Finanziamento scuole paritarie.
Da abrogare

da Tuttoscuola, 27.6.2011

Sul versante opposto c’è una parte dello schieramento politico collocato all’estrema sinistra che non ha mai accettato la legge 62/2000, considerata incostituzionale, e che fa il possibile per ostacolare il finanziamento delle scuole paritarie anche attraverso ricorsi alla magistratura. Ne sono testimonianza le iniziative dell’attivissimo Comitato per la scuola della Repubblica di Firenze, animato dall’ex responsabile dell’ufficio legale del sindacato scuola della Cgil negli anni settanta e ottanta, l’avvocato Corrado Mauceri.

Il Comitato si è mosso in molti casi in un’ottica nazionale. Ma ora la sezione bolognese dello stesso Comitato ha aperto un nuovo fronte a livello locale costituendo insieme ad altre organizzazioni (Assemblea Genitori e Insegnanti di Bologna, Comitato genitori nidi e materne, Federazione Lavoratori Conoscenza – CGIL, Rete Laica Bologna, USB Bologna) l’associazione Articolo 33 che ha depositato in Comune un quesito referendario volto ad abrogare i finanziamenti concessi dal Comune alle scuole private paritarie: 1.055.000 euro all’anno. Fondi con i quali “si potrebbero attivare 10-12 sezioni di scuola dell’infanzia, sufficienti a coprire le richieste in lista d’attesa”.

Il collegio dei garanti del Comune non si era espresso sull’ammissibilità del referendum comunale sui finanziamenti alle scuole private paritarie, ma Articolo 33 ha fatto ricorso contro questo silenzio-rifiuto e il tribunale di Bologna le ha dato ragione. Il collegio dei garanti ha sette giorni di tempo per esprimersi e ha già comunicato che si riunirà lunedì 27 giugno.

In imbarazzo il sindaco Pd Virginio Merola (“evitiamo una guerra tra poveri”; è bene “mantenere e rinnovare la tradizione che abbiamo ormai da 15 anni che le scuole paritarie comunali e private devono essere integrate”), le cui parole sono state apprezzate dalla Curia, mentre l’UDC osserva che “se passa la consultazione, non ci saranno posti per tutti negli istituti pubblici”. Ma SEL, FdS e IDV sostengono il referendum, e la questione del finanziamento rischia di avere ripercussioni politiche a sinistra.