Classi pollai e … pollai senza polli:
forse un Marchionne a scuola?

Giuseppe Adernò, AetnaNet 31.1.2011

In merito alla saggia protesta per le "classi pollaio" che ha riempito le pagine dei giornali, oggetto di interpellanze parlamentari ed altri mi permetto segnalare che i dati indicati anche nell'articolo pubblicato su LA SICILIA di Catania a firma di Alessandra Belfiore riguardano le classi con più di 25 alunni, classi che, secondo le disposizioni in vigore non sono da considerarsi “pollai” , perché la capienza delle aule fino a 27-28 alunni non è una novità della scuola italiana e specie nella scuola elementare , quando la richiesta dai genitori diventa pressante, perché tutti desiderano per i loro figli quella tal “maestra brava” e quindi con il consenso ed sacrificio della stessa maestra, gratificata per la stima e l’apprezzamento dei genitori, si tenta di accontentare quante più richieste.

Una possibile soluzione a tali richieste è stata adottata in alcune scuole, e l’Istituto “Parini” di Catania è uno di queste, assegnando alle stesse maestre o docenti di Lettere e di matematica due classi parallele e con questo stratagemma organizzativo si accontentano le istanze di cinquanta genitori. che chiedono specifici docenti di italiano e di matematica.

Tale procedura è stata facile adottarla nelle classi a tempo pieno della scuola primaria e delle classi a tempo prolungato, dove ancora (forse per poco) i docenti di lettere e di matematica hanno un carico maggiore di ore.

E’ corretto che venga individuato il dato relativo alle classi con più di 30 alunni , Questo sì che si chiama sopraffollamento ed è bene denunciarlo, specie quando si può evitare. Ci sono comunque dei casi che possono essere considerati delle vere "eccezioni" e fanno parte del gioco, quando ad esempio c’è un solo corso ed in tal caso non si può negare il diritto allo studio.

Un dato che sarebbe interessante conoscere accanto ai numeri delle "classi pollaio" è quello dei "POLLAI SENZA POLLI". Mi riferisco alle tante classi sottodimensionate con meno di 20 alunni e a volte anche meno di 15 frequentanti, con situazioni anche difficili di gestione per la tipologia dell'utenza scolastica.

Alcune di esse vengono chiamate “scuole a rischio” e per le quali il Ministero ha investito negli anni copiose risorse. Si constata che nonostante tutto, il “rischio” c’era, c’è e permane ancora, perché non si riesce a modificare l’organizzazione didattica dell’orario e delle strategie di insegnamento.

Anche le lodevoli iniziative avviate attraverso il progetto “2 you” nell’ambito della “scuola delle seconda opportunità” vanno a morire perché non condivise e non sostenute da personale adeguato che compia tale scelta di lavoro “difficile”, ma ricco di gratificazioni e di successi, unico percorso organizzativo che risponde al principio pedagogico dei rendere “scuola per ciascuno” quella che per legge è definita scuola di tutti.

Il mancato dimensionamento scolastico causa ancora questi "sprechi" di “pollai senza polli” classi con pochi alunni iscritti ed ancor meno frequentanti ed il carico finanziario per mantenere tali strutture organizzative, ancorché sono un servizio ed una presenza dello Stato nel territorio, non rispondono ai canoni dell’efficienza e, purtroppo gravano su tutto il sistema scolastico.

Si registrano, oggi in maniera particolare, casi di ex circoli didattici, che a seguito del dimensionamento sono diventati “istituti comprensivi”, ed hanno determinato la chiusura di scuole medie anche “storiche”, che oggi tentano a sopravvivere con pochi alunni e poche classi e non si sa per quanto tempo.

Se ci fosse anche per la scuola un Marchionne, certamente con il suo "decalogo” alcune cose potrebbero essere sistemate.

 

Giuseppe Adernò
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