Gli auguri di Profumo
Fuoriregistro,
20.8.2012
E' cominciata così, con
gli auguri di buone vacanze indirizzati dal Prof. Profumo al
personale docente, a studenti, genitori, ricercatori, impiegati del
personale amministrativo, tecnico e ausiliario e infine ai
dirigenti. Al prof. Profumo è sfuggita evidentemente in questi mesi
la portata, la qualità e lo spessore del dissenso che l'ha
accompagnato passo dopo passo, errore dopo errore, imposizione dopo
imposizione, in un'esperienza che si è segnalata soprattutto per i
limiti culturali e l'autoritarismo.
Profumo stranamente non ha sentito il disagio insopportabile e
l'inimicizia profonda di buona parte del mondo a cui ha rivolto gli
auguri. Non così avventata è stata, andando in vacanza, la sua
collega Fornero, che non si è azzardata a inviare i suoi auguri a
pensionati e lavoratori massacrati. Profumo, invece sì. Dopo aver
abbandonato al loro destino studenti, genitori e docenti,
smantellando quel tanto che ancora si teneva in piedi della scuola e
dell'università, il ministro ha avuto la malaccorta arroganza di
firmare i suoi auguri di buone vacanze.
Val la pena leggere la sua lettera e poi dare dare uno sguardo alle
reazioni che ha scatenato.
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"Cari
studenti, cari insegnanti e professori, cari ricercatori, cari
genitori, cari impiegati del personale amministrativo, tecnico e
ausiliario, cari dirigenti.
Prima della breve pausa estiva desidero condividere con voi alcune
riflessioni su questi mesi passati, così densi di impegno e di duro
lavoro quotidiano per la salute e l'ammodernamento del nostro
sistema formativo e della ricerca, così come su quelli che ci
aspettano alla ripresa autunnale, che saranno senz'altro intensi ma
che possono nondimeno, se tutto il nostro sforzo sarà collettivo,
rivelarsi perfino entusiasmanti.
In questi mesi ho infatti potuto toccare con mano la forza di questa
grande comunità, il suo grande giacimento di risorse interiori fatte
di generose disponibilità e di grandi slanci, la sua capacità di
contribuire in modo determinante alla formazione dell'identità
nazionale. Ricordo in particolare due momenti tra i tanti
importanti: il centocinquantenario dell'unità nazionale, dove la
scuola italiana ha mostrato la sua centralità anche nelle
celebrazioni, e i tragici fatti dell'attentato alla scuola
Falcone-Morvillo di Brindisi, dove la giovane vita di Melissa è
stata innaturalmente stroncata e altre fra le sue compagne hanno
sofferto e stanno ancora soffrendo. L'unità che il Paese ha potuto
sperimentare in quei momenti costituisce al contempo un monito per i
suoi detrattori e una ricchezza per tutti noi, anche se il mio
pensiero non cessa di andare a chi ha visto la sua vita sconvolta in
un luogo che dovrebbe essere di serenità e di impegno verso il
futuro.
Ed è al futuro che voglio dunque invitarvi a guardare, oggi nel
momento del riposo come domani in quello della ripresa. Tutto il
ministero, a cominciare dai direttori e dai dirigenti impegnati
negli uffici centrali e periferici, così come con eguale convinzione
e sforzo tutti i funzionari e i lavoratori che collaborano con la
nostra azione, è infatti dentro questo sforzo da molti mesi. Lo
dimostra il successo avuto per esempio dalla modernizzazione delle
procedure per la maturità, che per un momento hanno unito
nell'orgoglio di essere italiani e parte del mondo della scuola
centinaia di migliaia di persone. A tutti voi va la mia personale
gratitudine ed un augurio di serene festività, oltre che il
ringraziamento dell'Italia.
La ripresa autunnale non sarà del resto priva di sfide. Il nostro
programma di azione nei prossimi mesi è quasi temerario, se si pensa
alle fragilità del nostro Paese. Eppure sono certo che esso è alla
nostra portata. Troppo spesso infatti le fragilità italiane sono
invocate come alibi e non, invece, usate come stimolo a fare di più
e con maggior impegno. E' nella storia del nostro Paese sia la prima
sia la seconda possibilità. Noi scegliamo la seconda!
