Reportage

Vita da maestra precaria,
quattro classi in 5 giorni.

Micaela Legnari* da Linkiesta, 19.9.2011

La scuola è iniziata da una settimana, ma gli insegnanti precari, e soprattutto i bambini che se li vedono sfilare davanti, sono ancora nel limbo. Tra regolamenti confusi, “buon senso” tutto nelle mani dei dirigenti, e il porto delle nebbie dei provveditorati, una insegnante di “terza fascia” ci accompagna, con il racconto dei primi giorni di scuola, nel caos delle scuole pubbliche italiane. Il conto più salato, naturalmente, lo pagano i bambini.

Martedì una telefonata dalla segreteria della scuola elementare di ***, mi chiede se sono disponibile per una supplenza “fino all’avente diritto”, ovvero fino a quando una collega che mi precede in graduatoria non scelga il posto che adesso mi assegnano, o più in generale fino a quando la scuola ha facoltà di nominare una persona che è in graduatoria prima di me e che ancora non è occupata. Immaginate anche che la collega con maggior diritto nel frattempo dovrebbe essere in provveditorato a scegliere un posto, magari appunto lo stesso che stanno assegnando a me. Comunque la comunicazione della sua scelta alla scuola arriverà al più tardi il prossimo lunedì quando i bambini saranno già in classe con i loro grembiuli inamidati stropicciati sotto il peso di cartelle nuove fiammanti animate dagli ultimi ritrovati dell’evoluzione di mostri trasformer e fatine high tech.

Visto che i posti da coprire nella scuola di *** sono tanti, la segreteria si muove per tempo: meglio premurarsi che fin dal primo giorno tutto sia coperto. Accetto e attendo. Iniziano quei sottili brividi da primo giorno di scuola, rimetto col pensiero mano all’agenda, alla mia cartella, alle borse rinforzate per trasportare i quaderni con quel misto di ansia ed emozione che accompagna i miei ormai sette anni di maestra elementare di terza fascia. Cioè? Lo so, devo delle spiegazioni. Alla squadra delle titolari che giocano per certo il campionato si aggiungono tre panchine affollate. A bordo campo in prima fascia stanno le mie colleghe abilitate e iscritte nelle graduatorie permanenti, che scelgono i posti di supplenza direttamente dal mister-provveditorato. Sui blocchi di seconda fascia si scaldano invece le file assottigliatissime delle insegnanti abilitate ma che per varie ragioni non hanno potuto sedere nelle panche di prima. Io sono nell’estrema retrovia, quasi ancora in spogliatoio, quella fascia terza di chi non è abilitato ma possiede i titoli per insegnare. Come vengono assegnati i posti di supplenza alle insegnanti non di prima panchina? Adesso lo vediamo.

Il dirigente scolastico della scuola di *** mi ha dunque convocato per giovedì con le altre insegnanti di “terza fascia”, ovvero le iscritte come me nelle graduatorie dette “di istituto”, ossia quelle che vengono gestite direttamente dalle scuole e da cui il preside può attingere per coprire le assenze delle docenti di ruolo. Insomma, qui il provveditorato non c’entra. Un’ultima precisazione: queste graduatorie racchiudono i nominativi di chi ha fatto domanda per essere inclusa nelle liste di un massimo di dieci diverse scuole dislocate in una medesima provincia. Quindi: per l’assegnazione di tutte le supplenze alle file di bordo campo, la priorità sul posto è data dall’appartenenza alla fascia e all’interno di ogni fascia da un punteggio che è un mix di titoli di studio, anni di servizio prestato, composizione del nucleo familiare.
Nella grande aula delle riunioni, quel giovedì mattina il dirigente scolastico elenca e scrive alla lavagna parte dei posti disponibili fino all’avente diritto (la parte che immagina di non poter coprire con le nomine del provveditorato). Chiama in base alla graduatoria le persone convocate e fa scegliere loro il posto che preferiscono in una rosa di posti di sostegno, posti comuni (ovvero insegnanti di classe), sostituzioni di maternità, malattie, spezzoni (ore di cattedre non complete) e part time.

