Isfol: l’orientamento passa per le famiglie,
ma la scuola ha il suo peso

di A.G. La Tecnica della Scuola, 26.5.2011

Presentato il “Rapporto di Orientamento 2010”: per le scelte del post-scuola forte il coinvolgimento delle famiglie e dei genitori, ma sale la consistente dei consigli praticati negli istituti secondari di primo grado (82,4%) e secondo grado (72,1%). A livello universitario più rispondenza al Centro-Sud.

I giovani italiani si affidano in prevalenza alla propria famiglia per decidere quale attività intraprendere o il corso di studi universitari da scegliere, ma sono in crescita gli studenti che utilizzano l’orientamento scolastico: a sostenerlo è l’Isfol attraverso il “Rapporto di Orientamento 2010”, per la prima volta presenta i dati relativi sia alla domanda che all’offerta di orientamento in Italia.

In base a quanto riportato dall’istituto di formazione dei lavoratori, per le scelte del post-scuola rimane “forte il coinvolgimento delle famiglie e dei genitori, con una presenza più consistente negli istituti secondari di primo grado (82,4%) rispetto a quelli di secondo grado (72,1%)”. Ma anche la scuola incide ormai pesantemente, visto che circa il 60% circa dei giovani dichiara di aver fruito, almeno per una volta, dei servizi di orientamento nel sistema scolastico. “Destinatari degli interventi – sottolinea l’Isfol - sono sia gli studenti in ingresso sia quelli in uscita. Questi ultimi risultano essere una categoria verso la quale gli istituti coinvolti (95% circa) indirizzano un’attività di orientamento finalizzata alla specifica transizione”.

L’istituto ha anche rilevato che, a livello di studenti universitari, l’azione dell’orientamento trova maggiore riscontro al Centro, nel Sud e nelle Isole. “Tale fenomeno – spiega l’Isfol - è spiegato da una importante potenzialità dello strumento dell’orientamento ossia quello di essere un supporto necessario al processo di scelta del corso di studi, uno strumento fondamentale per contenere gli abbandoni e per sostenere una progettualità personale e professionale che, certamente, è più problematica in ambienti che offrono minori opportunità e minore supporto sociale”.

Per giungere a queste conclusioni, l’Isfol ha contatto 4.336 soggetti, di cui 300 studenti dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado, 400 universitari suddivisi per anno di frequenza e 3.000 lavoratori (gruppo ulteriormente suddiviso in sottocategorie per occupati, cassintegrati, disoccupati, persone in cerca di prima occupazione).