Del resto, non partiamo da zero. Alcune azioni sono state già
impostate. Per esempio, il nuovo sito Universitaly, che mette a
disposizione le informazioni sempre aggiornate su tutti i percorsi
di studio in Italia. Così come il sito Scuola in chiaro arricchito
di nuove informazioni. Saranno anche disponibili dati sul mercato
del lavoro ed in particolare sulla domanda delle aziende in modo da
collegare meglio formazione e lavoro. Una accelerazione importante
avrà anche il piano di innovazione digitale nella scuola, che vedrà
anche un primo passo verso la costruzione di un ambiente assai
ambizioso e innovativo: una "nuvola della scuola". Un ambiente non
solo di contenuti digitali ma anche di spazi personali e sociali.
Il processo di innovazione vedrà poi un deciso impulso alla "dematerializzazione"
dei processi, eliminando progressivamente la carta e facilitando in
questo modo le iscrizioni, che dal prossimo anno si faranno solo
online, così come tutti i processi amministrativi, l'archiviazione e
la gestione documentale delle scuole e di tutto il Ministero.
Lo possiamo progettare e fare perché i lavoratori pubblici sono una
risorsa preziosa del paese e non certo un ramo secco da tagliare,
capace - spesso in condizioni di lavoro assai difficili - di grande
spirito di servizio e perfino di sacrificio. Per questo ho deciso di
programmare molto presto un nuovo concorso per insegnanti: perché è
giusto ed anzi necessario per la salute di tutto il sistema
formativo che anche le generazioni più giovani possano dare il loro
insostituibile ed originale apporto alla formazione dei futuri
italiani. Una scelta che ha molto pesato nella mia decisione di
sbloccare il sistema di reclutamento anche nel sistema
universitario, con il varo qualche settimana fa dell'abilitazione
nazionale. Insomma, stiamo lavorando ad una scuola e ad un sistema
di formazione e di ricerca al passo con i tempi e capace di
primeggiare in Europa e nel mondo, non solo come già accade per casi
individuali ma anche per la complessiva forza stessa del sistema.
Si tratta di una sfida ardua ma alla nostra portata. Perché quando
siamo capaci di unirci siamo davvero un grande paese. E allora nulla
ci è precluso.
Buone ferie
Francesco Profumo"
Troppo, per non provocare risentite risposte. La prima, bella e
pienamente condivisibile, è venuta dal precari della scuola. E non
poteva mancare.
"Signor
Ministro,
I Precari della Scuola, docenti, amministrativi, ausiliari e anche
studenti, visto che il loro iter educativo è stato vieppiù
precarizzato dall'"epocale" controriforma basata sulla falcidie di
posti di lavoro e materie portanti che è stata attuata
dall'arrogante e incompetente Gelmini, da Ella molto ammirata, sono
spiazzati e si sentono francamente insultati dal Suo impudente e
incredibile "augurio" di buone vacanze, ulteriore contrassegno della
siderale distanza esistente tra la percezione ministeriale,
deamicisianamente stucchevole ed irenistica, della vita scolastica
attuale e prefigurabile, e la percezione drammaticamente sofferta e
conflittuale che della Scuola hanno i precari, che da anni ci
lavorano con passione in condizioni estreme, e che stanno
profondendo tutte le loro energie nello sforzo di scongiurare la
deriva privatistica e la rifunzionalizzazione antidemocratica di una
Istituzione cruciale per i destini del paese, che gli ultimi
governi, del tutto indifferenti ai valori della cultura e incapaci
di riconoscerne la peculiare "produttività", hanno avuto l'ardire di
degradare a "servizio".
Controbattere alle Sue affermazioni allegramente parenetiche e alle
Sue rosee prospettazioni significherebbe costringerLa ad uno sforzo
troppo prolungato e articolato di analisi e di meditazione, se non
altro in ragione del fatto che parlare di futuro come se il passato
non concorresse a ispirarne e condizionarne la costruzione è già di
per sé un assurdo storico e teoretico.
Ci limitiamo, perciò, alla sola intestazione della sua surreale
letterina, che a noi suona già come una provocazione. Vorremmo
infatti sapere a quali studenti Ella si rivolga quando dice "Cari
studenti ": forse a quelli che l'hanno contestata in diverse sedi e
che sono scesi in piazza cento volte, sfidando i Suoi manganelli,
per protestare contro l'azzeramento del diritto allo studio? O a
quelli che quest'anno si sono visti aumentare le tasse regionali del
120% e che Ella ha insultato e ferito, in Sicilia, pochi giorni fa,
attribuendo esclusivamente a loro, in quanto "fuoricorso", il
tracollo di un'Università piagata dal baronato, vergognosamente
depauperata, ridotta ad un laureificio seriale e vanificata, nella
sua azione, da una società sempre meno disposta ad accogliere
personale altamente qualificato, trovando più comodo e funzionale
brutalizzare i lavoratori e farli morire precari?