Il dirigente come spesso capita è una sorta di figura mitologica mezzo mastino e mezzo psicologo, un misto di severità e affabilità, un’autorità che fonda il suo governo su una formula chimica sempre in precario equilibrio che miscela buon senso, arbitrio, regolamenti.
Chiarisce con molta fermezza che da noi pretende la massima serietà e che chi oggi si rende disponibile deve essere in classe lunedì mattina e mantenere “la parola data”, anche se nel frattempo qualcuno di noi dovesse ricevere chiamate da altre scuole. Infatti noi convocate della panchina estrema potremmo in teoria anche non presentarci lunedì nel caso venissimo interpellati da un’altra scuola con l’offerta di un posto migliore. Cosa che significherebbe per la scuola di *** essere da capo con le nomine e per i bambini non avere le insegnanti il primo giorno di scuola. Obblighi, lealtà, leggi non scritte, etica del dovere, premura, interessi, diritti, compromessi, poca strategia, qualche preoccupazione naturale sui conti di fine mese, tutto condito di molta incertezza: questo il poco o il molto che si affolla prima della scelta.
Arriva il mio turno e scelgo un posto comune. Seduta di fianco a me c’è una collega incinta che chiamata appena dopo dichiara di non avere alcuna preferenza, tanto lei lunedì in classe non ci sarà. Il preside sfoglia mentalmente la casistica infinita delle eccezioni e appunta con sguardo pragmatico la mossa successiva: nominare immediatamente la supplente della supplente.
A chi ha appena scelto un posto comune il dirigente non può assegnare una classe precisa, è infatti ancora in attesa dell’arrivo delle insegnanti nominate dal provveditorato sui posti liberi. Solo lunedì saprà quante sono e che “specializzazioni” hanno. Assegna però i plessi, cioè le sedi scolastiche dislocate nei diversi paesi che sono sotto la sua “giurisdizione”. Chi invece ha scelto il sostegno viene mandato dall’insegnate delegata per le assegnazioni (in provveditorato infatti le nomine sui posti di sostegno sono già state definite e si conoscono con precisione i casi scoperti).

“Ci vediamo lunedì, 8 e un quarto a scuola”.

Bene! Ho qualche giorno per prepararmi al mio primo giorno di scuola. La prima incognita rispetto alla classe che mi capiterà e alle materie che dovrò insegnare la supero infilando in cartella un menù ricco di indovinelli, rompicapo, storie illustrate, giochi didattici e buone avventure per tutte le età! Vagheggio le sfide del nuovo anno che inizia e attendo anch’io il suono della prima campanella.

