SCUOLA
Prof religione: aumentiamo
Tanti giovani in crisi: nostra opera nelle
classi irrinunciabile ApCOM, 20.2.2011 Roma, 20 feb. (TMNews) - I docenti di religione non ci stanno, non si sentono dei privilegiati: contestano, anche vibratamente, l'interpretazione dei dati pubblicati nelle ultime ore dalla Cei, attraverso il 'Servizio nazionale per l'Insegnamento della Religione cattolica', che ha rilevato come in un solo anno gli studenti che si avvalgono dell'ora di religione siano aumentati dell'1%. Quasi 70mila, in pratica, hanno preferito svolgere attività alternative o studio individuale. Eppure il numero di docenti di religione è aumentato. E nemmeno di poco. Nello stesso arco di tempo, il numero di insegnanti nominati dal vescovo si è infatti incrementato di oltre 1.100 unità. Un 'privilegio', sostengono le associazioni laiche, che si somma alla valutazione degli scatti di anzianità biennali già da supplenti e ad un percorso di assunzione a dir poco agevolato. I diretti interessati, una cui rappresentanza è stata interpellata da TMNews, respinge però compattamente tutte le accuse, ad iniziare dal fatto che non bisogna fermarsi a leggere i 'freddi numeri'. Don Gabriele Mangiarotti, responsabile di CulturaCattolica.it, sostiene che bisognerebbe meravigliarsi positivamente, piuttosto, del fatto che "a fronte di una continua campagna di 'antisensibilizzazione' all'insegnamento della religione cattolica, questa riesca ancora a tenere. Quello che è grave, a mio avviso, è che sembra di assistere al 'godimento dello schiavo' o, se preferite, al dispetto di chi si evira per fare dispiacere alla moglie". Mangiarotti sostiene che "oggi l'urgenza non è altro che quella 'emergenza educativa' che fa cadere tanti giovani nella disperazione e nella insignificanza della vita. Se c'è un problema da porre è quello della adeguatezza dei docenti alla sfida epocale che stiamo attraversando, alla loro preparazione e alla capacità di dare le giuste coordinate per capire se stessi e la propria storia, le proprie radici. E per questo - conclude il sacerdote - l'Irc rimane una risorsa irrinunciabile". Nicola Incampo, responsabile Irc del sito CulturaCattolica.it e insegnante di religione cattolica, fa notare che "l'incremento degli insegnanti di religione riguarda esclusivamente la scuola primaria e la scuola dell'infanzia. Questo perché il Concordato del 1984 ha previsto che il maestro di classe o di sezione non fosse più obbligato a insegnare religione, ma deve dichiarare la propria disponibilità all'inizio di ogni anno scolastico. E con l'entrata in vigore della riforma della primaria, nelle classi dove il maestro dichiarava la propria indisponibilità all'insegnamento della religione cattolica, dando più risorse da spendere nella propria classe e nella propria scuola, sono aumentati gli specialisti di religione cattolica". Per il docente si sarebbe dovuto esaltare l'incremento di offerta formativa, piuttosto che sottolinerne aspetti irrilevanti. "Ora non vorrei - conclude Incampo - che per dar ragione alla Gelmini, cioè per risparmiare, si chieda al ministro Gelmini di obbligare i maestri curricolari ad insegnare anche religione cattolica". Orazio Ruscica, segretario del sindacato nazionale degli insegnanti di religione (Snadir), si sofferma sul fatto, invece, che anche se l'incremento complessivo della materia c'è stato, nell'ultimo anno diversi insegnanti di religione precari hanno comunque dovuto lasciare la cattedra. Esattamente come è avvenuto per i docenti delle altre materia. "Per gli insegnanti precari - dichiara a TMNews - non c'è stata alcuna svolta e, per effetto della riforma, quelli che avevano una cattedra formata da poche ore adesso non lavorano più". Del resto, "come è noto a chi conosce bene il mondo della scuola italiana, ridurre il numero delle classi significa ridurre inevitabilmente anche le cattedre di religione. Il rischio che si corre con questa disinformazione - sottolinea Ruscica - è di scatenare un'assurda guerra fra insegnanti. Ecco perché occorre ribadire ancora una volta che i docenti di religione sono tali perché vincitori di un concorso ordinario bandito dal ministero dell'Istruzione, così come avviene per le altre materie di insegnamento. Non sono, dunque, né insegnanti privilegiati né di serie B". |