E a quali insegnanti e professori si rivolge quando dice "Cari
insegnanti e professori", di grazia? A quelli di ruolo, che
rischiano di tornare, a settembre, in una scuola violentata e
balcanizzata dalla Legge "ex Aprea", il cui passaggio proditorio
abbiamo scongiurato con le nostre recentissime proteste, che si
configura come strumento-cardine della dissoluzione di quell'unità
d'Italia tanto celebrata a chiacchiere e che esautora i docenti,
riducendoli a burattini ricattabili da presidi-padroni e da privati
finanziatori abilitati anche ad espropriarli della dignità
professionale, stabilendo quali argomenti trattare e quali no, allo
scopo di creare non più cittadini consapevoli, ma perfette macchine
da sfruttamento aziendale?
Oppure si rivolge a noi precari, decrepiti quarantenni da spazzar
via per far posto a quei "giovani" tenuti tuttavia con tracotanza e
per prudenza fuori da tutti i palazzi del potere; a noi, che siamo
inseriti in Graduatorie faticosamente scalate che Ella vuole
capricciosamente e irresponsabilmente "sparigliare" con un concorso
che violerebbe qualunque norma giuridica sui diritti acquisiti e che
cozza contro il più elementare buon senso?
Noi siamo sgomenti e restiamo davvero basiti, non solo nel
constatare l'illegittimità, la pericolosità e l'inconsistenza delle
motivazioni che La inducono ad annunciare, nelle condizioni in cui i
governi dal '97 ad oggi ci hanno messo, un nuovo concorso (troviamo
sia permeato di pericolosissimo razzismo eugenetico l'assioma
assurdo che un "giovane" sia necessariamente portatore di valori e
metodi "innovativi"!), ma anche nel rilevare l'assoluta strafottenza
che Ella ostenta rispetto alle tremende falle e ai feroci limiti che
hanno caratterizzato i sistemi di reclutamento fin qui posti in
essere per "fare cassa" sulla precarietà, di cui non dobbiamo essere
e non saremo certo noi (questo glielo promettiamo senz'altro!), a
pagare definitivamente lo scotto, facendoci da parte in silenzio
dopo anni e anni di attesa, di esperienza maturata, di dolore patito
nel lasciare in sospeso, per violenza istituzionale, il dialogo
appena instaurato con i nostri studenti e di furto legalizzato delle
nostre spettanze.
A chi dice "Cari genitori ", poi? Alle madri-maestre licenziate e
rispedite a fare le casalinghe perché surroghino quel welfare che il
permanere dei privilegi di pochi speculatori rendono
"insostenibile"? Ai genitori che si sono visti tagliare il tempo
pieno e che sempre più sono costretti a iscrivere i loro figli nelle
costose scuole private del pensiero unico? Alle madri e ai padri
degli alunni disabili buttati fuori dall'aula-Taigeto quando vengono
"somministrati" alle classi i velenosi e stolidi quiz dell'odioso e
odiato Invalsi, rigettati dai loro stessi creatori per la loro
inefficacia e da voi adottati a dispetto dell'opposizione strenua di
docenti e famiglie?
E a chi si rivolge, ancora, quando dice "Cari impiegati del
personale amministrativo, tecnico e ausiliario"? Ha forse
dimenticato che la spending review, da Ella certamente approvata con
quell'alto senso di responsabilità che vi impegna moralmente a
scaricare i costi della crisi sui più deboli e a massacrare il
settore pubblico, obbliga i docenti inidonei e i tecnici a svolgere
le mansioni degli amministrativi, che restano, così, senza lavoro?
L'avete chiamata "riconversione"... ricorda? E' quell'infamia con
cui si equipara il lavoro di operatori scolastici specializzati a
quello di fungibili lavapiatti! 10.000 docenti, "in esubero" per i
tagli pregressi, andranno ad insegnare materie che non conoscono e
4000 docenti circa, gravamente ammalati, saranno costretti a
improvvisarsi segretari!
E tutto questo mentre si parla, con retorica melensa ed
"efficientista", di merito e di competitività! Quindicimila
lavoratori tutelati dalla legge e dalla Costituzione verranno
barbaramente umiliati e defunzionalizzati per raggranellare 200
milioni di euro, cioè poco più del costo di un solo maledetto
bombardiere F-135!
Non staremo a rimarcare, per noia e per stanchezza, la fallacia e
vacuità della Sua puerile fede nella biunivoca corrispondenza tra
informatizzazione e "ammodernamento": Le ricordiamo che anche le
immagini pedopornografiche viaggiano, oggi, attraverso i "dematerializzanti"
canali telematici, e La sfidiamo a sostenere che anche in questo
caso siamo di fronte ad una "modernizzazione"!
