Mense scolastiche:
l'usa e getta costa di meno

di R.P. La Tecnica della Scuola, 16.7.2011

A Modena nasce un caso: c'è chi chiede di generalizzare l'uso delle stoviglie tradizionali, ma l'assessore all'Ambiente spiega che in tal modo il costo del pasto aumenterebbe almeno del 7%.

L’ “usa e getta” costa di meno e per questo motivo è molto diffuso nelle mense scolastiche. A Modena, la questione finisce persino in consiglio comunale e diventa oggetto di un vero e proprio “caso politico” che vede contrapposti tre consiglieri della maggioranza (uno di Sinistra per Modena e due del PD) e l’assessore all’Ambiente (PD).

Nella maggior parte delle scuole di Modena - come peraltro avviene in molte città d’Italia – vengono usate stoviglie di plastica, ma ultimamente in alcune scuole si sta “sperimentando” l’uso di piatti e bicchieri tradizionali.

Ma come mai l’uso delle stoviglie in ceramica e in vetro non viene generalizzato?

Lo hanno chiesto all’assessore all’Ambiente proprio tre consiglieri comunali della maggioranza.

La risposta è semplice: “L’usa e getta non è bello, ma è molto più economico”.

L’assessore Simona Arletti fornisce anche dati precisi. Le 32 scuole dell'infanzia statali e comunali di Modena servono ogni giorno 2 mila pasti e utilizzano ogni anno 2 milioni 200 mila stoviglie e posate di plastica usa e getta, che diventano oltre 6 milioni se si calcolano anche le scuole elementari.

“Usare stoviglie lavabili - spiega sempre l’assessore - è educativo e serve a ridurre i rifiuti (ogni modenese, inclusi bambini, ne produce 700 chilogrammi l'anno), ma per il momento i costi impediscono di estendere il servizio a tutte le 32 scuole d'infanzia cittadine”.

I numeri parlano chiaro: “ In ogni scuola servirebbero circa 15 mila euro per adeguare la struttura (lavastoviglie, stoviglie e attrezzature di cucina) e circa 7 mila euro in più l'anno per il personale ausiliario”.

L’assessore ha fatto anche il conto di quanto il servizio verrebbe a incidere sul costo finale del servizio: il servizio con stoviglie durevoli arriverebbe a costare circa 6,65 euro a pasto, con un aumento del 7,6% circa rispetto agli attuali 6,18 euro.

Il conto finale è cospicuo: in tutto si renderebbero necessari circa 400 mila euro di investimento una tantum e oltre 220 mila di costi di gestione per ogni anno successivo.
Ma forse in questo conteggio non si considerano i costi, non solo economici ma anche ambientali e sociali, dello smaltimento di milioni di piatti e posate di plastica. D’altronde su questa materia gli esempi si sprecano: anche la carta riciclata, certamente più “ecologica” di quella tradizionale, alla fin fine costa un buon 20% in più e questo fatto non ne facilita la diffusione.