Concorso dirigenti, di S.L.P. La Tecnica della Scuola, 1.11.2011 I 9.113 candidati ammessi agli scritti attesi da due prove uniche su tutto il territorio nazionale. Ma verso quale tipo di prova vanno gli aspiranti presidi? Alcune associazioni vorrebbero aggiustare un po’ il tiro e creare un tipo di verifica più snella e con ambizioni ridimensionate e meno olistiche. Si è appena conclusa la correzione dei test preselettivi di accesso al concorso dirigenti con una percentuale indubbiamente bassa di ammessi: circa il 30 % in media dei partecipanti. Prova troppo difficile e inusitata o indice di regolarità e trasparenza? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che sono 9.113 i candidati che adesso si giocano la partita alle prove scritte, che, come il ministro Gelmini ha annunciato il 27 ottobre scorso, si svolgeranno a dicembre con due prove uniche su tutto il territorio nazionale. Ma verso quale tipo di prova vanno gli aspiranti presidi? Secondo il bando la prima prova scritta dovrà consistere nello svolgimento di un elaborato su una o più aree tematiche tra quelle indicate nell'art. 8 del Bando, che qui di seguito riportiamo: a) Unione Europea, le sue politiche e i suoi Programmi in materia di istruzione e formazione, i sistemi formativi e gli ordinamenti degli studi in Italia e nei paesi dell’Unione europea, con particolare riferimento al rapporto tra le autonomie scolastiche e quelle territoriali e ai processi di riforme ordinamentali in atto; b) Gestione dell’istituzione scolastica, predisposizione e gestione del piano dell’offerta formativa nel quadro dell’autonomia delle istituzioni scolastiche e in rapporto alle esigenze formative del territorio; c) Area giuridico-amministrativo-finanziaria, con particolare riferimento alla gestione integrata del piano dell'offerta formativa e del programma annuale; d) Area socio-psicopedagogica, con particolare riferimento ai processi di apprendimento, alla valutazione dell’apprendimento e dell’istituzione scolastica, alla motivazione, alle difficoltà di apprendimento, all’uso dei nuovi linguaggi multimediali nell’insegnamento e alla valutazione del servizio offerto dalle istituzioni scolastiche; e) Area organizzativa, relazionale e comunicativa, con particolare riguardo alla integrazione interculturale e alle varie modalità di comunicazione istituzionale;
f) Modalità di conduzione delle organizzazioni complesse e gestione
dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento alle
strategie di direzione ; h) Conoscenza di una tra le seguenti lingue straniere a livello B1 del quadro comune europeo di riferimento: francese, inglese, tedesco, spagnolo. La seconda prova scritta consisterà, invece, nella soluzione di un caso relativo alla gestione dell’istituzione scolastica, con particolare riferimento alle strategie di direzione in rapporto alle esigenze del territorio. Supereranno la prove scritte coloro che otterranno un punteggio non inferiore a 21/30 in ciascuna prova (art 10 Bando). Giungono, però, proposte interessanti per aggiustare un po’ il tiro e creare un tipo di prova più snella e con ambizioni ridimensionate e meno olistiche. L’ADI, Associazione docenti italiani, formula una serie di ragionevoli proposte sulla conduzione delle prove scritte: innanzitutto che i candidati conoscano prima della data stabilita per le prove scritte i criteri di valutazione, le modalità specifiche delle prove (forma, durata, argomenti) e i tempi di esecuzione. Al fine poi di garantire un minimo di equità, obiettività e uniformità dei criteri di valutazione, le prove scritte dovrebbero avere le seguenti caratteristiche. La Direzione, poiché ne ha facoltà, dovrebbe innanzitutto indicare ai presidenti alcuni argomenti PRIORITARI tra quelli dell’articolo 8 del bando, al fine di selezionare i migliori candidati.
Punto cardine poi della proposta dell’Adi è evitare di proporre il
solito tema, perché soggetto a valutazioni assolutamente
discrezionali e inadeguato per la maggior parte dei candidati
meritevoli che provengono da lauree tecnico-scientifiche; bisogna
proporre una forma che stimoli la sintesi, evidenzi il livello di
informazione, la capacità di andare al cuore del problema e, non
ultimo, tale forma deve rendere la correzionerapida, accurata,
obiettiva e facilmente condivisibile dalla commissione; ridurre i
tempi (mai le sei ore del classico tema) in modo da non lasciare
spazio al plagio e ai suggerimenti. Essendo poi il programma di una tale vastità che è poco credibile per una selezione, la direzione ministeriale insieme ai presidenti di commissione devono fare tutto il possibile per dare indicazioni utili ai candidati- tempestivamente prima delle prove- così che possano focalizzare la loro preparazione su punti il più possibile ristretti e dominabili da un normale cervello. Per la seconda prova sarebbe invece auspicabile che l’Amministrazione desse alle commissioni (e ai candidati con congruo anticipo) un elenco degli argomenti di una cinquantina di casi, tra cui saranno scelti quelli dell’esame. Un altro punctum dolens del precedente concorso è stato quello dei criteri di valutazione. Secondo l’Adi essi debbono essere pochi e chiari, formulati in modo non ambiguo e possibilmente espressi in forma gerarchica, dal più importante al meno importante (non si pretende che vengano tarati, come si dovrebbe, ma quasi). Infine la proposta forse più significativa: le prove scritte siano corrette da una commissione regionale diversa da quella del candidato. Ogni commissione raccolga le prove, ne faccia un plico sigillato che invia alla commissione indicata dalla direzione centrale, la quale provvede alla correzione e alla restituzione nei tempi previsti. La commissione che ha gestito le prove non potrà sindacare sul giudizio della commissione che le ha corrette e valutate. L’operazione deve avvenire autonomamente per ciascuna delle prove scritte: se, ad esempio, la commissione del Veneto ha corretto la prima prova della Regione Lazio, correggerà la seconda prova della Regione Campania, così per le altre commissioni. In mezzo a tante sagge proposte, però, aleggia già lo spettro di innumerevoli ricorsi e tristi profezie. Attorno ai concorsi proliferano lobbies che alimentano le azioni legali e promettono di fare durare il concorso un paio d’anni. Secondo Rosario Drago, intervistato dall’Adi, “i TAR accoglieranno i ricorsi contro la prova preselettiva (una riserva non si nega a nessuno); verrà organizzato un concorso riservato per gli esclusi; la prova, a questo punto “riservata”, farà passare alla successive prove un altro bel po’ di aspiranti; il concorso durerà almeno due anni, salvo “code” che possono essere anche più di una; i “vincitori” entreranno in una graduatoria che, a pettine, conterrà anche i riservisti. Gli idonei saranno un numero tale che ci vorranno – al netto degli effetti del dimensionamento – un decennio per essere assorbiti (abbiamo ancora i siciliani da sistemare)”. Altro che immissioni in ruolo dal 1 settembre 2012. Qua si prevedono tempi giurassici. Gli aspiranti presidi avranno ancora tanto tempo per spiegare il loro amato Leopardi o tante belle disequazioni di secondo grado… |