DIRITTO DI CRONACA
Ecco le baby-pensioni
Flavia Amabile La Stampa,
28.10.2011
Che cosa sono le baby pensioni?
In questi giorni se ne è parlato molto. Il termine baby pensioni
però indica soltanto quelle godute da lavoratori del settore
pubblico che hanno smesso di lavorare a meno di 50 anni di età.
Furono introdotte nel 1973 dal governo Rumor e cancellate quasi
venti anni dopo, nel 1992.
Chi ne aveva diritto?
Chi aveva 14 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi se si trattava di
donne sposata con figli, 20 anni per gli statali, 25 per i
dipendenti degli enti locali.
In quanti ne godono?
Sono 531.752 le pensioni di vecchiaia e di anzianità concesse in
questi anni secondo l’ultimo rapporto della Confartigianato. In
media i baby pensionati ricevono un assegno di circa 1.500 euro
lordi al mese. Cifre di tutto rispetto, se si considera che
mediamente incassano la pensione per più di 30 anni avendo versato
pochissimi contributi. Incassano minimo tre volte rispetto a quanto
hanno versato.
Chi sono i baby-pensionati?
Il 78,6% - quasi 8 su 10 - sono dipendenti pubblici, come . Di
questi più della metà (il 56,5% sono donne. Il restante 21,4% invece
sono persone che godono di regimi speciali. Sono soprattutto persone
che vivono al Nord, e non a caso la Lega sta puntando i piedi contro
ogni intervento in materia. Il 62,5% è concentrato al Nord. Al primo
posto c’è la Lombardia con 110.497 baby pensioni e una spesa di 1,7
miliardi e un record assoluto di 2 baby-pensionati su 10. Al secondo
posto c’è il Veneto con 56.785 assegni, il 10,7% del totale. Al
terzo e quarto posto Emilia Romagna e Piemonte, rispettivamente con
52.626 e 48.414 assegni, circa il 9% del totale.
Quanto costano?
Cifre abnormi se si considerano tutti gli effetti sull’economia di
quest’anomalia previdenziale. In totale costano allo Stato circa
163,5 miliardi, una sorta di tassa di 6.630 euro a carico di ciascun
lavoratore italiano, sostiene Confartigianato, se si calcola la
maggiore spesa che le casse pubbliche sopportano rispetto ai
pensionati ordinari. I baby pensionati infatti ricevono un
trattamento pensionistico più lungo di 15,7 anni rispetto ad un
pensionato medio. Se si calcola la maggior spesa pubblica cumulata
per ognuno degli anni di pensione eccedenti alla media si arriva
alla cifra di 148,6 miliardi di euro. A questa somma bisogna
aggiungere la minore contribuzione pari a 138.582 euro per ogni
baby-pensionato del settore privato. Sono circa centomila, vuol dire
un carico di 14,8 miliardi di mancate entrate previdenziali. Se
invece si vuole considerare solo le rendite erogate siamo su una
spesa di 9,45 miliardi di euro: 7,43 miliardi per quelle incassate
dai lavoratori del pubblico impiego, 2,02 miliardi per i lavoratori
sottoposti a regimi speciali. E’ una cifra considerevole soprattutto
se si tiene presente che nel 2010 la spesa pensionistica
complessiva, secondo i dati della Ragioneria generale, è arrivata a
sfondare quota 193,4 miliardi, pari al 15,3% del Prodotto interno
lordo. Insomma, oltre il 5% della spesa per assegni pensionistici
serve a coprire l’esborso per i baby-pensionati.
Quanto hanno lavorato?
Forse sarebbe preferibile rovesciare la domanda e chiedere quanto
restano in pensione per aver eun quadro più chiaro di quello che
accade. In media il 48% della vita, ovvero più di 40 anni,s e si
considera una durata media della vita di 85,1 anni. Ma ci sono
16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati dal
lavoro a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni, ovvero il
63,4% della vita, molto più della metà della loro esistenza. Da non
disprezzare anche la condizione di coloro che sono andati in
pensione tra i 35 e i 39 anni: restno in pensione 47 anni, il 55,8%
della loro vita.
Esistono baby pensionati famosi?
Sì, sono anche molti e spesso politicamente scomodi. Antonio Di
Pietro, leader dell’Idv, andato in pensione da magistrato a 44 anni
(oggi ne ha 60) e che incassa 2.644 euro lordi al mese. La moglie di
Umberto Bossi, Manuela Marrone, sposata con il leader della rivolta
contro Roma Ladrona, è andata in pensione come insegnante a 39 anni.
Proprio su di lei si è scatenata l’ultima lite alla Camera due
giorni fa. Tra i politici c’è anche Leoluca Orlando, un tempo
sindaco di Palermo e oggi portavoce dell’Idv che è andato in
pensione a 42 anni. E persino Adriano Celentano non si è tirato
indietro: è in pensione dal 1988 a soli 50 anni. A livelli diversi,a
nche come rendite percepite, l’ex vicedirettore generale della Banca
d’Italia, Mario Sarcinelli. Quando compì 48 anni decise di lasciare
la Banca d’Italia di cui era arrivato a ricoprire il ruolo di
vicedirettore generale. Un’ottimo incarico che si è riflesso sulla
pensione: 15mila euro al mese per 24 anni di lavoro senza che questo
impedisca di continuare a ottenere incarichi e stipendi mensili. Un
percorso simile quello di Rainer Masera andato in pensione a 44 anni
dopo una lunga carriera in Banca d’Italia per diventare presidente
dell’Imi, l’Istituto Mobiliare Italiano. Da allora lo Stato gli
versa 18mila euro al mese.
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