Prova nazionale: l’Invalsi quasi
una macchina da guerra

da Tuttoscuola, 20.6.2011

La mattina del 20 giugno 2011, come previsto dal calendario scolastico nazionale 593.372 studenti delle terze classi di scuola secondaria di I grado, statale o paritaria, dopo aver sostenuto nei giorni scorsi le prove scritte interne di istituto, affrontano la prova scritta nazionale, predisposta su incarico del ministro dall’Invalsi.

Nelle settimane scorse l’Istituto di Frascati è stato oggetto di critiche e attacchi per la somministrazione di test per la rilevazione degli apprendimenti degli alunni delle classi intermedie di scuola primaria, secondaria di I e di II grado.

Le critiche, prevalentemente finalizzate a colpire il ministro per il timore di un uso distorto delle rilevazioni raccolte, hanno finito per mettere in ombra il lavoro complesso che da alcuni anni conduce l’Invalsi.

Un lavoro non certo immune da errori e limiti, ma non si può non osservare che, oltre al notevole sforzo scientifico e tecnico per predisporre test adeguati agli standard internazionali e agli obiettivi di apprendimento definiti dal sistema di istruzione, l’Invalsi mette in movimento una macchina organizzativa che, probabilmente, non ha uguali nell’Amministrazione pubblica e che è certamente unica nel settore scolastico.

Una macchina che si è messa in movimento da mesi e che ha concluso il suo lungo percorso con la consegna a tutte le scuole degli scatoloni contenenti i plichi delle prove stampate.

Ciascuno di quei quasi 600 mila studenti riceve i fascicoli distinti dei test di matematica e di italiano, già predisposti per le prove. A ciascuna scuola, in base ai dati degli iscritti trasmessi a suo tempo, i fascicoli arrivano in plichi predisposti per ciascuna classe, in quantità corrispondente al numero degli studenti all’esame. Nel plico generale è contenuto anche un supporto informatico delle prove. Per gli studenti con disabilità visiva è previsto anche un supporto tecnologico adeguato.

A Frascati per almeno 24 ore terranno le dita incrociate prima di dire che la loro “macchina da guerra” ha funzionato, ancora una volta.