Graduatorie, giallo sulla proroga
Nel decreto legge è sparito il congelamento
delle liste, di Carlo Forte ItaliaOggi, 4.1.2011 La proroga di un anno delle graduatorie a esaurimento non c'è più. Il differimento di un anno del termine di vigenza degli elenchi provinciali (si veda ItaliaOggi di martedì scorso) era nella prima stesura del decreto legge milleproroghe. Ma è completamente scomparso nel testo definitivo del provvedimento pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Si tratta, peraltro, di un provvedimento di non facile lettura, che comprende una tabella piena zeppa di riferimenti normativi, cui si applicano le relative proroghe. Ma tra questi non sono più riportati né quelli delle graduatorie a esaurimento, né quelli del cosiddetto decreto salvaprecari. Giova ricordare che il milleproroghe è un decreto legge. E quindi dispiega effetti immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Insomma, è nata una nuova legge, sebbene provvisoria, ma parla d'altro. Resta il fatto, però, che il decreto legge è un provvedimento d'urgenza, che decade se non viene convertito in legge entro 60 giorni dalla sua emanazione,. E quindi in sede di conversione è ancora possibile reintrodurre la proroga delle graduatorie. Tanto più che, secondo fonti governative, il 13 gennaio probabilmente sarà presentato un emendamento al senato, proprio in sede di conversione, per reintrodurre la proroga. Sarà questa l'occasione per verificare se l'attuale maggioranza ha effettivamente interesse a prolungare la durata delle graduatorie a esaurimento, come inizialmente concordato, oppure no. La proroga, peraltro, farebbe tirare un sospiro di sollievo ai precari attualmente inseriti a pieno titolo nelle graduatorie del Nord. Che vedrebbero allontanarsi il rischio di essere scavalcati in graduatoria dai precari del Sud. Tale rischio, peraltro, deriva dal fatto che i tagli agli organici hanno fatto piazza pulita di decine di migliaia di cattedre che, fino a qualche tempo fa, venivano regolarmente assegnate a supplenza o ad immissione in ruolo. Questo fenomeno ha inciso soprattutto al Sud, che soffre anche il problema del calo demografico, dovuto all'emigrazione dei giovani che non trovano un lavoro. E quindi, con la riapertura delle graduatorie, molti precari del Sud, ormai disoccupati o, nella migliore delle ipotesi, costretti a lavorare su spezzoni per poche centinaia di euro, si sarebbero spostati a Nord. E siccome si tratta di precari storici, titolari di punteggi molto alti, il loro inserimento nelle graduatorie del settentrione avrebbe comportato l'esclusione dei precari del Nord dalle assunzioni. Questo, in sintesi, il nocciolo della questione. Che va declinato in migliaia e migliaia di situazioni particolari, spesso caratterizzate da interessi in perenne conflitto tra loro. E ad aumentare il clima di incertezza contribuisce non poco anche l'aspetto giurisdizionale della vicenda. Le disposizioni che precludono ai precari di cambiare provincia e di essere inseriti a pettine nelle altre province, infatti, sono attualmente al vaglio della Corte costituzionale. E se la Consulta dovesse dichiararle incostituzionali, i precari attualmente in coda alle graduatorie del Nord avrebbero diritto ad entrarvi a pettine. A quel punto la proroga delle graduatorie avrebbe l'effetto contrario. Nel senso che, invece di impedire l'esodo dei precari del Sud verso il Nord da una provincia ad un'altra, finirebbe per moltiplicare la migrazione per tre. Perché, attualmente, sono tre le altre province dove i precari sono inseriti in coda alle graduatorie. E la proroga, insieme all'inserimento a pettine, avrebbe l'effetto di ampliare esponenzialmente quel fenomeno migratorio che si vorrebbe invece evitare. Ecco perché, dicono altre fonti ministeriali, cìè stato un ripensamento sulla proproga delle graduatorie. Fino al 26 gennaio prossimo, quando la Consulta si pronuncerà sulla situazione. Potrebbe allora ripondere a verità l'ipotesi che il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, voglia aspettare questa pronuncia prima di esprimersi. È stato invece confermato che il consiglio nazionale della pubblica istruzione resterà in carica un altro anno visto che non si è ancora provveduto a dare attuazione alla riforma degli organi collegiali della scuola. Il decreto legge dispone anche che il commissario straordinario dell'agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica (Ansas) rimanga in carica fino a quando non si insedieranno i nuovi organi gestionali previsti dal regolamento che individuerà gli organici e i criteri di nomina dei vertici dell'Ansas. Regolamento ancora non approvato. |