Anche noi Le auguriamo buone vacanze, Signor Ministro, senz'ombra di
ironia, dal fondo della nostra angoscia crescente. Le auguriamo un
periodo di riflessione profonda sulla devastazione e sui molteplici
guasti che l'estensione indebita, alla Scuola, del modello
produttivo mercantilistico sta generando, compromettendo
l'organicità strutturale del sistema scuola e rinnegando la
finalizzazione disinteressata, umanistica e civica dei processi
educativi, cioè mettendo fortemente a rischio l'unità del paese,
l'uguaglianza costituzionalmente sancita tra cittadini e, in
prospettiva, la pace nazionale.
Le suggeriamo di fare letture proficue, magari di rileggere i passi
in cui Quintiliano, primo professore di "Stato", elogia la scuola
pubblica e ne illustra i vantaggi rispetto alla privata, o di
rileggere quel passo del Siddharta di Herman Hesse in cui il
protagonista dimostra concretamente, a un imprenditore, quanto una
superiore cultura filosofica e umanistica "implementi" anche il
guadagno materiale, consentendo di anticipare intuitivamente le
reazioni dei partner d'affari,
oppure ancora di leggere qualche libro-testimonianza di Erri de
Luca, scugnizzo assurto al rango di osservatore acuto e geniale
delle dinamiche del vivere e dell'essere grazie alla Scuola della
Repubblica, a quella Scuola statale che, tra le sue mura, come egli
ha scritto, ha fatto "il pari " dal dopoguerra a oggi, emancipando
chi altrimenti sarebbe rimasto eterna vittima del fattuale e brutale
"dispari " economico-sociale.
Noi precari in vacanza non ci andiamo, in massima parte: molti di
noi non possono permetterselo; altri non hanno il coraggio né
l'animo predisposto ad andarci, pensando che, dopo anni di
abnegazione e di insegnamento nonostante tutto gratificante, di
aggiornamento a proprie spese e di sacrifici personali e familiari,
non riusciranno ad entrare in classe, forse mai più; altri ancora
sono alle prese con la pianificazione laboriosa ed estenuante delle
necessarie azioni di contrasto al progetto governativo di
smantellamento totale della Pubblica Istruzione, surrogando la quasi
inesistente opposizione parlamentare.
Auspichiamo che Ella, Signor Ministro, che può godersele senza ansie
né timori, torni dalle Sue serene vacanze con un minimo di pudore e
con un massimo di dovuta resipiscenza.
I Precari Uniti contro i tagli.
Se è probabile che il ministro dei quiz non abbia capito molto della
colta, appassionata e politicamente articolata risposta dei precari,
non ci sono dubbi che l'anonimo commento dedicato da
Tuttoscuola all'intervento dei precari somigli molto alle
infauste veline del Minculpop:
"L'ottica è
quella della corporazione che si difende
Quei contro-auguri dei precari al ministro.
Una lunghissima lettera aperta, genericamente firmata 'I precari
uniti contro i tagli', fa i contro-auguri di Ferragosto al ministro
Francesco Profumo facendo la summa di tutte le critiche mosse
all'attuale titolare del Miur dall'ala più militante e ideologizzata
del mondo del precariato scolastico.
Il ministro è intanto accusato di aver implementato la "epocale
controriforma" attuata dalla "arrogante e incompetente Gelmini, da
Ella molto ammirata", ragione per cui i precari "sono spiazzati e si
sentono francamente insultati dal Suo impudente e incredibile
augurio di buone vacanze, ulteriore contrassegno della siderale
distanza esistente tra la percezione ministeriale, deamicisianamente
stucchevole ed irenistica, della vita scolastica attuale e
prefigurabile, e la percezione drammaticamente sofferta e
conflittuale che della Scuola hanno i precari, che da anni ci
lavorano con passione in condizioni estreme".
Ma fin qui, se si prescinde dal carattere colto-ridondante del
linguaggio (le affermazioni del ministro sono definite
'parenetiche', 'surreali', e compaiono citazioni di Erri De Luca e
di Siddharta), non si è lontani dalle critiche che anche altre
organizzazioni muovono alla linea del governo. In più i 'precari
uniti contro i tagli' mettono una visione del ruolo della scuola
pubblica totalizzante, ostile a ogni innovazione di carattere
organizzativo-amministrativo (il ddl Aprea è definito
"strumento-cardine della dissoluzione di quella 'unità d'Italia'
tanto celebrata a chiacchiere e che esautora i docenti, riducendoli
a burattini ricattabili da presidi-padroni e da privati
finanziatori"), e frontalmente avversa alla valutazione di sistema
che attraverso i "velenosi e stolidi quiz dell'odioso e odiato
Invalsi" pretende di sostituirsi alla valutazione dei docenti.
