nel quale il Ministro accennava alle innovazioni digitali nella scuola, in particolare quando accenna ad “Un ambiente non solo di contenuti digitali, ma anche di spazi personali e sociali”. Nella mia veste di funzione strumentale per il “Potenziamento della multimedialità e dei rapporti in rete con le altre scuole” ho banalmente cercato di convincere una riottosa dirigente scolastica che un forum sul sito della scuola avrebbe potuto essere un utile strumento didattico. Non essendoci riuscito, non me la sono sentita di insistere affermando che sia l'installazione di Moodle che l'aggiornamento del sito della scuola sotto Joomla avrebbero avuto un loro perché. Se queste cose le fornisce il ministero, ho pensato, i miei dirigenti la smetteranno di vedermi come un visionario allorquando, semplicemente, cerco di implementare ciò che molti altri prima di me hanno già concretato. Ho anche letto le lettere di risposta della collega Marcella Ràiola, la prima adottata dal gruppo Facebook “Precari uniti contro i tagli” e la seconda da un titolo molto bello, “I docenti vogliono il pane e le rose!”. Entrambe, tuttavia, mi sono apparse molto verbose, ideologiche e incapaci di interpretare le esigenze oggi evidenti a tutti e, di conseguenza, non mi sono piaciute. A me piacciono le rivendicazioni che posso sostenere come insegnante-cittadino-genitore e se una di queste mie anime storce il naso, la faccio parlare. Da cittadino-genitore, sento che le critiche all'esistente debbano coniugarsi con l'onere della proposta giacché, tutti sappiamo, tutto è perfettibile e, parimenti, la perfezione non è di questo mondo. L'onere della proposta deve partire dalla sostenibilità della medesima perché possiamo chiedere che la BCE stampi banconote per sostenere le politiche sociali, ma finché non eleggeremo Governi con questo programma che lo sostengano nelle opportune sedi, dobbiamo muoverci nel mondo del possibile. Il Ministro ci ha tutti invitati a guardare al futuro e questo mio piccolo contributo tenta di farlo (senza oneri aggiuntivi). Le prospettive di oggi ci mostrano una situazione mista nella quale le Graduatorie ad Esaurimento conviveranno con le Graduatorie di Merito concorsuali (GaE e GM da ora in poi). L'istituzione dei concorsi cancellerà, almeno nei fatti, le GM del 1999 e del 1990 dalle quali ancora oggi si attinge in ampie parti del paese per numerose classi di concorso. Sono sempre più numerosi i cinquantenni e i sessantenni che entrano in ruolo senza un giorno di precariato, provenendo dai concorsi del secolo scorso. Un caso eclatante, qualche anno fa nella provincia di Genova: una pensionata dell'Agenzia delle Entrate è entrata in ruolo da un vecchio concorso e ha ripreso a lavorare a scuola! Le GM del 1999 e del 1990 sottraggono posti ai precari veri che, lo ricordo ai distratti, per una decina di anni sono stati selezionati e formati dalle SSIS per fare questo mestiere. Non è indifferente avere o non avere dato un esame di psicologia dell'età evolutiva, non è indifferente avere studiato le dinamiche di gruppo, non è indifferente essere competenti nelle didattiche disciplinari. Onestamente, non è neppure indifferente avere una visione del mondo esterna alla scuola. La soluzione che mi è sempre parsa sensata ed economicamente interessante (specie in tempi di crisi) è la “ricopiatura” delle GaE nelle GM tramite un concorso per soli titoli. Si avrebbe una GaE che valorizza l'anzianità di servizio (assieme ai titoli) e una GM che valorizza i titoli (qualcuno potrebbe chiamarlo “merito”). Queste due graduatorie, alle quali tutti potrebbero avere accesso eliminando una stortura generazionale, evolverebbero parallelamente, dando spazio al merito, ma non buttando via le persone. Se la volontà politica di addivenire ad un sistema che a regime preveda concorsi triennali, allora la proposta non può che richiedere la loro realizzazione per tutte le classi di concorso e per tutte le regioni nelle quali siano ancora attive le vecchie GM, onde cancellarle colle nuove. Non sono convinto della bontà di questa strada perché penso che la costruzione di un “concorso sensato”, visti gli esempi recenti, sia assai difficile. Se il “concorso a preside”, dovendo gestire un numero di almeno un ordine di grandezza inferiore a quello che si prospetta per i concorsi a cattedra, è stato tanto controverso, temo di vedere arbitri ancora più grandi. A questo devo anche aggiungere una perplessità finanziaria. Mi pare che spendere ingenti risorse per i concorsi non sia molto sensato allo stato attuale, ma se questa è l'ipotesi data, provo a dargli un senso. Il sistema deve prevedere un equilibrio tra le GM e le GaE. Queste ultime devono essere accessibili a tutti gli abilitati in un'unica fascia perché se le GM possono garantire (?) i giovani meritevoli, le GaE possono garantire l'anzianità di servizio e correggere gli errori del sistema (primo tra tutti la fallace pianificazione dei posti a concorso per i TFA). Occorre ricordare che una consistente parte del precariato si è formata per gli errori di progettazione nei numeri banditi dalle Università per le SSIS prima e, i dati confermano, dei TFA oggi. Per quale motivo una persona che si è abilitata con un percorso formativo impegnativo come le vecchie SSIS o i nuovi TFA dovrebbe essere esclusa dal ruolo tenendola fuori dalle GaE? Una persona abilitata ha un titolo che può essere speso nel privato, ma la particolare diffusione della scuola confessionale, di fatto inibisce questa possibilità a larga parte di abilitati. Inoltre, ogni prova concorsuale ha in sé un tasso di overfitting che fa vincere qualcuno per motivi non legati al merito e penalizza altri, senza che questi demeritino. Infine, dobbiamo anche considerare che le persone hanno una vita da vivere. Capita che generino figli, abbiano difficoltà di salute o economiche e non possano spendere una parte consistente della propria vita per prepararsi ad un concorso, una volta abilitate (e quindi avendo già superato diversi ostacoli e filtri). Il doppio canale istituzionalizzato ed equo (perché accessibile a tutti) garantirà quindi posti sia per meriti concorsuali (rinnovabili per la triennalizzazione) che per l'onorato servizio di chi emerge dalle GaE. Un'ultima proposta che considera i diritti dei precari non abilitati. Mi pare legittimo immaginare un accesso in soprannumero ai TFA abilitanti per tutti coloro i quali raggiungano i tre anni di insegnamento entro una finestra temporale definita (a me pare che 7 anni siano ragionevoli). Questo periodo, a mio parere, dovrebbe maturare esclusivamente nella scuola statale in quanto a questa si accede per graduatorie e non per conoscenze. Credo, infine, che occorra definire l'organico di diritto in funzione dell'organico di fatto. Quest'ultimo secondo me non deve superare il primo per più del 4% nella primaria e sul sostegno, e del 6% nella secondaria, numeri legati alla minore o maggiore duttilità del meccanismo scuola, per come lo conosciamo. |