L'intervento

Guerra tra precari

 Pasquale Almirante La Sicilia, 11.9.2011

Riaprono le scuole e ritorna immancabile la confusione negli uffici scolastici provinciali soffocati da normative ministeriali, spesso in contraddizione, e dalle istanze dei precari, col fucile puntato sulla garanzia dei punteggi.

La scuola è ormai l'ultima frontiera del lavoro pubblico possibile e al di là dell'efficacia didattica dei loro interventi, i professori pensano a sistemarsi, magari dopo decenni di supplenze. Se tuttavia questa aspirazione non è legittima, sfidiamo chiunque a sostenere il contrario anche perché la libertà intellettuale è inesistente se non c'è quella economica. Che può sembrare banale se non ci fosse già nelle foreste del dibattito relativo alle speranze da dare ai nuovi iscritti all'università, che intendono darsi all'insegnamento. Si legge allora che un noto giornale rimproveri a Gelmini di pensare solo a sistemare i precari storici e di lasciare al palo i giovani, visto che nell'arco dei prossimi 7/10 anni i posti che si renderanno liberi coi pensionamenti sarebbero già occupati dagli iscritti nelle graduatorie: perché allora fare sacrifici per una laurea che non dà sbocchi? Domanda legittima se si ignora la fellonia che è stata perpetrata nei confronti di 250mila persone chiamati a puntellare le crepe della istruzione per anni, blanditi con promesse di assegnazioni di titoli, derubati da corsi fittizi di agenzie formative, sfruttati da scuole private pirata, usati dallo Stato a consumo e poi, per garantire giustamente i neo laureati, buttati a mare senza neanche scialuppa di salvataggio.

Dopo la guerra tra precari a pettine e a coda, tra nordisti e sudisti, tra insegnanti di lettere classiche e moderne ecco un'altra disfida nel mezzo della quale si erge il ministro della Istruzione che non sapendo cosa dire promette il 50% dei posti alle graduatorie e il 50% ai giovani aspiranti. Enunciazione balzana, come sicuramente sa la Gelmini, perché questo era il progetto di Fioroni, ma che è stato accantonato nel 2008 per sferrare il più grande licenziamento della storia d'Italia togliendo materie, con una fanfaronesca riforma epocale della scuola, e servizi ai cittadini come il tempo pieno e l'istruzione ai disabili. Rattrista vedere il ministro cercare nidi sotto le tegole, ma ancora di più fomentare litigi e astiosità fra colleghi che per timore di annegare si aggrappano a qualunque relitto.