La scuola e la riforma Gelmini

Appello dei precari alla Regione

  da L'Arena.it, 22.9.2011

Una classe durante una lezione Il Comitato precari scuola Veneto chiede l’intervento della Regione per risolvere la situazione dei precari della scuola dopo l’applicazione della terza trance della legge Gelmini.

«Questo ultimo taglio (auspicando sia l’ultimo) - sostengono i precari - ha creato una situazione molto grave nei confronti del licenziamento di centinaia di persone che lavoravano per l’amministrazione pubblica da sei sette otto anni, una vera e propria umiliazione per centinaia di persone, soprattutto donne e madri di famiglia. Senza contare si aggiunge che alcuni lavoratori sono spesso costretti ad accettare incarichi di appena 6 ore la settimana spostandosi a proprie spese in località lontane, solo per non perdere punteggi per il prossimo anno».

«Solidarietà ai lavoratori che si ritrovano senza un posto di lavoro è stata espressa da diversi sindaci a nome di diverse amministrazioni dichiarando: "Queste persone ricoprono un ruolo fondamentale per il futuro dei nostri giovani e non possiamo non tenerne conto. In questo caso, l’emergenza lavoro è ancora più grave perché colpisce la scuola che, fino ad oggi, è sempre stata una delle migliori al mondo"».

Il Comitato, chiede inoltre se il personale Ata inserito a pieno titolo (per tempi di servizio e qui riferito ai sei sette otto anni), nella Graduatoria Permanente, la stessa graduatoria da un punto di vista giuridico non dia anche diritto a determinate condizioni di trattamento, visto l’entrata per servizio e non per nomina.
Esiste inoltre riferimento alle normative europee che lo stesso personale non può essere impiegato per contratti a tempo determinato per un massimo di due, cosa abbondantemente superata da molti.

«Siamo quindi a chiedere che la Regione Veneto dia una risposta urgente a questa situazione», dicono i precari.

E proseguono: «Suggeriamo inoltre di andare a vedere l’esempio di diverse regioni con l’utilizzo intelligente della norma “Salva precari” ad esempio la Regione Piemonte dove il piano regionale prevede grazie a un accordo con l’Inps, che l’ente di previdenza eroghi a questo personale “extra” il sussidio di disoccupazione (visto che lo percepirebbero lo stesso) considerando il loro un lavoro “socialmente utile” e la Regione Piemonte integrerà il compenso mensile fino alla fine dell’anno scolastico rendendolo uno stipendio “normale”».