Il grembiule! Chi era costui?
Sono due le proposte di
legge in Parlamento, da Tuttoscuola, 21.3.2011 Chi ricorda i primi passi del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini all'indomani della vittoria elettorale del centro destra, non avrà dimenticato che una delle prime proposte del neoinquilino di viale Trastevere fu l'invito a recuperare il grembiule, come "elemento di ordine, uguaglianza e decoro". La proposta fece discutere. Da parte delle opposizioni, si ribatteva e che le priorità della scuola erano altre. E, in effetti, i mesi successivi finirono, nel bene e nel male, col dar loro ragione. Al centro del dibattito politico in ambito di istruzione vi furono le riforme Gelmini dei cicli, il binomio risparmi/tagli, i temi della qualità, del merito e della valutazione, il problema del precariato e molto altro. Ma il tema del grembiule non è affatto morto: in Parlamento stanno seguendo il loro iter due proposte di legge che vanno nella stessa direzione e che hanno come primi firmatari la parlamentare del centrodestra e vice presidente dei deputati del Pdl Isabella Bertolini, e il deputato centrista dell'Udc Luca Volontè. L'obiettivo delle due iniziative legislative è l'introduzione del grembiule o di un'uniforme tra gli studenti, sul modello di quanto già avviene in paesi come l'Inghilterra, l'Australia, l'Irlanda, il Giappone e l'India. D'altra parte, il sistema di autonomia scolastica in vigore in Italia consente ai diversi istituti di scegliere se adottare o meno la divisa, e l'idea di ripristinare un look comune per gli alunni non sembra aver incontrato il gradimento di molti. Più semplice e pratico per le scuole materne, il grembiule, vera barriera contro inchiostro, pennelli e l'immancabile macchia rimediata consumando la merenda, diventa difficile da far digerire ai bambini delle elementari e assolutamente improponibile alle medie. È giusto che a scuola tutti si vestano allo stesso modo, sottolinea Isabella Bertolini: "è importante – spiega - che la scuola sia concepita e percepita come il principale motore di eguaglianza, secondo i dettami della Costituzione. Produrre competenze e ridurre diseguaglianze sono appunto i compiti primari dell'istruzione pubblica". L'abbigliamento scolastico, insiste Bertolini, dovrebbe basarsi "sulla sobrietà ed il decoro. E invece, già dalle scuole primarie, si assiste a sfilate di abiti firmati, in nome di una moda che contribuisce ad evidenziare le possibili differenze sociali tra le famiglie degli alunni. Ripristinare il grembiule o la divisa significa quindi porre un freno all'esibizione smodata delle griffe e all'inevitabile competizione tra gli studenti. E significa anche un risparmio per le famiglie, già alle prese con il costo di libri, mensa e trasporti". Sulla stessa lunghezza d'onda è il parlamentare Udc Luca Volontè: adottare la divisa scolastica, spiega, significa favorire "un senso di appartenenza comune alla medesima realtà, senza differenziazioni basate sulle capacità economiche", ma significa anche "rendere meno gravoso dal punto di vista economico l'impegno educativo per le famiglie". "Il dibattito sull'adozione della divisa nelle scuole di ogni ordine e grado - aggiunge Volontè - ha sempre visto da una parte coloro che vedono nell'uniforme obbligatoria un rimedio contro l'emarginazione degli studenti meno abbienti e, dall'altra parte, coloro che parlano invece di omologazione e di costrizione degli studenti in canoni prestabiliti che minano la libera espressione personale e la creatività". "Nelle scuole inglesi, da sempre - insiste Volontè - l'obbligo dello stesso vestiario individuale vuole proprio evitare di evidenziare l'appartenenza degli studenti a classi sociali diverse, in modo da evitare tensioni e divisioni". In entrambe le proposte di legge, la cifra destinata alla copertura delle spese per l'introduzione della divisa scolastica obbligatoria è pari a 15 milioni di euro l'anno. |