Scuola pubblica, polemica De Mauro-Mastrocola

da Tuttoscuola, 16.5.2011

Al ventiquattresimo Salone del libro di Torino, non manca lo spazio per la polemica sull'istruzione. A lanciare il sasso è stato, riporta la notizia ieri il Corriere della Sera, Tullio De Mauro, filosofo del linguaggio e ministro della Pubblica istruzione nel governo Amato, nel corso dell’incontro dedicato «Alle origini dell’identità italiana».

L'ex ministro ha criticato il libro-pamphlet Togliamo il disturbo di Paola Mastrocola, dove l'autrice attacca “pesantemente la scuola pubblica, che per la verità viene attaccata anche da autorevoli ministri della Repubblica e dal presidente del Consiglio”. Per De Mauro, la scuola pubblica resta il “primo baluardo” del nostro Paese. Un baluardo da difendere nonostante i limiti, perché il panorama generale è davvero desolante: “Il 5 per cento degli italiani adulti - ha detto De Mauro - ha difficoltà a riconoscere alcune lettere dell’alfabeto, un 33% le sa mettere assieme ma capisce a stento il senso delle parole, un altro 33% ha un livello di comprensione molto basso. Arriviamo a un 71%, secondo le stime più ottimistiche, di persone che hanno difficoltà a leggere e scrivere. Non è un caso che noi siamo il Paese con la maggiore diffusione di telefonini pro capite, perché c’è un evidente problema a misurarsi con la scrittura. E infatti soltanto il 38 per cento degli italiani naviga in Internet. Quando si parla dei limiti della scuola italiana, che pure esistono, bisogna tener presente questo dato di partenza”.

La critica di De Mauro non è piaciuta alla Mastrocola, che oggi sul Corriere della Sera definisce come “un colpo basso” l'essere accomunata a “Berlusconi e alcuni ministri di questo governo”. In realtà, l'autrice di Togliamo il disturbo, ricorda il proprio sostegno all'appello per la scuola pubblica promosso da “Repubblica” e imputa “alla micidiale coppia Berlinguer-De Mauro” un'idea “deleteria”, che “ha vinto e ci governa da una decina d'anni”, “un'idea di scuola utilitaristica, subordinata al mondo della produzione e del consumo”, “un'idea di sapere solo strumentale e piattamente, immediatamente 'spendibile' sul mercato e nella vita di tutti i giorni”.

“De Mauro – continua la propria requisitoria Mastrocola – è il primo che dovrebbe interrogarsi sul degrado degli ultimi dieci anni, a partire d esempio dall'idea berlingueriana del 'diritto al successo formativo': è in nome di questa malintesa democraticità del sapere che la scuola ha così tanto abbassato l'asticella; voleva alzare il numero degli istruiti, e così ha abbassato l'istruzione, a un livello tale che adesso moltissimi ragazzi che s'iscrivono al liceo e poi all'università sono costretti ad abbandonare gli studi perché la loro preparazione è drammaticamente inadeguata. Abbiamo oggi una dispersione post-obbligo altissima, che non è più dovuta alla povertà economica delle famiglie, ma ai danni cognitivi che noi abbiamo provocato alle menti dei giovani con una scuola dell'obbligo che non prepara più a niente, e con una scuola superiore che su quelle fragili basi è costretta a lavorare”.

Amara la conclusione della Mastrocola: “Mi chiedo quale scuola stia difendendo oggi il professor De Mauro. Ma di una cosa sono certa: la scuola che difende lui non è quella che voglio io, è una scuola che lascia desolatamente massa la massa, non la innalza e non la promuove (per di più dicendo, invece, di volerlo fare...). Su questo sarebbe il caso che la sinistra cominciasse a riflettere”.

Probabilmente, le puntate di questa polemica non sono ancora finite...