Appello febbraio 2011 Gentili politici, con la trasformazione delle Graduatoria Permanenti in Graduatorie ad Esaurimento, avvenuta con il recepimento nella finanziaria della legge 296/2006 nel 2007, le graduatorie furono "chiuse" con l'intenzione di "esaurirle", ossia assumere in tempi relativamente brevi tutti gli iscritti. Contestualmente, fu posta la condizione che i docenti scegliessero definitivamente la provincia di inclusione, non potendo più cambiarla se non inserendosi in CODA in una nuova provincia. Con l’aggiornamento del 2009 date le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, il governo con il D. L .134/09, per aumentare le opportunità di lavoro visti gli ingenti tagli al personale, diede la possibilità di scegliere altre tre province in cui, però, ci si potesse iscrivere esclusivamente in CODA. Questo meccanismo spinse però 15.000 colleghi iscritti all’ANIEF a fare ricorso al TAR del Lazio in modo da ottenere l'inserimento a PETTINE oltre che nella propria provincia, anche nelle altre tre province indicate in fase di aggiornamento della graduatoria parlando di anticostituzionalità della norma stessa che bloccherebbe la libera circolazione del cittadino sul suolo italiano. Ed ora dopo che la Corte di Cassazione ha rimandato al mittente la causa sancendo che è necessario rivolgersi al giudice ordinario e non al TAR per ottenere il PETTINE; dopo che il 26 gennaio pare che la Corte Costituzionale ( le cui motivazioni saranno rese note entro il 26 febbraio) abbia sancito il diritto dei ricorrenti all’inserimento a PETTINE, migliaia di precari della scuola si ritrovano nell’incertezza più totale del loro futuro oltre ad essere arrabbiati. A seconda degli sviluppi della vicenda ciò significa che migliaia di docenti precari che da anni lavorano in province scelte nel rispetto di una legge dello Stato, si vedranno sorpassare da un numero altissimo di docenti provenienti da altre parti d'Italia. Questi ultimi saranno inseriti in graduatoria con il proprio punteggio e non più in coda, vanificando lo sforzo fatto da tutti quei precari della scuola che hanno avuto il coraggio di fare una scelta di vita. Una scelta di vita dettata non solo dalla speranza del ruolo, ma anche dalla volontà di assicurare, quando possibile, quella continuità didattica con la scuola e con il territorio che da sempre dà i risultati migliori in fatto di qualità della scuola. Va sottolineato che non si tratta di una polemica tra nord/sud. I dati parlano chiaro: i colleghi meridionali presenti nelle Graduatorie ad Esaurimento del centro nord sono il 60% e rischiano di vedersi sorpassare dai "nuovi arrivati" dopo avere per anni lavorato lontani dai propri affetti e con grandi sacrifici. Ecco perché si sente la necessità di precisare quanto segue: 1. con la trasformazione delle graduatorie da permanenti ad esaurimento e conseguente impossibilità di trasferimento, i docenti già inseriti hanno maturato delle legittime aspettative che, vista le nuova situazione, verrebbero del tutto disattese; 2. tanti docenti già precari da tempo (anche da 20 anni!) verrebbero a perdere di fatto il posto di lavoro e qualsiasi possibilità di costruirsi un futuro nella scuola, già minata da tagli eccessivi al personale docente e da pochissime immissioni in ruolo; 3. nessuno ha fatto presente che per favorire circa 15.000 docenti, aderenti al ricorso ANIEF, si lederebbero i diritti di una massa ben più consistente di docenti precari già iscritti nelle graduatorie ad esaurimento; 4. siamo in totale disaccordo con qualsiasi inserimento a pettine, che non farebbe altro che togliere il posto ad alcuni precari per attribuirlo ingiustamente ad altri; 5. facciamo presente che ormai da anni la scuola è minata continuamente da interventi destabilizzatori messi in atto da soggetti che hanno l’unico scopo di arricchirsi alle nostre spalle, appoggiando di volta in vota chi risulta per loro più conveniente, creando una situazione di scontro tra il personale docente che non è più accettabile; 6. chiediamo norme chiare e definitive per graduatorie e reclutamento perché stanchi di continui cambiamenti che non tengono conto della nostra professionalità messa da anni al servizio di figli e nipoti.
Ci rivolgiamo a voi con la preghiera di rendere pubblico il nostro disagio, e questo non è che il primo atto di una protesta che coinvolgerà al più presto tutti quei docenti precari, quei politici e quelle sigle sindacali sensibili alle nostre istanze.
Movimento Docenti Precari Italiani
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