Ma soprattutto i precari, o almeno quelli che si riconoscono nelle
posizioni espresse in questa lettera di contro-auguri, sono
assolutamente contrari ai concorsi aperti ai giovani aspiranti
insegnanti: a chi si rivolge il ministro quando scrive 'cari
insegnanti'? Forse "a noi precari, decrepiti quarantenni da spazzar
via" per far posto ai giovani? "A noi, che siamo inseriti in
Graduatorie faticosamente scalate che Ella vuole capricciosamente e
irresponsabilmente 'sparigliare' con un concorso che violerebbe
qualunque norma giuridica sui diritti acquisiti e che cozza contro
il più elementare buon senso?"
Per le argomentazioni addotte, come si vede, questo movimento non
può che essere definito 'corporativo' in senso tecnico: ostile alle
innovazioni, al mercato, all'ingresso di nuove leve (e nuove idee),
come lo furono altre corporazioni nella storia. Ma per fortuna,
vorremmo aggiungere, persero tutte.
Nemmeno il tempo di rimediare e due risposte, una diretta e l'altra
indiretta sono giunte al ministro e ai suoi difensori d'ufficio:
Gent.mi Operatori del sito Tuttoscuola
Sono Marcella Ràiola, docente di Lettere classiche (classe di conc.
A052, latino e greco al triennio di quel che resta del liceo
classico e materie letterarie, latino e greco al ginnasio), precaria
da dieci anni e in servizio come supplente dal 2002 nei licei della
provincia di Napoli.
Sono l'autrice della risposta agli auguri del Ministro Profumo,
firmata, per sintesi, "Precari Uniti contro i tagli" - che non è il
nome di una "corporazione" ma di uno dei tanti gruppi facebook
creato dai precari e dai docenti per dibattere di quelle riforme che
ci cadono addosso di continuo e che stanno devastando la scuola - in
quanto i colleghi in lotta e in piazza con me da cinque anni,
condividendone tono e contenuti, hanno espresso la volontà di
aderire al documento, corroborandone, così, le tesi e le posizioni.
Il Vs. commento alla mia lettera, astioso e accusatorio, palesa lo
stesso fastidio per la cultura "alta" e per l'argomentazione
retoricamente curata e logicamente serrata che si riscontra negli
appartenenti a certe sétte i quali vedono (e giustamente) nella
cultura e nell'emancipazione un pericolo mortale per la sussistenza
e l'accettazione acritica dei propri dogmi, sicché direi che proprio
il Vs. atteggiamento può essere a buon diritto definito,
"tecnicamente", come piace a Voi, "corporativo"!
Che reato si commette, poi, nel servirsi della cultura, della
letteratura, della grande arte, insomma, come puntelli del proprio
discorso? Non voglio credere, dato che svolgete una delicata
funzione, sia pure in una posizione antitetica rispetto alla mia,
che apparteniate a quella cerchia di persone semplicistiche,
allergiche al dubbio e al confronto che considerano la cultura una
dotazione da saccenti, un prodotto del temibile demone rosso
dell'ideologizzazione oppure una frivola chiacchiera da salotto...
Sarebbe assai triste, in verità!
I docenti precari non sono un partito né difendono interessi
personali e privati, ma un bene comune e valori costituzionali quali
la libertà d'insegnamento sancita dall'art. 33 della Cost., la
laicità, il pluralismo delle posizioni e le pari opportunità,
parimenti previste e difese da quella stessa Carta fondativa che i
"modernizzatori" del sistema a Voi tanto graditi stanno trasformando
in carta straccia, accanendosi in particolare sull'istituzione che
ha garantito, appunto, quel po' di mobilità sociale che l'Italia,
malgrado tanti ostracismi corporativi veramente nocivi alla vita
democratica, ha potuto e voluto sperimentare.
