Dopo l’approvazione della manovra in Parlamento, il governo Monti dovrà produrre 80 decreti attuativi

di Andrea Maria Candidi Il Sole 24 Ore, 13.12.2011

Tempi supplementari lunghissimi prima del fischio finale. La “partita” della manovra Monti si potrà chiudere solo una volta emanati 80 tra atti e decreti attuativi, sui quali grava peraltro il giudizio del Parlamento che in ogni momento potrebbe suggerirne di nuovi.

Scorrendo i 49 articoli del decreto legge 201 ci si imbatte in 77 rinvii a provvedimenti successivi (solo un terzo dei quali con una scadenza precisa). E sebbene materie e natura siano varie ed eterogenee, la partita è concentrata in poche mani. Quelle di Mario Monti, naturalmente, che solo come ministro dell’Economia si è riservato 13 appuntamenti. E quelle di Corrado Passera, che nella veste di doppio ministro dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture si è accaparrato rispettivamente 9 e 7 decreti di attuazione. Nel mezzo spunta anche il direttore dell’agenzia delle Entrate, Attilio Befera, al quale il decreto salva-Italia riserva ben 8 provvedimenti (di rango inferiore nella gerarchia delle fonti, ma non per questo che destano minori attese).

La maggior parte dei supplementari è legata agli interventi contenuti negli ultimi due titoli del decreto legge, relativi al consolidamento dei conti pubblici (47) e alla concorrenza (23), terreni sui quali – soprattutto il primo – si gioca la partita delle entrate. Imu, pensioni, misure per favorire la trasparenza nei rapporti contribuenti-fisco, tagli alla spesa pubblica, soppressione di enti e conseguente trasferimento di competenze alle strutture superstiti, sono alcuni dei principali capitoli nei quali non solo si snoda il pacchetto di norme già in vigore, ma che coinvolgono i tecnici dei ministeri di volta in volta interessati nella produzione di decreti attuativi richiesti.

Ad esempio, quanto all’imposta municipale propria, mentre il Parlamento sembra orientato a introdurre modifiche per ridurre l’impatto sulle tasche delle famiglie, sono due i tasselli mancanti: l’agenzia delle Entrate dovrà studiare le modalità di versamento, mentre il ministero dell’Economia, di concerto con il Viminale, dovrà approntare gli strumenti legislativi per raccogliere tutti i regolamenti e le tariffe relative alle entrate tributarie inviati dagli enti locali.

Quanto invece alla materia pensionistica, uno degli otto provvedimenti attuativi previsti impone al ministero del Lavoro di istituire un fondo per il finanziamento di interventi a favore dell’incremento dell’occupazione giovanile e delle donne. Entro il prossimo 31 dicembre è poi programmata la partenza di un tavolo di confronto governo-parti sociali per il riordino degli ammortizzatori sociali.

Sul fronte dei tagli c’è il capitolo legato alla soppressione di enti, in particolare dell’Inpdap e dell’Enpals e del relativo apparato di decreti del ministero del Lavoro per il trasferimento delle risorse all’Inps. Al ministro della Giustizia è invece chiesto un solo atto per iniziare ad affrontare l’emergenza carceri. Con decreto vanno infatti individuate le costruzioni da dismettere e permutare con altri immobili, esistenti o da edificare, da destinare a nuovi istituti penitenziari.

Quanto alle liberalizzazioni, è chiamato in causa anche il ministero della Salute. Un apposito decreto, da approvare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del Dl 201, dovrà infatti definire i requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi che permettono agli esercizi commerciali (nei comuni oltre 15mila abitanti) di vendere anche i medicinali con obbligo di prescrizione medica e a totale carico del cittadino.