Caro Maestro D’Orta: Viva i bulli!

di Vincenzo Pascuzzi, 13.9.2011

Il maestro Marcello D’Orta replica con un’intervista (1) a un articolo di Mariapia Veladiano (2). L’intervista risulta breve, selettiva, forse frettolosa. Qualche osservazione e precisazione può risultare utile.

Oggi quasi dappertutto sono cominciate le lezioni in una scuola debilitata, smagrita, resa anemica e anoressica. Quasi nessuno si illude e crede più agli annunci tranquillizzanti, ottimistici e doverosi del Miur e di Gelmini. Pochi li riprendono (3) mentre altri autorevoli riportano impietosamente la realtà (4) (5) (6) (7). D’Orta e il suo intervistatore – sicuramente di proposito; non può essere una svista – sorvolano, glissano sul presente e volgono lo sguardo indietro nel tempo. Guardano addirittura al mitico e famigerato ’68, non all’oggi o a ieri, ma 40 e più anni fa! Il perché è chiaro ed evidente: si vuole evitare di fare un bilancio consuntivo dei tre anni e mezzo trascorsi dall’attuale ministro a viale Trastevere. Allora, invece di giustificarsi e difendersi, si attacca: il ’68 è un alibi buono per tutte le stagioni, quasi un luogo comune. Un po’ come: “A me, m'ha rovinato la guerra, se non c'era la guerra a quest'ora stavo a Londra” del Gastone di Petrolini (8), ripreso poi da Alberto Sordi.

Viva i bulli! Valuto che, otto o nove volte su dieci, il bullismo e il cattivo risultato scolastico sono conseguenza dell’inadeguatezza, se non della stupidità, del sistema scolastico. Invece di punire e reprimere bisognerebbe analizzare, comprendere, prevenire, aiutare. Sarebbe più conveniente per tutti, anche in termini economici.

La scuola severa e autoritaria. È esplicito il riferimento, la propensione, la nostalgia, il rimpianto per una scuola selettiva, severa, autoritaria, fiscale, rigida, cattiva, che costringe e fa soffrire, che boccia in modo massiccio e spicciativo magari solo per il solo voto di condotta. Questione di gusti! Rimane il fatto che chi vorrebbe questo tipo di scuola non è riuscito né a realizzarla né ad avviarla negli anni della gestione Moratti prima e Gelmini dopo e ancora ora. Al riguardo potrebbe essere utile rileggere la favola della sfida tra il Vento e il Sole (9).

Il padre. ”L’amore nei confronti dei figli si dimostra, anzitutto, facendo il padre” afferma D’Orta. Bah, d’accordo ma che vuol dire in termini operativi? Sberle, urla, magari calci, punizioni pesanti? Chi ha quest’idea ce lo dovrebbe chiarire nei dettagli. E la madre? E dimentichiamo che ora i ragazzi (dai 15 ai 40 anni e oltre) sono mediamente più insicuri e immaturi delle ragazze coetanee? Oltre che meno bravi a scuola. E poi la famiglia: se lavorano entrambi i genitori (o forse la madre deve rinunciare e restare a casa?) questi possono risultare lontani da casa anche per undici ore (8 di lavoro + 1 di intervallo + 2 di viaggio). D’Orta non ha sentito parlare degli “orfani di giorno”? Perché questo governo e questo ministro hanno decretato e attuato la fine del tempo pieno? (10).

Bocciare. Certo, non si boccia – ed mi sembra giusto e corretto - con una o due materie insufficienti. Ma, a volte, non si boccia neanche con quattro o con cinque (e anche più!) insufficienze gravi. I corsi di recupero insufficienti, esigui e tardivi più l’implicito ricatto, ai prof e ai presidi, di ridurre le classi, perdere cattedre e poi magari accorpare le scuole generano situazioni auto-protettive assurde e deprecabili. Il ministero queste cose le sa bene ma finge di ignorarle: sembra che a lui interessi solo la facciata!

Il grembiule. Perché renderlo obbligatorio? Non certo per non sporcarsi, via! Forse solo per ribadire l’autorità e incrementare l’autostima della gerarchia!

Il Tar. Se ci sono gli estremi perché i genitori non dovrebbero ricorrere alla magistratura e sopportare un’ingiustizia? Quando serve si ricorre: lo fanno i genitori per i figli, i prof di ruolo e i precari, anche i presidi. Forse infastidisce il fatto che il Miur molte volte soccombe? Ma allora eviti di fare errori, sia più attento, professionale, corretto e preciso.

Noi e l’Europa. I dati riportati nell’intervista non sono corretti. In Italia sia le bocciature che la dispersione scolastica sono pari a circa una volta e mezza la media Ue. Considerandole entrambe risulta che la percentuale di (bocciatore + dispersione) è doppia rispetto alla media europea e forse destinata a crescere ancora.

 

Roma, 23 agosto 2011.

 

 

LINK

(1) Il maestro D’Orta: il manifesto di Repubblica? Concetti già visti nel ‘68

(2) La buona educazione

(3) Anno scolastico 2011/2012: tutte le novità

(4) La scuola dei tagli a rischio "implosione"

(5) L’inutile nuovismo senza contenuti

(6) Per chi suona la campanella…

(7) Ritorno a scuola nella crisi. Il caos la fa da padrone. Pagheranno gli studenti

(8) Il fenomeno Petrolini

(9) Borea e il Sole

(10) La fine del tempo pieno