Quanto al misoneismo (Oh! Scusi: ho usato un altro parolone! E' che
quando andavo a scuola mi hanno persuaso che avere tante parole
significa avere tante risorse in più e che le parole sono tutte
uguali: basta usarle nei contesti giusti!) che ci imputate, con
riferimento al concorso, Vi invito serenamente a considerare quanto
vecchia e usurata sia la formula ministeriale del concorso, che apre
la via a giochi clientelari, a nepotismi e ingiustizie di ogni
genere, come dimostra la recente clamorosa vicenda del concorso a
preside e, insieme, a valutare con obiettività la nostra posizione:
siamo vincitori di più di un concorso e, nel 90% dei casi, detentori
di titoli post-lauream (dottorati di ricerca, corsi di
perfezionamento, masters); siamo nel pieno della maturità
esistenziale e professionale; abbiamo garantito il funzionamento
della scuola per più e più anni, in attesa della stabilizzazione;
abbiamo consentito allo Stato di risparmiare, sulla nostra pelle e
su quella degli alunni, privati della continuità didattica, migliaia
di euro all'anno.
Vi pare decente costringere dei 40enni umiliati da anni e anni di
precariato a "rigiocarsi" alla lotteria del concorso il posto che
spetta loro di diritto e per legge, adducendo come giustificazione
la sola, opinabile e assurda idea che bisogna "svecchiare" una
scuola che intanto, paradossalmente, trattiene fino a 67 anni i
docenti sulla cattedra, per non pagare loro la pensione?
Non hanno dunque alcun valore, per Voi, di fronte alle presunte
"magnifiche sorti e progressive" additate da un ministero che ha
tagliato 8 miliardi all'istruzione, i diritti acquisiti, la
Giustizia, la coerenza logica e morale?
Qualcuno chiederebbe mai a un chirurgo con 10 anni di attività di
rifare l'esame di anatomia e un test per stabilire quali siano le
sue "attitudini" a stare in corsia? Come mai l'esperienza è un
valore per tutte le categorie ed è un deterrente per i professori?
Ve lo siete chiesti? Vi siete chiesti come mai solo per i prof.
valga la "presunzione di ignoranza"? Vi siete chiesti come mai sugli
scranni di questi signori politici che postulano lo "svecchiamento"
della scuola non siede quasi nessuno che sia sotto i 55-60 anni?
Tra i "Precari uniti contro i tagli" ci sono moltissimi docenti
"giovani"; Vi assicuro, che aborrono l'idea di salire in cattedra
scavalcando colleghi illusi per anni e che, fortunatamente, sono
tanto intelligenti da capire che la "giovinezza" non è affatto una
garanzia di maggiore entusiasmo o preparazione a livello didattico,
perché ci sono giovani retrivi e pigri e, viceversa, "anziani"
dinamicissimi e sempre pronti ad aggiornare le proprie metodologie!
Quanto all'Invalsi e alla Legge Aprea, non ho bisogno di
diffondermi, perché l'articolato della legge e il boicottaggio
attuato da migliaia di docenti e studenti che quest'anno hanno
rifiutato i quizzetti (pieni di errori) propinati loro, bastano a
denunciarne la pericolosità e l'intento snaturante e destrutturante
per la Scuola così come vogliamo continuare a percepirla e
concepirla.
Nella "chiusa" del Vs. articolo avete auspicato che la nostra
"corporazione" perda le sue battaglie. Non so come finirà la dura
lotta che stiamo conducendo contro i mistificatori del senso
dell'educazione, contro questi finti modernizzatori che fanno
coincidere il progresso con uno sviluppo meramente economico e che
chiamano "merito" la traduzione in modelli pedagogici asimmetrici e
meccanizzanti dell'egoismo delle privilegiate èlites produttive; so
per certo, però, che che la nostra eventuale sconfitta sarebbe una
grave sconfitta per la vera "autonomia" e per la democrazia.
Grazie per l'attenzione riservata a me e ai Precari Uniti.
Prof.ssa Marcella Ràiola (Napoli)
Poco da replicare per il malaccorto anonimo, tanto più che a
rincarare la dose è giunta a Profumo una replica che, al di là delle
difese d'ufficio di veline e velinari, va agli atti e servirà agli
storici domani. Si tratta di una lettera aperta, firmata dal gruppo
de "L'università che vogliamo", autore di un documente intitolato
"Carta di Roma", in cui si delinea un sistema formativo del tutto
alternativo a quello promosso da Profumo. La lettera, sottoscritta
da un folto gruppo di universitari, rafforzati da una valida
pattuglia di docenti delle scuole pubbliche, smantella letteralmente
l'accusa di "corporazione" mossa ai precari da "Tuttoscuola" e
mostra quanto culturalmente valida e politicamente fondata e
condivisibile sia l'opposizione al ministro Profumo e alle politiche
per la formazione del governo Monti.
