La legge
Supplenti, varate le nuove regole Pubblicato il decreto per i precari della scuola dopo la sententenza della Consulta che aveva dichiarato illegittime le graduatorie. Chi cambia provincia non andrà più in coda, ma c'è una sola scelta disponibile con il proprio punteggio Salvo Intravaia la Repubblica 12.5.2011 Al via l'aggiornamento delle graduatorie dei precari della scuola. E per migliaia di supplenti italiani si apre la caccia alla provincia "giusta". Dopo mille polemiche, il ministero dell'Istruzione ha pubblicato il contestatissimo decreto sulle liste provinciali dei supplenti. Per presentare le domande ci sarà tempo fino al 1 giugno. Parecchie le novità introdotte da viale Trastevere, ampiamente annunciate nei giorni scorsi, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittime le graduatorie "di coda" partorite dal ministro Gelmini nel 2009. Ma per migliaia di supplenti la più importante è senz'altro la possibilità, dopo un biennio di stop, di trasferirsi da una provincia all'altra. Il futuro di 226 mila precari della scuola italiana è tutto in tredici articoli. Basta azzeccare la provincia giusta ed è fatta: si può acciuffare una delle 30 mila cattedre che il ministro ha "promesso" e accedere al ruolo o assicurarsi una comoda supplenza annuale, anticamera dell'assunzione e tempo indeterminato. Specialmente al Nord, dove parecchie graduatorie sono "esaurite". Nel meridione, le liste invece stanno letteralmente scoppiando e si sgomita parecchio anche per uno "spezzone" di cattedra. Una svista nella scelta della provincia può costare cara: anni di purgatorio tra supplenze e faticose, ma anche costose trasferte da una scuola all'altra. Altre importanti novità per i precari della scuola arriveranno col decreto Sviluppo, i cui contenuti sono stati già concordati dal governo con i sindacati e parte dell'opposizione. Intanto, per il biennio 2011/2013, le graduatorie "di coda" verranno cancellate e sarà possibile trasferirsi in una sola provincia "a pettine", cioè col proprio punteggio. Un'altra novità riguarda i precari che hanno perso la cattedra negli anni scorsi per effetto dei tagli agli organici: per coloro che hanno beneficiato del cosiddetto salva-precari - la precedenza sulle supplenze "brevi" d'istituto o la partecipazione ai salva-precari regionali - è previsto il riconoscimento del punteggio, come se avessero lavorato per un intero anno. Le graduatorie, da biennali, diventeranno triennali. Inoltre, dopo l'eventuale immissione in ruolo - agli iscritti nelle liste provinciali vanno metà dei posti messi a disposizione per le immissioni in ruolo - non ci si potrà spostare per almeno 5 anni: niente trasferimenti, né utilizzazione o assegnazione provvisoria. La norma attuale prevedere tre anni di stop. Un deterrente per coloro che entrano di ruolo al Nord e l'anno dopo chiedono di svolgere l'anno scolastico al Sud. Le altre due novità riguardano lo spostamento al 31 agosto del termine per la conclusione delle operazioni di utilizzazione e assegnazione provvisoria del personale di ruolo e di assunzione a tempo indeterminato e determinato da parte degli Uffici regionali: il precedente termine era il 31 luglio. Ma, soprattutto, l'articolato del decreto prevede una deroga ad una norma del 2001 che recepiva direttiva una direttiva europea i materia di lavoro a tempo determinato, che non mancherà di creare polemiche, sia a livello sindacale, sia politico. La norma infatti prevede che, dopo tre anni di lavoro precario ininterrotto, i singoli soggetti possono rivolgersi al giudice per ottenere la conversione del contratto a tempo indeterminato. La modifica contenuta nel decreto sullo sviluppo, esclude il personale della scuola da tali benefici. Senza nascondersi troppo, la modifica tenderebbe a bloccare il proliferare di sentenze dei giudici del lavoro che, in forza di tale legge, hanno riconosciuto maxirisarcimenti danni ai precari della scuola e in alcuni casi la stabilizzazione. |