Pensiamo al dopo Gelmini:
e se li abolissimo, i licei?

di Vincenzo Pascuzzi, 30.3.2011

«Ma perché tutti i ragazzi italiani, finita la terza media, si iscrivono al liceo? Cos’è questa smania a tutti i costi di frequentare una scuola nella quale viene fornita, da che mondo è mondo, una formazione umanistica e prevalentemente teorica?...» (1) si domanda la prof Silvana La Porta, su La Sicilia del 24 marzo scorso, con riferimento a Paola Mastrocola e al suo recente libro “Togliamo il disturbo”.

Iscrivere i figli al liceo è diventata una moda, uno status symbol? Proprio così e a ragione. Famiglie, studenti e docenti hanno instaurato un circolo virtuoso: i migliori vanno alle scuole migliori e queste risultano migliori proprio perché attraggono i migliori, sia prof e che studenti! Il fatto che “i livelli dell’istruzione liceale sono vertiginosamente crollati” non modifica il giudizio in termini relativi. Per quanto svalutati, i licei risultano ancora più validi e attrattivi rispetto a tecnici e professionali. La fama o la nomea si auto realizzano, continuano il circolo virtuoso. Virtuoso? Sì, relativamente e per chi ne fa parte. Complessivamente (per tutta la scuola e per la nazione) il circolo risulta invece vizioso, negativo e svantaggioso.

La realtà è che tecnici e professionali non sono (o non sono considerati, che poi in pratica è – o diventa - lo stesso) istituti di serie A. Così li ha sempre considerati anche il ministero e non ha mai fatto nulla per emanciparli veramente e dar loro pari dignità. Ultimamente ha anche ridotto le ore laboratoriali. Poi i laboratori costano e perciò risultano, in molti casi, non adeguatamente attrezzati o aggiornati.

Da ciò deriva la “massificazione dei licei” - come scrive Silvana La Porta - che danneggia (ma non è la sola causa) sia i licei stessi che l’istruzione tecnica e professionale.

A questo punto si potrebbe avanzare l’ipotesi (o la provocazione) di abolire del tutto i licei o almeno il liceo classico. Quest’ultimo in particolare è responsabile, in bene e in male, della polarizzazione prevalentemente umanistica e teorica di tutta la scuola italiana e della situazione distorta segnalata da La Porta. Il liceo classico ha mantenuto la sua unicità per oltre un sessantennio (1859-1923) (2) e la sua prevalenza per oltre un secolo (fino al 1962) (3), solo recentemente è passato in minoranza numerica (i nuovi iscritti sono nel rapporto di circa 1 a 3) rispetto al liceo scientifico. L’impronta classica prevalente però permane nella scuola italiana attraverso gli insegnanti e i politici. Fra i quali prevale e viene vantata la maturità classica e le lauree umanistiche o simili (lettere, filosofia, legge, anche medicina). In particolare, chi si occupa di gestire la scuola (i presidi in particolare) e deve riformarla ha, in prevalenza, un’impronta classica. È perciò chiaro che abbiamo e continueremo ad avere tecnici e professionali con un’impronta classica evidente o latente.


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(*)

(1) http://www.aetnascuola.it/categorie/66-voci-dalla-scuola/5358-qricreazioneq-il-liceo-dellobbligo

(2) http://it.wikipedia.org/wiki/Liceo_classico

(3) http://it.wikipedia.org/wiki/Liceo_scientifico