Scuola

In 3 anni tagliati 81mila prof,
si salva solo l'infanzia

Dossier Cisl: più penalizzate superiori sud a ritmo -1.000 anno

 TM news, 9.3.2011

Roma, 9 mar. (TMNews) - È di 81.120 posti complessivi, quasi il 12 per cento del personale, la quota di insegnanti della scuola pubblica tagliata tra gli anni scolastici 2009/10 e il 2011/12: la stima è stata realizzata dalla Cisl Scuola, che utilizzando le tabelle ufficiali allegate agli annuali decreti Interministeriali sull'organico di diritto, ha oggi reso pubblico un accurato dossier - regione per regione e anno per anno - sull'andamento dei tagli nei diversi gradi di istruzione derivanti dall'art. 64 della legge 133/08. Il numero di posti di insegnante eliminati non è molto lontano dall'obiettivo del Governo, che attraverso il piano triennale avrebbe voluto tagliare 87.400 posti: nelle intenzioni la soppressione di cattedre, quindi, avrebbe dovuto comprendere ulteriori 6.280 unità.

Scorrendo lo studio Cisl, la scuola d'infanzia è l'unico livello dove la manovra non ha trovato applicazione, tanto che nel triennio 2009-2011 i posti di maestro sono aumentati di 449 unità. Alla primaria, le ex elementari, se ne sono persi, invece, ben 27.111 (pari al 12 per cento complessivo), con la Lombardia che nell'ultimo anno ha subito un decremento di 1.424 docenti. Leggermente inferiore la perdita di posti alle medie, 23.739 complessivi, pari comunque al 15,2 per cento dei posti totali, con forti perdite di posti in Campania nel primo biennio.

Il tributo più grande, sempre nel triennio, è stato chiesto ai docenti delle superiori, dove si sono perse 30.719 cattedre (il 14 per cento dell'organico totale): alla cadenza di circa mille l'anno, le regioni più penalizzate sono state il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia. I dati che abbiamo raccolto - ha commentato il segretario generale della Cisl Scuola, Francesco Scrima - sono di per sé eloquenti nel descrivere la pesantezza dei tagli subiti dalla scuola in un triennio. Tante volte abbiamo denunciato le conseguenze di interventi che hanno reso più gravose le condizioni di lavoro del personale, hanno determinato una vera e propria emergenza occupazionale, hanno condizionato in negativo i pur necessari processi di riforma della secondaria, hanno messo in crisi, nella primaria, assetti consolidati e collaudati della didattica, fondamento di buone performance riconosciute anche in ambito internazionale".

Per il rappresentante della Cisl, quindi "questi tagli la scuola non li regge. Lo si vedrà a breve, nel momento in cui saranno gli uffici scolastici regionali a dover far quadrare i conti col reale fabbisogno. Alla scuola va dato in ogni caso, e quanto prima, il segnale di un deciso cambiamento di rotta".