Indagine Eurostudent:
3 su 4 stanno in famiglia, il 39% lavora

da Tuttoscuola, 7.6.2011

Risultati interessanti, ma non sorprendenti, scaturiscono dalla 'Sesta Indagine Eurostudent sulle condizioni di vita e di studio degli studenti universitari italiani' sulla condizione di vita e di studio degli iscritti alle università del nostro Paese nell'anno accademico 2008-2009, realizzata dalla Fondazione Rui sotto la direzione di Giovanni Finocchietti e in collaborazione con il MIUR.

Le famiglie non rinunciano a investire in formazione, ma cercano soluzioni compatibili con le risorse disponibili scegliendo sedi di studio più vicine, anche se di minor prestigio, oppure rinunciando al trasferimento in favore del pendolarismo giornaliero. Un trend che si è manifestato fin dall'avvio della riforma e che ora riguarda la maggioranza degli studenti (50,6%), mentre la percentuale degli studenti fuori sede è del 24%.

Insomma, stando ai dati presentati, tre studenti su quattro continuano a vivere presso la famiglia di origine. Di questi, due sono studenti pendolari e uno studia in sede. Ma una percentuale elevata di studenti (39%) lavora, sia pure nelle forme atipiche e discontinue affermatesi negli ultimi anni.

La diffusione del lavoro studentesco è legata in primo luogo all'età: a 20 anni gli studenti che lavorano sono il 22%, nella fascia di età 24-27 il 48%, dopo i 27 anni fino all'83%. Un secondo fattore di diffusione del lavoro tra gli studenti è legato alla condizione sociale: i figli di genitori con istruzione di livello medio-basso lavorano più dei figli di genitori laureati. Quanto alla tipologia di lavoro, il lavoro saltuario è la forma prevalente fino ai 24 anni (il 22% ha un lavoro saltuario e l'11% un lavoro continuativo). Dopo i 27 anni prevale invece nettamente il lavoro continuativo (68% dei casi). Un ulteriore fattore trae origine dalle caratteristiche del mercato del lavoro locale: il lavoro degli studenti è più diffuso fra gli iscritti nelle università del Centro-Nord, dove le opportunità di lavoro sono peraltro tradizionalmente maggiori.