Lunedì

Entro a scuola, saluto la coordinatrice che mi dice di andare in Quarta H…corro in classe, mi presento alle colleghe e alla vicepreside che è lì per il benvenuto ai bambini. Tutti nell’atrio per il saluto iniziale. Poi a me e a un’altra collega supplente viene affidata la classe. Sono lì, tutti insieme, i miei nuovi trenta piccoli compagni di avventura. E via con l’esercizio affascinante di associare e memorizzare nomi e volti mentre scorrono le immagini di racconti frammentati di vacanze di ogni tipo, estati reinventate per l’occasione tra camper, corse in bicicletta, tuffi dagli scogli e villaggi esotici dai nomi impronunciabili, almeno per il mio piccolo esercito di grembiuli neri e blu. Durante l’intervallo ho modo di capire o meglio di dedurre che quest’anno insegnerò italiano perché la collega di matematica, ancora in maternità, rientrerà fra qualche giorno e la collega supplente con cui ho iniziato avendo la specializzazione di inglese, quello farà in tutte le classi del plesso.
All’uscita, 12.30, vado in macchina in direzione per firmare la presa di servizio e poi torno nel plesso dove ero stamattina per programmare la settimana con le altre colleghe. La coordinatrice mi ferma e mi dice di tornare dal preside perché dovrò cambiare classe. Ok, riprendo la macchina e torno indietro. Il dirigente mi annuncia che il giorno dopo sarò in terza nell’altro plesso e di recarmi in fretta dalle nuove colleghe che hanno iniziato la programmazione delle attività della settimana. Cosa è successo? Devo cambiare classe perché nel calcolo delle insegnanti arrivate dal provveditorato il giro dei posti ricomincia e io sono stata assegnata ad un’altra classe. Vado dalle colleghe in programmazione che mi dicono che dovrò insegnare matematica, scienze e inglese…”Ah, ecco, un attimo, soltanto che io…lo farei anche ma… non ho la specializzazione di inglese”. La collega torna allora a colloquio con il dirigente mentre io proseguo la programmazione con le altre insegnanti. Si parla fitto di didattica, di tutto quello che si vorrebbe fare per appassionare i nostri bimbi e finalmente si inizia a sentire il gusto e che tutto ricomincia a scorrere!!
Tutto pronto, prima di andare, torno in direzione per salutare la mia collega che mi dice che con ogni probabilità cambierò di nuovo classe.
D’accordo, si ricomincia. Sono le tre e raggiungo un’altra collega per mangiare un boccone in un bar vicino alla scuola, alla cassa una ragazza ascolta la nostra conversazione e ci racconta la sua storia. Lei è una panchinara di prima fascia, abita lì, conosce la scuola e sa da giugno grosso modo quali sono i posti disponibili. Ma quando è stata in provveditorato quei posti non erano nell’elenco. Perché? Le persone che scelgono in provveditorato hanno la facoltà di delegare il provveditorato stesso per la scelta della sede. Il provveditorato dovrebbe affiggere un elenco con tutte le sedi disponibili e chiamare per nome secondo l’ordine della graduatoria le persone presenti e quelle che hanno delegato e depennare man mano le sedi che vengono scelte. In realtà sembrerebbe che alcuni posti corrispondenti ad alcune sedi vengono “congelati” ed eliminati dalle liste d’ufficio prima di aprire le assegnazioni per essere attribuiti alle deleganti fuori sede. Con l’effetto che chi poteva scegliere prima di me di fatto quei posti disponibili non li ha mai visti e ha ripiegato su altri. Qualcuno commenta sull’arbitrio, qualcuno sulla poca trasparenza, qualcuno accenna a commenti antipatici sui trucchi delle colleghe fuori sede (non si risparmia qualche punta di razzismo contro quelle del sud). Qui gli scivoloni della guerra tra poveri sono facili, così come il complottismo e lo scoramento, bisogna tenere i nervi saldi e non perdere la bussola. In realtà le cose non vanno proprio come da leggenda metropolitana, si accumulano anche errori materiali degli impiegati (in un sistema ancora poco armonizzato e tecnologico), le comunicazioni contrastanti, il fatto che qualche dirigente scolastico non si fida di mister-provveditorato e non comunica niente perché vuol decidere in autonomia la sua rosa… Io appena un’ora fa sono tornata al “via” e spero che tutto non dipenda solo dal prossimo tiro di dadi. “In bocca al lupo”. Ci congediamo.