Lettera aperta a Francesco Profumo da
"L'Università che vogliamo"
14 agosto 2012
Caro Ministro,
all'inizio della pausa estiva (per chi se la può permettere, e tra
noi non tutti possono), vorremmo anche noi condividere alcune
riflessioni con Lei.
Prendiamo atto del fatto che Lei abbia "potuto toccare con mano la
forza di questa grande comunità" che è il sistema dell'istruzione
pubblica italiana. Questa, però, non mostra "la sua centralità" solo
in occasione delle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario
dell'Unità nazionale, bensì lo fa tutti i giorni, nella sua
dimensione ordinaria. Lo fa accogliendo i figli dei migranti che
entrano nelle classi senza conoscere una parola di italiano; lo fa
aiutando le persone diversamente abili; lo fa divulgando il sapere
senza alcuna distinzione di classe, religione, sesso e lingua; lo fa
all'interno di poche e sovente vetuste strutture, con poco
personale, in condizioni di lavoro sempre più difficili, con
stipendi inadeguati e tra l'indifferenza generale della politica.
Non è il caso, Ministro, di riempirsi la bocca con la retorica della
patria. Una retorica ingannevole volta a rappresentare un'unità di
intenti indotta la quale cozza con l'immagine che oggi l'Italia dà
di se stessa: un paese iniquo che discrimina i suoi cittadini in
base alla loro condizione di partenza; un paese che costringe
quotidianamente chi fa parte del nostro mondo a una concorrenza
deteriore cui riesce a fare fronte solo chi ha più le spalle coperte
per adeguare le proprie speranze a un presente improbo.
Di fronte all'immagine di una pubblica istruzione vilipesa dalla
chiusura degli istituti scolastici, offesa dalla perdita progressiva
di importanza e di investimenti che il sistema del sapere pubblico
subisce ciclicamente, noi non ci sentiamo in dovere di celebrare
l'unità armonica della patria, quanto semmai di ripensarla. E non
per quella che le potrebbe sembrare una malintesa volontà
antinazionale, ma perché abbiamo la piena consapevolezza che non in
questa armonia, bensì nella rivendicazione costante e puntuale dei
nostri diritti - campo in cui Lei ci sembra debole - si cementano le
migliori democrazie nazionali e le "patrie" più robuste. Gli intenti
comuni, signor Ministro, non esistono per mera buona volontà, né per
quella virtù taumaturgica della retorica cui Lei - con una punta di
cattivo gusto - fa ricorso citando l'atroce delitto di una ragazzina
per dipingere ai nostri occhi il mondo dell'istruzione pubblica come
idilliaco ed entusiasta.
Il mondo dell'istruzione pubblica è quello delle scuole con organici
insufficienti, con classi sovradimensionate, con i muri scrostati e
i banchi spaccati. È il mondo degli studenti "meritevoli", usando un
vacuo termine di cui tanto si è usi riempirsi la bocca, e che però
vivono il diritto allo studio come un miraggio, come l'ennesimo
riflesso di una concorrenza che non sta allenando i corpi ma li sta
uccidendo. Studenti costretti, signor Ministro, ad attacchinare
manifesti sui muri delle città o a lavorare sera per sera non per
desiderio di autonomia, ma per costrizione che toglie loro
possibilità altrimenti concesse a chi, agiato, può concedersi il
lusso dell'istruzione.
Sì, signor Ministro, nella patria dei cui destini noi dovremmo
essere partecipi, l'istruzione è un lusso, come sanno bene i
ricercatori precari, inquadrati dentro Università dagli enormi
deficit. Donne e uomini spesso costretti a lavorare gratis, che
riescono a sopravvivere solo grazie a introiti esterni a quelli
ottenibili con la propria professione e che per questo o la vedono
dequalificata oppure sono costretti ad abbandonarla.
Il mondo dell'istruzione pubblica è fatto di docenti oberati da
pratiche amministrative e impossibilitati a svolgere le loro
attività didattiche e di ricerca.
E quale futuro ci prospetta Lei? Un futuro in cui l'istruzione
pubblica torni a essere il fulcro del progresso morale e materiale
dell'Italia, spereremmo tutti.
Tuttavia si può garantire tale futuro se le notizie che riguardano
questo settore ci riferiscono con dolorosa regolarità di tagli e di
provvedimenti che devono tradursi in realtà "con le risorse umane,
strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza
nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica"?
Si può garantire tale futuro se alla parola "docenti" si associa
sempre e comunque il concetto di "esubero"?
