Lettera daI genitori precari italiani.

 7.6.2011

Una voce che finora nessuno ha mai ascoltato. Una voce che è rimasta nell’ombra e sopraffatta dagli urli di tanti. Una voce che oggi vuole uscire allo scoperto e proclamare con fermezza la propria posizione. E’ la voce di tantissimi genitori. La nostra voce.

Si è parlato tanto della diatriba tra docenti favorevoli ai trasferimenti e docenti che invece continuano, se pur tra mille difficoltà provocate da quella che è chiamata “razionalizzazione”, a voler vivere e lavorare nella provincia scelta nel 2007. Una lotta che, sicuramente, ha fatto perdere di vista l’obiettivo primario dell’istituzione educativa per eccellenza: la scuola.

Una scuola alla quale noi quotidianamente affidiamo i nostri figli, nella quale ogni giorno poniamo la nostra fiducia e le nostre speranze e con la quale condividiamo la finalità prima, ossia la crescita intellettiva, umana, spirituale e morale delle nostre creature.

Noi crediamo che vivere la scuola significhi conoscerla. Conoscerla come sistema a più livelli, logicamente legato ad altri micro e macro sistemi e, inevitabilmente, al territorio in cui ogni singola realtà è ancorata.

Andando al di là delle infruttuose e sterili polemiche occorre fare delle semplici costatazioni.

I docenti che dal 2007 operano nei nostri territori conoscono la scuola. Conoscono le nostre scuole. Ed hanno optato per una specifica provincia accostando, nel tempo, alle esigenze personali, la ferma volontà di affiancare i nostri ragazzi, cercando per quanto possibile di aggirare la scure sempre presente dei tagli.

E’ con tantissimi di questi docenti che noi abbiamo sigillato un patto educativo. Un patto che trae origine dalla convinzione che per portare a termine un progetto sano ed equilibrato di crescita, si debbano per forza considerare continuità didattica ed educativa quali fondamenta della qualità della scuola.

Oggi chiediamo che siano tutelati i diritti dei nostri figli. Che sia tutelata la stessa qualità della scuola. Che sia difesa la nostra idea di educazione ed istruzione, la quale non può assolutamente essere, per l’ennesima volta, sottomessa alle logiche individualistiche, siano esse dei singoli, dei partiti o delle istituzioni politiche.

Attribuire un bonus ai docenti che dal 2007 operano in una specifica provincia, significa tutelare il progetto di vita scelto da tante famiglie italiane.

Serve un atto coraggioso che porti finalmente un po’ di logica e razionalità al caotico mondo della scuola.

Un atto libero da qualsiasi tipo di pregiudizio, consapevole ed ancorato alla realtà oggettiva, non a quella piegata all’egoismo di tanti.

 

In fede

I genitori precari italiani.