L'intervento Quando partono i TFA? Pasquale Almirante La Sicilia, 16.10.2011 Quando partiranno i Tfa (Tirocini formativi attivi) da anni promessi dal Miur ma ancora in alto mare? Le università, dopo la soppressione delle Ssis, hanno messo a disposizione il numero complessivo dei posti disponibili in attesa che dal ministero arrivi il permesso per il loro avvio, anche per rispondere al dibattito attorno alle prospettive di insegnamento da dare ai giovani neolaureati che, considerato l'affollamento abnorme delle graduatorie, non avrebbero nell'arco dei prossimi 6-7 anni accesso al lavoro. Un problema rilevante ma dagli esiti controversi, sia perché non si può disconoscere né il servizio né le abilitazioni degli oltre 250mila precari in attesa da anni, sia perché i tagli effettuati con la riforma hanno decimato i posti che risentono pure del blocco dei pensionamenti. D'altra parte, l'accesso ai Tfa presuppone soprattutto il superamento di test preselettivi per scremare l'enorme numero di aspiranti e quindi il Miur dovrebbe predisporli, per evitare disparità e premiare il merito, a carattere nazionale, uguali per tutti e per classe di concorso: operazione difficile e delicata della cui complessità il concorso a preside di questi giorni ha dato prova, benché venga da molte parti proposto di affidare questo compito alle università. Contestualmente però si aspetta pure una nuova legge, promessa dopo il varo della «Formazione iniziale», che dia le coordinate per il reclutamento dei docenti, nonché le spiegazioni nel dettaglio di chi può partecipare alle preselezioni per l'ammissione ai Tfa. Questione non da poco se è già nata una nuova piccola guerra tra precari «storici» e nuovi, tra già abilitati provvisti di tirocinio e abilitandi lasciati nel limbo, mentre scalciano i neo laureati. Dicono infatti i vecchi precari che le graduatorie a esaurimento (da cui si sono attinte le 30mila immissioni in ruolo di quest'anno) non si devono aprire, cosa alla quale invece aspirano legittimamente gli abilitati. Le gravi colpe del Miur, come si vede, cadono sempre sui più deboli, che riescono persino a litigare, mentre Gelmini promette il 50% dei posti ai vecchi e il 50% ai futuri abilitati, in assenza però di una benché minima certezza che è invece l'elemento indispensabile perché i giovani si creino un avvenire e forse la scuola un suo progetto sicuramente meno precario. |