La scuola spogliata: un furto legalizzato

Giuseppe Luca, 26.2.2011

 Gentili Onorevoli Ministri Gelmini, Brunetta, mi sia concesso, attraverso la “Letterina” di questa settimana, socializzare con Loro e con i lettori del settimanale dell’Associazione scuole autonome della Sicilia, una mia riflessione. Un vecchio adagio latino affermava: “ab esse ad posse valet illatio a posse ad esse non valet illatio” che tradotto liberamente significa: affermare che un “si deve” si possa tradurre in un “imperativo categorico” è una logica conseguenza, ma dire che un “può avvalersi” si debba tradurre in un “dovere categorico” è un’illazione illogica.

Il suo Ministero, On. Gelmini, almeno questa volta, ha trasformato una possibilità in un imperativo categorico, violando fra l’altro, anche i suoi decreti, On. Ministro Brunetta, che davano all’Amministrazione il potere di disattendere certi patti scellerati.

Mi riferisco alle due circolari emanate l’8 febbraio 2011 che prevedono un altro scippo alle scuole.

La prima, la n. 11 Prot.AOODGPER. 751 che riguarda le “Assegnazioni di dirigenti scolastici e di docenti per lo svolgimento dei compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica”.

Legge 23/12/1998, n 448- art. 26, comma 8. Anno scolastico 2011/2012.

La seconda, la 12 Prot.AOODGPER. 752 che riguarda: “Collocamenti fuori ruolo e comandi dei dirigenti scolastici e del personale docente presso:

• enti e associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psico-sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti;

• associazioni professionali ed enti cooperativi da esse promossi;

• università e altri istituti d’istruzione superiore”.


Legge 23 dicembre 1998, n. 448 - articolo 26, commi 8, 9 e 10.

Pensavo che non ci fossero più motivi (ammesso che i precedenti fossero reali e impellenti) per continuare ad asciugare le residue povere acque scolastiche, ma il suo Ministero, On.Gelmini, ricordandosi che per legge l’Amministrazione può avvalersi, per i compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica, dell’opera di cinquecento dirigenti scolastici e/o docenti e di altri duecento (e se richiesto anche di più!) per il sostegno dei sindacati e delle associazioni, ha subito tradotto il “posse” in “esse” operativo, ciò che è previsto come possibilità, è stato tradotto in un dovere urgente e indispensabile, in un vero imperativo categorico. E così 700 unità di personale scolastico, l’anno prossimo, lasceranno l’insegnamento e/o la direzione di un istituto.

Non sarò molto specializzato in sociologia o particolarmente esperto sui valori fondanti la democrazia di un Paese, ma penso di avere ancora un poco di “materia grigia” per tenere lontano da me l’idea di negare la necessità di rappresentatività dei lavoratori e dei diritti sindacali. Anzi, a scanso di ogni equivoco, affermo subito che, senza i sindacati, specialmente quando superano le ideologie e i corporativismi, non può essere pienamente garantita la democrazia di un Paese.

Se, comunque, si vuole utilizzare personale della scuola a servizio d’organizzazioni sindacali e professionali, vorrei, almeno, che non mi si neghi, con sterili polemiche, il diritto d’indignazione e la possibilità di affermare, con piena libertà, che continuare a retribuire quanti lavorano “fuori dagli istituti scolastici”, con i soldi dello Stato, è un furto legalizzato e che l’attuale linea ministeriale che prevede di conservare i comandi nonostante i pesanti tagli delle risorse umane, strutturali ed economiche, è in pratica un omicidio programmato giacché le scuole non riescono più a dare adempimento agli attuali carichi di lavoro.

Non è credibile l’Amministrazione scolastica, non lo sono i sindacati e le associazioni che difendono, spesso a chiacchiere, la scuola pubblica e poi si prestano al saccheggio quando c'è in gioco l'interesse privato e corporativo.

A limite, mi si consenta almeno, una proposta lineare e costruttiva: si proceda subito alla regolarizzazione del numero e del tempo dei comandi per ogni associazione che ne faccia richiesta e la sospensione del trattamento economico dei “comandati” che potranno essere pagati dai sindacati (si legga anche: associazioni, partiti …) che incassano regolarmente le tessere degli associati.

Pensando, ancora, al personale dirigente e docente che sarà comandato/utilizzato per i compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica presso le Amministrazioni Scolastiche Centrali e Periferiche del MIUR e altri Enti e Istituzioni, “sorge spontanea una domanda”: ma il supporto per l’attuazione dell’autonomia scolastica non sarebbe anche una competenza dei dirigenti tecnici chiamati “al fine di concorrere alla realizzazione delle finalità d’istruzione e di formazione, affidate alle istituzioni scolastiche e educative, oltre all’attività di studio, di ricerca e di consulenza tecnica per il Ministro e i Direttori Generali”?

Se è così perché questi comandi/utilizzazioni?

In una realtà, fra l’altro, nella quale 2.800 dirigenze su 10.000 sono vuote (e il prossimo anno lo saranno 3.500), esonerare centinaia di dirigenti scolastici da inserire negli USR, e lasciare acefali gli istituti non mi sembra né logico né vantaggioso.

Dobbiamo porre l’accento sulla flessibilità e sull’oggettività dei criteri per selezionare i 500 comandati? Basti pensare che a un dirigente scolastico, nonostante fosse il primo per titoli, è stato negato il comando perché vincitore del concorso 2004 e quindi inamovibile dalla propria sede, mentre proprio alla stessa USR di Palermo sono stati comandati due dirigenti che hanno vinto lo stesso concorso.

È stato mai verificato, ancora per inciso, il contributo dei nuclei di supporto? Le scuole, dopo un decennio di autonomia, sono ancora “minori” da tutelare? Sono stati calcolati i costi della consulenza fornita dai gruppi di supporto? La legge (del secolo scorso!), che affrontava a quel tempo i problemi dell’innovazione, non è, oggi, anacronistica?

Le scuole non possono che chiedere la piena attuazione dell’autonomia.

A mio avviso sarebbe opportuno smetterla con questi comandi di comodo, svincolare quindi la mobilità per i dirigenti vincitori del concorso 2004 (viste anche il gran numero di sedi vacanti) e fare i concorsi per personale esterno negli USR come impone il buon senso o utilizzare il personale in quiescenza con contratti di consulenza.

La circolare n. 11 prevede che il personale chiamato a svolgere compiti di supporto all’autonomia deve possedere competenze trasversali di tipo progettuale, gestionale e promozionale, deve avere, perciò, una motivazione professionale a far parte dei processi d’innovazione, la capacità di porsi in relazione, di lavorare in gruppo, di assumere responsabilità e un significativo spessore culturale in ordine ai processi didattici, organizzativi e relazionali derivanti dall’autonomia.

Se i dirigenti tecnici non possono, non sanno o non debbono esercitare il compito di supporto all’autonomia, per evitare di distogliere personale scolastico dalle “aule” e/o dagli uffici della dirigenza,perché non ipotizzare una legge che preveda un ruolo autonomo con accesso attraverso un corso-concorso pubblico al quale, chiunque ne abbia i requisiti, possa partecipare?

Spero fortemente, Sigg.ri On.li Ministri, in una risposta qualunque per l’ASASi che ha a cuore solamente il bene della scuola.

Distinti saluti.

 

Giuseppe Luca
Direttore Responsabile della “Letterina”

http://www.asas.sicilia.it