DIRITTO di CRONACA

Atenei, metà hanno tasse illegali

Gli studenti dell'Udu vincono un ricorso a Pavia
e minacciano di fare altrettanto nelle altre università

Flavia Amabile La Stampa, 24.10.2011

Capita anche che gli studenti riescano a mettere in difficoltà la loro università. L’Udu, Unione degli Universitari, c’è riuscita a Pavia, dove l'anno scorso gli studenti dell'ateneo hanno visto aumentare vertiginosamente gli importi delle loro tasse universitarie. Hanno fatto ricorso al Tar di Milano e, a distanza di un anno, è stata data loro ragione: l'ateneo infatti dovrà rimborsare tutti i suoi 22 mila iscritti, restituendo a ciascuno 77 euro.

Il Tar ha dato loro ragione
perché, in base alla riforma dell’università dell’ex-ministro Gelmini, la somma dei contributi di ogni singolo studente non dovrebbe superare il 20% dei fondi ministeriali stanziati per quell’ateneo. Il problema è che i tagli targati Gelmini-Tremonti, hanno reso automaticamente fuorilegge la gran parte delle università che per fare cassa non hanno saputo fare altro che aumentare le tasse.

Il pro rettore dell'Università di Pavia
, Lorenzo Rampa, si giustifica spiegando che lo sforamento dell'1,3% è legato proprio alla riduzione dei finanziamenti da parte del governo che hanno creato «grosse difficoltà di bilancio». Gli aumenti sono stati limitati alle fasce più alte di reddito, aggiunge, e si augura che tutto questo non creerà problemi all’ateneo.

Per difendere la struttura
annuncia anche un contro-ricorso al Consiglio di Stato ma la questione a questo punto va oltre i confini del singolo ateneo, assume contorni nazionali e diventa il primo banco di prova del nuovo ministro dell’Istruzione Francesco Profumo su un terreno a lui molto familiare, quello degli atenei.

L’Udu ha infatti calcolato
che ad essere non in regola sono 33 atenei, la metà. «Secondo i dati del Miur - spiega Michele Orezzi Coordinatore Nazionale dell’Unione degli Universitari - nel solo 2010 la parte fuorilegge delle tasse studentesche in tutta Italia è di circa 218 milioni di euro, di cui 82 milioni (il 37,6%), solo negli atenei della Lombardia. Come si capisce l’1,7 milioni di euro che l’Università di Pavia è stata condannata a risarcire ai suoi studenti è solo la punta dell’ iceberg di un tesoretto fuorilegge evidentemente sottratto dalle tasche degli studenti e da quelle delle loro famiglie».

Le università dove maggiore
è stato l’abuso del ricorso all’aumento delle tasse per finanziarsi, sono soprattutto al Nord. Tutti gli atenei lombardi sono fuorilegge. Alla Statale di Milano il prelievo illegale è il più alto: supera i 32 milioni di euro. Ma è Urbino con il suo 36,6%, la prima università in Italia per percentuale oltre il tetto del 20%.

A questo punto l’Udu annuncia
di voler andare fino in fondo con una serie di «ricorsi a catena». «Non vogliamo mettere le Università sul lastrico», precisa il loro coordinatore nazionale, ma far sì che «tutta l’università si unisca alla voce degli studenti per un’Istruzione Pubblica, di qualità e accessibile a tutti».

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L’Università di Torino è una delle 33 fuorilegge: anche le sue tasse sono troppo alte. E’ all’ottavo posto della classifica (con uno sforamento del 28,39%) e al terzo, dopo Bologna e Milano, con oltre 21 milioni di euro in più chiesti agli studenti. Il rettore Ezio Pelizzetti sta seguendo la vicenda con attenzione, sa che potrebbe trasformarsi in un problema molto serio.

La classifica vi dipinge come una delle università più illegali in fatto di tasse.
«A dire il vero le nostre tasse sono più basse di altre università. Riceviamo 700 euro in meno dallo Stato rispetto a Milano e Bologna. Se si tenesse in considerazione questa penalizzazione il nostro sforamento calerebbe al 22%.

Comunque oltre la soglia prevista: teme anche lei un ricorso?
«Non saprei, ne parleremo in Senato Accademico e nel consiglio di amministrazione la prossima settimana. Ma è evidente che i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario non ci consentono alternative».

Tocca agli studenti pagare?
«Se vogliamo garantire agli studenti le strutture e i servizi che finora ci hanno permesso di funzionare al meglio non saprei proprio che cos’altro fare».

Gli studenti dell’Udu propongono un’altra soluzione: unire la vostra protesta alla loro, far capire che le università con queste nuove norme non ce la fanno.
«E’ così. La soluzione è aumentare il contributo che lo Stato dà per ciascuno studente. In Italia lo 0,9% del Pil viene dedicato all’Università, nel resto dell’Ocse è quasi il doppio, l’1,6%.

E ora c’è un nuovo ministro, viene dalle università: pensa che interverrà?
«Sì, penso di sì»