19.700 tagli nella scuola, la Gelmini:
''Nessun attacco dal governo''

Quasi 20.000 cattedre in meno per il prossimo anno. Il 12 marzo in piazza.

Serena Fiorletta  Il Salvagente, 9.3.2011

"La scuola è in grado di reggere. Abbiamo previsto un ridimensionamento della pianta organica legato al fabbisogno effettivo di cattedre": queste le parole del ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, durante la presentazione del suo libro di favole popolari nordiche dedicato alla figlia. Saranno infatti 19.700 le cattedre in meno per la stagione 2011-2012 (dati Miur). Quindi, alla fine del triennio 2009-2011, il totale sarà di ben 87.400 posti soppressi e un esercito di professori di medie e superiori pensionati e mai sostituiti.

Ma le conseguenze di questa pèolitica si possono vedere - a partire dalle primarie - già oggi, come spiega il settimanale Il Salvagente in edicola giovedì prossimo.

Tutto questo, secondo il ministro, è invece per il bene della scuola nel suo complesso, poiché “nel tempo abbiamo avuto un proliferare di cattedre non proporzionato al numero degli studenti. Non licenziamo nessuno perché nella pubblica amministrazione non si può e non si deve licenziare nessuno. Si tratta di contenere l'aumento del numero delle cattedre accumulato di anno in anno senza una ragione precisa”.
“Oggi - prosegue il ministro - questi esuberi non ce li possiamo permettere”.

"Nessun attacco dal governo"

E oggi, rispondendo al question time la Gelmini ha ribadito il concetto: “Da parte di questo governo non c’è e non c’è mai stato alcun attacco alla scuola che resta in ogni caso pubblica sia quando è statale sia quando è paritaria. Ogni polemica su questo tema è oggi un non senso oltre che ideologia”. Così il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini ha rispost a una interrogazione di Dario Franceschini, Pd, in relazione alle dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla scuola pubblica in occasione del recente congresso dei Cattolici riformisti.

I precari

“Per i precari – spiega la Gelmini - abbiamo siglato accordi con molte Regioni per favorire comunque l'impiego all'interno della scuola del personale precario”.

Ma in che modo e con quali mansioni non viene spiegato. Secondo il ministro i professori sono semplicemente troppi rispetto alla necessità effettiva, e la scuola non ha la capacità di fare occupazione all'infinito, diversamente ne va di mezzo la qualità.

“La scuola serve prima di tutto agli studenti”

“La scuola – ha spiegato - serve innanzitutto agli studenti, a formare la classe dirigente di domani e quindi sono indispensabili gli investimenti nella qualità, non solo nel numero degli insegnanti”.

“E alla scuola abbiamo chiesto lo stesso sacrificio che abbiamo imposto all'università, alla pubblica amministrazione, a tutti i comparti dello Stato”.

Pd e Idv: “il governo vuole uccidere la scuola pubblica”

Il Pd replica attraverso Francesca Puglisi: "Certo che la scuola è in grado di reggere anche quest'ultimo taglio, come l'asino a cui il contadino smise di dare da mangiare. I primi giorni reggeva benissimo, sembrava anzi più tonico, poi morì. L'obiettivo del governo, ormai è chiaro, è uccidere la scuola pubblica".

Per Maurizio Zipponi, responsabile lavoro e welfare dell'Italia dei valori, in un triennio sono stati tagliati 132mila posti di lavoro e quasi 25mila precari, in due anni, hanno perso l'incarico annuale.

“Se a questo – commenta - si aggiunge la riduzione degli stipendi agli insegnanti ci si rende conto di una volontà scientifica di demolire la scuola pubblica mentre, contemporaneamente, vengono finanziate le parificate".

Il 12 marzo in piazza anche per la scuola

Mentre la Gelmini cerca dunque di rassicurare, per il 12 marzo a Roma si lavora a una grande manifestazione (anche) in difesa della scuola pubblica.

Se l’idea originaria della protesta era infatti la difesa della Costituzione, dopo le infelici frasi del premier sugli "insegnanti che inculcano" una cultura diversa da quelle delle famiglie, si è deciso di allargare la protesta anche alla scuola.

Ora vi si aggiungono le parole del Ministro della Pubblica Istruzione a difesa degli tagli, che nel concreto vogliono dire migliaia di giovani e meno giovani senza una prospettiva e una scuola che dovrà continuare a chiedere ai genitori di portare la cartigenica per i propri figli.

Come ha dichiarato Giuseppe Giulietti, capo del Comitato promotore della manifestazione, “la scuola pubblica si difende difendendo la Costituzione. Il 12 marzo con la Costituzione difendiamo anche la scuola pubblica. L’assalto di Berlusconi alla scuola pubblica è un altro colpo alla Costituzione e al principio di uguaglianza”.

L’appello per la manifestazione e le adesioni

Nell'appello che viene diffuso in questi giorni per pubblicizzare l'iniziativa si legge, in riferimento alle suddette parole del Premier: “Consideriamo ormai inaccettabile subire l'onta di parole simili senza reagire. E' giunta l'ora di dire basta! Siamo genitori, mamme e papà di bambini e ragazzi che frequentano la scuola e l'università pubblica. Siamo docenti e studenti. Siamo collaboratori e dirigenti scolastici, assistenti tecnici e amministrativi, bibliotecari, bidelle e bidelli. Siamo precari. Siamo la moltitudine che abita la scuola. Siamo un Paese intero che vuole giustizia e democrazia, cultura e dignità. Siamo coloro che reclamano un diritto, ogni giorno di più offeso. Noi siamo il diritto allo studio. Noi siamo la scuola pubblica”.

Oltre i sindacati di base, che hanno dato immediatamente la loro adesione, ci saranno poi la Cgil e diverse associazioni.

Il segretario del Pd, Pierlugi Bersani, ha già annunciato la presenza del partito e così l'Italia dei valori, Sinistra e libertà, i verdi e i partiti di sinistra fuori del Parlamento.