Si può garantire tale futuro se ai recenti test di ammissione al
cosiddetto Tfa si è assistito a una pagina che definire vergognosa è
dire poco, con le commissioni ministeriali che hanno mostrato la
loro completa non-conoscenza delle materie sulle quali avrebbero
dovuto essere specializzati? Come è possibile che nelle classi di
concorso relative alle scienze naturali, all'elettronica e al
francese oltre il 40% dei quesiti fosse errato? Come è possibile che
nella classe di concorso relativa alla filosofia fossero errate le
domande relative a Hume, Pascal, Feuerbach, Descartes e Leopardi
(solo per dirne alcune)?
Non si può garantire un futuro all'istruzione se i meccanismi
selettivi del futuro corpo insegnante sono modellati sul modello dei
quiz a premi, svilendo anni di educazione critica alla complessità
del sapere che è così ridotto a un offensivo e inutile nozionismo,
figlio di una cultura, i cui risultati bene oggi stiamo vedendo, che
annichilisce il pensiero critico, e con esso il fondamento del
pensiero scientifico, ossia la continua revisione delle nozioni
apprese.
Signor Ministro, prima ancora che ricercatori e studiosi, noi siamo
uomini, non automi. Come tali vogliamo essere trattati e pretendiamo
rispetto. Altrimenti la Sua patria è un dato a priori, una nozione
come le tante, inutili e spesso anche sbagliate, su cui siete
arrivati a richiedere anche un offensivo obolo, dopo anni di studio
non garantito e sempre più costoso, ad alcune delle migliori
generazioni di studiosi mai nate nel nostro Paese.
Non è possibile garantire un futuro in cui l'istruzione pubblica
torni a essere il fulcro del progresso morale e materiale
dell'Italia se ogni anno agli studenti universitari viene proposto
un aumento delle tasse di iscrizione in una escalation che, di
fatto, costituisce una lesione al diritto di studio universale così
come viene riconosciuto e garantito alla Costituzione Repubblicana.
Non esiste futuro per l'istruzione se il mondo della docenza
universitaria è precluso ai ricercatori trenta-quarantenni, se il
nuovo concorso per le abilitazioni alle docenze universitarie si
basa su bizantinismi astrusi (le cosiddette mediane) e non su una
valutazione quantitativa e organica del percorso scientifico dei
singoli candidati.
Non esiste futuro per la pubblica istruzione se non si procede a
quella che oggi è la primaria esigenza della istruzione in Italia:
un investimento decente, che inverta la consolidata e fallimentare
tradizione dei tagli, per consentire un futuro non tanto ai tanti e
preparati ricercatori giovani cresciuti grazie al sapere pubblico,
ma per consentire che, attraverso la salvaguardia e la riproduzione
di quel sapere l'Italia tutta possa quantomeno vivere una stagione
di decenza che da anni le manca.
Questo cerchiamo e questo vediamo mancare, stupiti dal propagandismo
con cui si eludono i problemi concreti del sapere per giocare con
dei semplici palliativi quali il tentativo di imporre lezioni
universitarie solo in lingua inglese, cancellando con singolare
spirito provinciale e omologazionista non solo quell'identità
nazionale che a parole tanto si dice di voler difendere, ma secoli e
secoli di storia.
Il mondo dell'istruzione pubblica non è, come qualcuno vorrebbe far
credere, un luogo improduttivo e parassitario. Dall'istruzione
primaria all'università, esso concentra le migliori intelligenze di
questo paese, donne e uomini su cui qualsiasi governo mediamente
illuminato punterebbe per tentare di farci uscire da una crisi che
non è solo economica, ma è anche morale e intellettuale. Un paese
che volesse rilanciarsi fornirebbe a queste persone motivazioni e
risorse, in assoluta discontinuità con gli esecutivi che hanno
preceduto quello di cui Lei fa parte. Invece assistiamo a
provvedimenti di facciata quali le pagelle elettroniche, i portali
internet che non servono a nulla e a nessuno.
Non servono, caro Ministro, novità difficilmente definibili come la
"nuvola della scuola" da Lei promessa, bensì elementi tangibili che
servano a risollevare l'istruzione pubblica dalla polvere in cui è
stata fatta precipitare.
Servono investimenti, serve considerazione, serve una ridefinizione
dell'istruzione pubblica che svincoli quest'ultima dalla sudditanza
al mercato.
Non serve un "programma di azione... temerario", bensì certezze, se
non vogliamo affondare definitivamente.
Senza una radicale inversione di tendenza rispetto al passato, il
momento della ripresa si tradurrà nella più significativa
opposizione del mondo della scuola e dell'università che si sia
registrato in questi anni.
Buone ferie anche a Lei.
L'Università che vogliamo