Il ministero si decide a pubblicare i dati:
richieste aumentate del 64% in 14 anni. Il caso Calabria.

Prof di sostegno, posti senza ratio

Spesso non c'è relazione tra numero di alunni e insegnanti

Mario D'Adamo ItaliaOggi, 18.11.2011

ROMA. Il 10 ottobre il ministero ha pubblicato sul proprio sito una serie di dati statistici (con un notevole ritardo condito da molte polemiche) riguardanti il sostegno, dall'anno scolastico 1998/99 a quello in corso.

Su una base dati distribuita su quattordici anni è così possibile verificare l'andamento dei posti di insegnante di sostegno, il numero degli alunni disabili e il rapporto medio alunni – insegnanti. Mentre l'andamento dei posti e il numero degli alunni disabili è presentato, oltre che complessivamente, anche regione per regione, il rapporto alunni/docenti, invece, è aggregato per macroregioni: nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole. Rispetto al numero globale dei posti di insegnamento, che diminuisce di 37.256 unità, quello dei soli insegnanti di sostegno aumenta di un valore analogo, 36.428 unità, il 61 per cento: passa da 59.661 del 1998/99 a 96.089 del 2011/2012, quasi a compensazione della complessiva diminuzione dei posti di insegnamento.

Aumenta, però, il numero degli alunni disabili, che sono passati dai 116.751 del 1998/99 ai 191.037 del 2011/2012, con un incremento del 64 per cento. Ed ecco perché complessivamente, come si vede nella tabella, il rapporto alunni disabili/insegnanti di sostegno è peggiorato. Regione per regione le variazioni sono diverse: in due regioni, le Marche e la Lombardia, il numero degli alunni è più che raddoppiato ma il numero degli insegnanti è più che raddoppiato non solo nelle Marche ma anche in altre due regioni, Il Veneto e il Molise, mentre nella Lombardia esso si attesta poco sotto il doppio. Eppure nel Veneto e nel Molise, nei quali gli insegnanti sono raddoppiati, il numero degli alunni disabili non è raddoppiato. Anzi, nel Molise si attesta a un incremento solo del 50 per cento, di 14 punti inferiore a quello nazionale. Dai dati ministeriali, inoltre, si nota che all'aumento degli alunni disabili non corrisponde nello stesso ordine l'aumento dei posti di sostegno né a ll'incremento percentuale degli alunni disabili corrisponde, regione per regione, lo stesso incremento dei posti di sostegno.

Anche in altre regioni, l'incremento dei posti di insegnante di sostegno aumenta più degli alunni disabili. In Calabria, ad esempio, gli alunni sono passati dai 5.657 del 1998/99 ai 6.203 del 2011/2012 con un aumento solo del 9 per cento ma il numero dei posti di sostegno è cresciuto del 35 per cento, passando da 2.681 a 3.635. Analogamente per la Sardegna, nella quale l'incremento degli alunni è stato del 18 per cento e quello degli insegnanti del 45. O per la Basilicata, nella quale il differenziale di incremento è di 51 punti (gli alunni aumentano del 43 per cento, gli insegnanti del 94). Oltre a quelle già citate, i posti di insegnante aumentano più degli alunni in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Puglia.

In tutte le altre il numero dei posti aumenta meno degli alunni. E così si spiega il peggioramento del rapporto nazionale medio tr a numero di alunni disabili e numero di insegnanti. Che è passato, infatti, da 1,96 del 1998/99 a 1,99 del 2011/12, quasi due alunni disabili per docente. Vi sono regioni nelle quali il rapporto attuale è migliorato (Sardegna, Puglia, Calabria, Molise, Sicilia, Friuli, Emilia e Veneto), mentre in altre è peggiorato, anche se nel Molise resta sotto la media nazionale, un alunno e mezzo per insegnante, essendo passato da 1,40 a 1,50.

La tabella, interamente elaborata da questo giornale, evidenzia il rapporto alunni/docente nel 2011/12 raffrontato con quello del 1998/99, a iniziare dal migliore, nel Molise appunto, fino al peggiore, nel Lazio. Il peggioramento del rapporto medio nazionale lascia intravedere la scure del ministero delle finanze anche sui posti di sostegno ma forse hanno contribuito a ridurne l'incidenza le pronunce della Consulta e della magistratura ordinaria intervenute a riaffermare il dovere dello Stato di assicurare il diritto allo studio, a prescindere da vincoli di organico, e quindi di bilancio.