Scuole cattoliche,
MAXI-RADUNO COI VERTICI CEI. Forti voci dalla
platea: Piero Erle, Il Giornale di Vicenza del 13.11.2011
RONCADE (TV) «MORIAMO PER ASFISSIA». Viene interrotto più di una volta il presidente Zaia, unico interlocutore "forte" presente in mancanza del Governo che è ormai dimissionario, per ribadire il messaggio centrale della giornata: le scuole cattoliche sono sull'orlo della crisi totale per il taglio dei contributi pubblici («Niente più manifestazioni. Siamo già pronti a sospendere il servizio», spiega ai giornalisti Giancarlo Frarè vicepresidente veneto Fism). «Siamo sull'orlo dell'asfissia, poi c'è l'esasperazione», dice un dirigente d'istituto e «non veniteci a dire che la Regione non potrà fare nulla di più: non possiamo andare avanti». «Siamo alla fine, non ci sono più soldi», aggiunge un'altra dirigente. «Dateci almeno l'esenzione per le spese di chi frequenta la scuola paritaria», chiede una terza. «I sacrifici non possiamo sempre farli noi», urla il bellicoso vicentino Giuseppe Meneghello. ZAIA APRE LA GUERRA CON ROMA. Il presidente veneto - cui vengono anche tributati applausi - si lascia interrompere senza fare troppi drammi, dialoga, e risponde anche agli interventi "autorizzati" del mini-dibattito che segue il suo intervento ufficiale. Ma tiene duro sulla linea da cui, peraltro, non può certo muoversi. La Regione, con i tagli arrivati da Roma e col problema del debito pubblico cui far fronte (70 miliardi l'anno che se ne vanno solo per le rate di rimborso), ha problemi di bilancio da tutte le parti, spiega: sanità, trasporto pubblico, cassa integrazione, sociale, istruzione. Ma continua a sostenere la battaglia delle scuole paritarie del Veneto. E allora - lancia il messaggio Zaia, che si può sganciare molto più perché il Governo ormai non è più quello di Lega-Pdl - la soluzione è battere i pugni a Roma basandosi sulla Costituzione che garantisce l'istruzione a tutti. «Mettiamo in mora lo Stato - annuncia Zaia - perché ci dia i fondi cui abbiamo diritto, visto che le scuole paritarie nel Veneto sono il 68% del totale mentre il 32% sono pubbliche» e appunto da Roma i soldi arrivano solo per quelle. «Rivolgiamoci alla Corte costituzionale perché la legge sulla parità scolastica del 2000 non è attuata», ribadisce il presidente.
SORPRESA: RICORSO CONTRO IL GOVERNO SUL PATTO DI STABILITÀ. E Zaia va
perfino più in là, per ribadire che ancora una volta il vero
problema è strappare il Veneto dalla morsa dei tagli e delle misure
imposte da Roma secondo il criterio della "spesa storica" che da
oltre 30 anni penalizza proprio la nostra regione più di quasi tutte
le altre: «Abbiamo fatto una delibera per presentare un ricorso
contro il Patto di stabilità», annuncia al microfono. Poi però non
vuole aggiungere altro. Ma da quanto si capisce la questione è
quella dell'incarico affidato al prof. Mario Bertolissi, di cui è
già stata data notizia mercoledì, per un ricorso contro il decreto
di settembre "premi e sanzioni sulla virtuosità degli enti".
L'obiettivo sarebbe appunto utilizzare questo ricorso per scardinare
il meccanismo del Patto di stabilità che oggi blocca in cassa della
Regione ben 1,3 miliardi. La speranza di poter dare più soldi alle
scuole cattoliche, a chi aspetta pagamenti e ad altri, per ora, è
tutta attaccata a questo.
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