La questua dei professori precari

di Vincenzo Brancatisano, da Unavitadasupplente Nuovimondi, 10.6.2011

Il Basso Impero. I professori sfruttati dalla scuola che invece di scendere in piazza a oltranza fanno la questua dai politici per chiedere favori sono l'esempio più tragico di come si sia ridotto il nostro paese. Uno cerca di immaginare un tedesco o un francese che chiama il parlamentare o che lo inonda di email per sposare la propria causa, il proprio interesse. Uno ci prova e poi molla perchè non ci riesce. Solo gli italiani, specie se abilitati a insegnare, riescono anche in questa poco confortante impresa.

Un tempo (e pure oggi) il fenomeno sottoproletario era appannaggio delle regioni del Sud, specie ai tempi della balena bianca, quando il lunedi i cosiddetti onorevoli democristiani ricevevano i servi in cerca di aiuto per superare una fila, per mettere una pratica sopra di un'altra, per ottenere un prestito bancario dal direttore amico dell'onorevole, per l'assunzione alla forestale, per la pensione fasulla, per l'indennità di accompagnamento fasulla, la 104 fasulla (ah, la 104!) e per... tacer d'altro. Pare che nel frattempo il fenomeno si sia dilatato.

Sconforta lo spettacolo cui assistiamo in questi giorni, animato al Nord e al Sud, da migliaia di professori e professoresse che elemosinano un incontro, una conversazione, un interessamento di questo o quell'onorevole per il pettine e contro il pettine oggi, come per la montagna e contro la montagna ieri, per la Ssis e contro di essa ieri l'altro. Il tutto succede in queste ore, mentre questi professori fanno gli scrutini e redigono giudizi circa la maturità dei propri allievi ("è bravo ma è immaturo: 6!"; "pensa solo a sè ma non ai compagni, non guarda all'interesse della classe, studia e basta e pi è anche violento nelle parole: 9 in condotta, il 10 lo diamo a chi dimostra educazione"; ecc...).

E Sconforta anche che i rappresentanti dei cittadini scendano a certi livelli e facciano promesse come quelle che leggiamo quotidianamente.