Martedì

Mattina, raggiungo la 3 F . La collega mi dice che starò qui per questa mattina, mentre domani tornerò nell’altro plesso, quello dov’ero ieri, non si sa ancora su quale classe. Conosco i bambini, cerco anche qui di mettere in ordine visi e nomi, ancora qualche fotogramma dell’estate, poi un gioco con i numeri per riscaldarci un po’, qualche bella domanda a cui cerchiamo di rispondere tutti insieme, poi disegniamo e la mattina è volata. Loro chiedono se sarò la loro maestra. Rispondo che non lo so, penso di no ma, sfidando l’ovvietà (quella che implacabilmente i miei piccoli alunni puniscono) “Ma per oggi sono con voi”.
Li saluto, durante il pomeriggio torno a scuola per il collegio dei docenti, incontro la coordinatrice del plesso dove ero ieri che mi dice “Bene, sei di nuovo tra noi, lavorerai sulle terze, e questa è la tua nuova collega di terza c”.
Ok,quel plurale nasconde forse… il sorriso esce con un po’ di sforzo ma suvvia, mi presento alla collega, le chiedo quali materie insegna. Mi spiega che io lavorerò principalmente in classe sua ma anche in terza A e in terza B. Le mie parole escono con tono rassegnato ma più veloci del pensiero di trattenerle “Quindi farò l’insegnante tappabuchi”. “No” dice lei sicura “diciamo che farai l’insegnante jolly” e mi mostra l’orario. Su 22 ore di insegnamento, 10 saranno di… mensa, 2 di scienze, 2 di geografia, 2 di educazione motoria, 2 di compresenza sulle ore di religione, 2 di musica, 2 di arte e immagine. Tutto distribuite su 3 classi. So anche che motoria e musica dal mese di gennaio la faranno quelli che chiamiamo esperti, ovvero personale non statale ma pagato con i fondi d’istituto e del diritto allo studio … quindi? Io in quelle ore sarò di sorveglianza dato che agli esperti non si può dare la responsabilità dei bambini.
Tutti a casa dopo tre ore di collegio dove mi astengo dal voto su quasi tutto perché non conosco nessuno dei progetti in approvazione, tutti discussi in un collegio precedente a cui io, neo nominata, non ero presente.

Mercoledì

Conosco i bambini di una delle mie tre terze. Riallineo nomi e facce, mi presento, li conosco e li porto a mangiare. In mensa dopo un quarto d’ora arrivano anche i bambini di quarta 4 H quelli conosciuti il primo giorno, accompagnati da una collega supplente, che era stata nell’anno precedente l’insegnante dei bambini della mia nuova terza. La scenetta è divertente e forse dice di un paradosso: i bambini di quarta mi riconoscono e gridano il mio nome salutandomi e i bambini della mia terza fanno altrettanto con l’altra insegnante.
Durante l’intervallo del pomeriggio chiacchierando con i colleghi racconto l’episodio e capisco che con ogni probabilità il dirigente scolastico assegnerà, per continuità didattica, alla supplente della mensa la classe su cui sto io in questo momento. Un altro lancio di dadi. E io? Le risposte suonano più o meno: per ora rimani qua, ancora niente è deciso.

Giovedì

Conosco l’altra classe terza, la C. E allora mi presento, memorizzo i visi e provo a non pasticciare con i nuovi nomi, facciamo lezione, ci divertiamo, il tempo vola e quasi la campanella ci coglie ancora in pieno dibattito sui colori delle stelle marine e dei pesci tropicali.

Venerdì

Oggi è tempo di conoscere la mia terza terza. Mi presento, guardo le facce che mi guardano e…detto fatto, riprendo ad imparare altri 25 nomi anche se sento che li dimenticherò in fretta perché, se mai rimarrò qui, rivedrò i bambini solo tra una settimana per un’altra ora di musica e di mensa. Mi chiedono se sarò la loro maestra e questa volta rimango sul vago e ho 25 musetti interrogativi che non sono per nulla soddisfatti della mia risposta.
Alla fine del pomeriggio mi viene comunicato che lunedì dovrò tornare in quarta F, la prima classe che ho conosciuto. 8.25 in classe ed è meglio preparasi per tutta la giornata, almeno per quel giorno, dovrò infatti sostituire la collega in maternità (che rientrerà fra qualche giorno), perche la supplente che in questi giorni l’aveva rimpiazzata per questa settimana ha rinunciato al posto. Con le ultime news inizio il mio primo fine settimana dell’anno scolastico, pronta a immaginare la mia prima lezione di italiano per i bambini di quarta…e, mi chiedo, davvero preparata anche al prossimo tiro di dadi?



* insegnante precaria, Lombardia