GOVERNO
Scuola, tre anni di tagli indiscriminati Dal 2008 a oggi aumentano il numero di studenti per ogni classe, diminuiscono gli insegnanti (anche di sostegno) e il personale Ata, cresce il rischio sicurezza. I risparmi del governo berlusconi anche attraverso la riduzione del numero di ore di lezione. Tiriamo le somme delle misure approvate sotto il governo Berlusconi la Repubblica, 17.11.2011 ROMA - Classi strapiene al limite della sicurezza, servizio scolastico assottigliato al minimo e taglio delle cattedre. E ancora: personale Ata ridotto all’osso e presidi costretti a fare la spola fra più scuole. Ecco l’eredità che l’ex inquilino di viale Trastevere, Mariastella Gelmini, lascia al neoministro per l'istruzione Francesco Profumo.
Per quest’ultimo, dopo
l’accanimento del governo Berlusconi sull’istruzione statale, fare
dimenticare tre anni e mezzo di tagli indiscriminati non sarà
facile. E così, all’indomani del varo del nuovo esecutivo, questa
mattina, gli studenti sono tornati in
piazza “per denunciare ancora una volta la
drammatica situazione in cui versa l’istruzione e la condizione
giovanile nel nostro Paese e per delineare quello che secondo noi
deve essere il percorso di rilancio di un’intera generazione e di
tutto il Paese”, spiegano dalla Rete degli studenti.
L'unica cosa ad
aumentare, in poco più di un triennio, è stata la popolazione
scolastica, cresciuta di 58mila unità, passando dai 7 milioni e 768
mila alunni del 2008/2009 ai 7 milioni e 826 mila dell’anno
scolastico in corso. Ma tutto il resto ha subito un drastico taglio.
Le classi, nonostante l’aumento degli alunni, sono calate di 10 mila
unità. Per centrare questo risultato, la coppia Tremonti-Gelmini ha
manovrato due leve: ha incrementato il
numero di alunni per classe e, contemporaneamente,
tagliato il servizio scolastico. Ma basta fare un giro nelle scuole italiane per comprendere che la realtà è un’altra cosa. Nel triennio gelminiano le classi con oltre 25 alunni – e quindi fuorilegge – sono cresciute di 6 punti percentuali: passando dal 11,6 al 17,3 per cento. Qualcosa come 60 mila classi, in cui l’esodo in caso di incendio potrebbe diventare davvero problematico. Con punte che superano il 37 per cento nelle scuole dell’infanzia e del 27 per cento al superiore.
Ma l’alleggerimento di
87 mila cattedre in poco più di mezzo lustro non sarebbe stato
possibile se non si fosse operato sul
taglio delle ore di lezione e di importanti servizi.
L’aumento “politico” di 4 mila classi a tempo pieno nella scuola
primaria è stato abbondantemente compensato dal contemporaneo taglio
di 8 mila classi a tempo normale, sempre nella scuola primaria, per
di più funzionanti con meno ore di lezione rispetto a prima: 24 o 27
ore settimanali in luogo delle 30/33 del periodo ante-Gelmini. Ma
non solo. Per incrementare il tempo pieno all’elementare del 12 per
cento, l’omologo servizio – il tempo prolungato – nella scuola media
è stato sfoltito del 24 per cento: meno 4.666 classi.
In soli tre anni, la
primaria ha perso 28 mila cattedre e 30 mila la scuola superiore.
Anche il sostegno a favore dei più
deboli ha dovuto contribuire al “risanamento” del
Paese. Nel 2008/2009, 175.778 alunni disabili potevano contare sul
supporto di 90.026 insegnanti di sostegno – con un rapporto di 1,95
alunni per docente di sostegno – quest’anno, 198.672 alunni disabili
vengono supportati da 97.636 insegnanti specializzati, col rapporto
che per la prima volta supera la soglia dei due alunni per docente:
2,03 per l’esattezza. E che dire dell’ultima norma prevista nelle legge di stabilità che lascerà un terzo delle scuole italiane senza preside e segretario titolari 1. Dal prossimo anno, le scuole con meno di 600 alunni (400 nelle piccole isole e nei comuni montani) dovranno accontentarsi di un dirigente scolastico e un capo della segreteria “reggenti”: titolari presso un’altra scuola. Saranno 3.138 le istituzioni scolastiche che non avranno più un capo d’istituto e un segretario a tempo pieno: un terzo delle 10 mila scuola italiane, dove “comanderanno” i vicari. |